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11 settembre. Io c'ero

Di Stefania Taruffi
Sembra ieri, eppure sono passati dieci anni da quella data, da quel fatidico giorno, la mattina dell’11 settembre 2001, che rievoca scenari apocalittici, dolore e distruzione. Ha rappresentato uno degli attentati più drammatici del nostro secolo, quando diciannove affiliati all’organizzazione terroristica di matrice islamica al-Qāʿida, dirottarono quattro voli civili commerciali. I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell’equipaggio ebbero tentato di riprendere il controllo del velivolo.
Gli attacchi terroristici dell’11 settembre causarono poco meno di 3.000 vittime. Nell’attacco alle torri gemelle morirono 2.752 persone.
Un atto terroristico dalle dimensioni catastrofiche e dalle modalità plateali, che ha abbattuto uno dei simboli principali degli Stati Uniti e del mondo occidentale, il World Trade Center. L’attentato lasciò in quel luogo, cumuli immensi di macerie per lungo tempo e poi un grande vuoto, che non è stato colmato per dieci anni, divenendo meta di pellegrinaggio e di commemorazione. Un vuoto che simbolicamente rappresenta anche la desolazione e la tristezza degli abitanti di New York, ma anche di tutti gli Stati Uniti d’America.
Oggi non si celebra solo il World Trade Centre Memorial ,  il Memoriale dell’11 settembre, ma s’inaugura anche Reflecting Absence, il grandioso monumento progettato dall’architetto israeliano Michael Arad e dall’architetto paesaggista Peter Walker. Due grandi vasche e una cascata d’acqua a formare un velo ai piani inferiori. Attraverso il vuoto di due grandi vasche situate dove un tempo sorgevano le due torri, il progetto di Arad evoca il senso di perdita e assenza causate dalla tragedia. I visitatori possono raggiungere lo spazio interrato attraverso un percorso di discesa che li isola dalla luce e dai suoni della città accompagnandoli solo col suono generato dalle cascate d’acqua.
Per ricordare questo giorno vorrei presentare il nuovo libro di Giorgio Radicati che nel 2001 era il Console italiano a New York e quei giorni drammatici li ha vissuti in prima persona. In particolare, quella mattina, era nel traffico per raggiungere la sede del consolato.

A dieci anni da quell’evento che ha sconvolto i rapporti tra Oriente e Occidente, Giorgio Radicati ricorda le difficili responsabilità del suo incarico in quelle ore drammatiche, che dal suo cuore pulsante hanno lacerato e trasformato irrimediabilmente l’America. Il difficile supporto alla comunità italiana, la stretta collaborazione fra le istituzioni, i cittadini e le imprese. Un viaggio nella New York di quei giorni ripercorso attraverso la voce dei suoi protagonisti: il sindaco Rudolph Giuliani, i vigili del fuoco, i connazionali scampati al disastro, i parenti delle vittime.  Il panico, le macerie, le paure, la corsa agli approvvigionamenti, tipici di ogni situazione di alta emergenza.
Tuttavia, ciò che colpisce e che emerge da ogni situazione descritta da Radicati, è ancora una volta il forte spirito nazionalistico, l’energia positiva, la volontà di reagire con forza, per sbaragliare il pericolo, la capacità, tutta anglosassone, di affrontare anche le situazioni più complesse con partecipazione, professionalità, senso di appartenenza, cooperazione. Scrive l’autore: ”All’angoscia da stato d’assedio si contrappone un fervore da ore difficili, un generale rimboccarsi le maniche per superare gli ostacoli. Se si preoccupano di riempire i serbatoi delle macchine, i newyorkesi s’impegnano anche in una straordinaria gara di solidarietà… E’ come se in ogni angolo riecheggiassero le note gravi del God bless America, intonato dal Congresso durante una seduta straordinaria, in un’atmosfera di palpabile emozione”. L’accaduto e questo inno sembrano essere penetrati nelle vene della popolazione spronandone l’orgoglio e lo spirito di rivalsa. Il paese non ne è uscito diviso, ma rafforzato.
Interessante anche il lato umano ed emotivo di questo libro: “Ho l’impressione che questa tragedia abbia sortito l’effetto di rendere più umana la città. Mi accorgo che, diversamente dal solito, le persone si guardano negli occhi; come se vi cercassero calore, simpatia, affetto”.
11 settembre. Io c’ero (Iacobelli Editore, 144 pagine, € 16,50) di Giorgio Radicati, coadiuvato dal giornalista Giuliano Capecelatro, propone una narrazione inedita,  corredata di un cospicuo inserto fotografico e delle prime pagine dei quotidiani locali e internazionali – cui si aggiunge uno spazio di riflessione sui nuovi scenari politici dopo l’attentato alle Torri Gemelle.
Da quella mattina sono passati dieci lunghi anni, due guerre, numerosi attentati, fino alla recentissima uccisione di Osama Bin Laden. Eppure” come ci spiega l’autore, “la portata di quell’evento non smette ancora oggi di sconvolgere le nostre vite”.
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