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Indignati e violentati

di Maria Rosaria De Simone

E’ sotto gli occhi di tutti la protesta globale che si sta verificando in contemporanea in 82 paesi, dove le strade di 951 citta’ sono state calcate da una marea di persone che hanno manifestato pubblicamente contro il potere della finanza che ha legato con le sue maglie l’economia mondiale, portandola verso un crinale di crisi, precarieta’, disoccupazione e forti disuguaglianze sociali. Da Oriente ad Occidente, il frutto di una globalizzazione dell’informazione, ha solcato gli oceani, prendendo avvio dai luoghi simbolo della finanza, da Wall Street newyorkese alla City londinese, fino ad arrivare alla Banca centrale europea che ha sede a Francoforte. Manifestazioni nutrite, anche a Madrid, Berlino, Amsterdam, Zurigo, Bruxelles, Praga, Parigi, Citta’ del Capo, Sidney, Tokyo, tanto per citare alcune citta’ in cui la protesta e’ stata massiccia. Una protesta per ormai i milioni di cittadini che hanno perso il lavoro, per le piccole imprese che lottano quotidianamente per la sopravvivenza, ingoiate dalle ingiustizie del sistema finanziario che strozza ogni possibilita’, con il beneplacito del potere bancario. “State speculando sulle nostre vite“, e ancora “Vi state giocando il nostro futuro“: queste alcune delle frasi comparse sugli striscioni dei manifestanti a Francoforte, che sono riusciti a raggiungere la sede della Banca Centrale Europea.

Insomma da ieri, 15 ottobre, a diverse ore a seconda dei fusi orari, il tam tam dell’indignazione sta portando una maggioranza finora silenziosa a far sentire la propria voce, e a chiedere un cambio di direzione immediato, senza se e senza ma.

Una protesta che solo a Roma ha conosciuto il volto di una violenza gratuita, di un gruppo di infiltrati facinorosi che ad ogni occasione di pubblica protesta, trovano il modo per sfogare i loro bassi istinti, portando una macchia dolorosa e una grave mancanza contro la maggioranza dei cittadini, scesi in piazza a protestare con spirito pacifista.

Una violenza che vuole risolvere la situazione con armi improprie e che uccide l’intelligenza del dialogo e della responsabilizzazione, che emargina tutte le richieste di cambiamento e le proteste in un angolo, levando forza e vigore alla parola.

Sono state ore di panico quelle in cui, in un clima di vera guerriglia urbana, gli incappucciati, nei luoghi dove avveniva la protesta, hanno incendiato auto e cassonetti, sfondato vetrine, assaltato banche, occupato chiese storiche e preso a sassate le forze dell’ordine. Piu’ di quaranta i feriti, grande la rabbia dei pacifisti che hanno condannato gli episodi di violenza anche sulle pagine dei social network piu’ famosi. Su Twitter si legge: “Avevano annunciato una manifestazione pacifica…vergogna, solo in Italia non e’ possibile lottare con giustizia”.  Anche il mondo politico ha commentato i fatti di Roma, esprimendo “preoccupazione per le inammissibili violenze” a partire dal Presidente Giorgio Napolitano. Molti ministri e deputati hanno condannato gli atti vandalici e gli scontri con la polizia, che non trovano giustificazione alcuna ed auspicano che i violenti siano individuati e condannati per i reati commessi contro la collettivita’.

Lo stesso Sindaco della Capitale, Gianni Alemanno ha dichiarato: “I veri indignati sono i cittadini romani. Sono  rimasto molto colpito dalla reazione della maggioranza dei manifestanti. Non era mai successo che vi fossero applausi al momento dell’intervento delle forze dell’ordine. E’ un’importante presa di coscienza per isolare i violenti. Si tratta di gruppi ben organizzati, isolati dai manifestanti.” La paura del popolo degli indignati che protesta per il futuro proprio, per quello dei  figli e per il paese tutto, e’ comunque quello che i gravi episodi di violenza possano compromettere la bonta’ della protesta, dando adito a chi governa a non prendere in considerazione le richieste serie e specifiche, spacciando tutta la protesta per una pilotata rivoluzione civile da contrastare.

foto: ansa

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