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Robotica: dal Giappone il primo modello che impara da solo

di Marco Milano

E’ giapponese il primo robot dotato di capacità di interazione: impara dall’ambiente circostante, stabilendo la scelta delle azioni in funzione dei nuovi input ricevuti. Il prototipo del robot messo a punto dal gruppo Hasegawa del Tokyo Institute of Technology, agisce in maniera inedita grazie ad un algoritmo di programmazione, il SOINN (Self Organizing Incremental Neural Network). La caratteristica eccezionale di questo strumento di calcolo consiste nell’essere ‘incrementale’, permettendo al robot di imparare da situazioni già sperimentate in precedenza. Quando affronta qualcosa di sconosciuto, il robot Soinn pesca nelle esperienze pregresse, riorganizzando gli input sulla base delle nuove necessità grazie all’algoritmo. Secondo Osamu Hasegawa, professore associato dell’Istituto e leader del team che ha ingegnerizzato il robot, si tratta di un risultato fondamentale per la futura autonomia delle macchine: “Finora i robot, inclusi quelli industriali, sono stati capaci di eseguire solo specifiche operazioni, velocemente e in maniera accurata. Ma se l’ambiente in cui lavorano cambia anche solo leggermente, i robot non sono in grado di rispondere”. In un test dimostrativo, al robot è stato chiesto di riempire un bicchiere d’acqua e raffreddarlo, lasciando a lui la scelta di cosa fare prima di utilizzare del ghiaccio e porgere il bicchiere a una persona – nel filmato disponibile, l’operazione è simulata con dei semi.

La ‘personalità’ interattiva di Soinn non si limita solo all’ambiente che lo circonda e nasconde qualcosa di ancora più sorprendente. Immaginando una situazione ideale in cui al robot venga chiesto, ad esempio, di preparare una tazza di thè, la macchina può infatti connettersi a internet e cercare aiuto in rete: il prototipo giapponese può consultare altri robot, per raccogliere dritte su qualcosa che non è ancora in grado di fare. La sua capacità di imparare, in sostanza, viene facilitata ulteriormente dal contributo di colleghi dotati dello stesso algoritmo e che hanno sperimentato altre situazioni e operazioni. E’ forse ancora presto, però, per pensare un robot maggiordomo, visto che il goal principale di questo progetto è la sua applicazione per impianti industriali di produzione.

I migliori modelli sulla piazza sono sempre quelli immaginati da Asimov, Dick, del Rey e il monologo dei ‘bastioni di Orione’ rimarrà ancora per un po’ esclusiva del replicante Roy Batty di Blade Runner.

 

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