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Ivan Cotroneo al Film Fest: kryptonite, Superman e la Napoli anni ‘70

di Stefania Taruffi

Lo scrittore Ivan Cotroneo esordisce con successo nella regia del film ‘La Kryptonite nella borsa‘, tratto dall’omonimo romanzo da lui scritto e pubblicato da Bompiani.  Autore di Mine vaganti e della fortunata serie tv Tutti pazzi per amore, ora è passato dietro la macchina da presa, forte di una sceneggiatura molto curata nei dettagli, a detta del cast.

In competizione al Festival del Cinema di Roma 2011 è il quarto film italiano in concorso con Avati, Faenza e Marina Spada. Prodotto dall’Indigo, con la collaborazione di Rai Cinema e il sostegno della Film Commission Regione Campania.

Si tratta d’una graziosa commedia che si svolge nei primi anni ‘70 a Napoli, periodo in cui predominava una vita semplice, ma piena d’allegria. “Non esistevano status symbol che segnavano differenze sociali. Anni liberi che ho voluto riportare in vita senza nostalgia e rimpianto, ma in maniera realistica”, spiega il regista.

Il protagonista è Peppino (Luigi Catani), un bambino che vive in una famiglia numerosa e stramba e in particolare un cugino più grande che si crede Superman (Vincenzo Nemolato) che lui adora. Questo muore improvvisamente, e Peppino lo riporta in vita facendone l’amico immaginario, l’unico di cui si fida, una specie di Superman un po’ taroccato, che lo aiuta ad affrontare le vicissitudini familiari come la depressione della madre (Valeria Golino), che scopre di essere tradita dal marito, e l’assenza di un papà (Luca Zingaretti) che anche se affettuoso, è preso molto dalla sua amante. Per fortuna Peppino è aiutato dalla presenza amorevole e la compagnia degli zii materni, Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero De Rienzo), che però lo portano in luoghi poco adatti per un bambino: assemblee femministe, feste a base di droghe in cantine e balli di piazza. Alla fine in qualche modo le cose vanno a posto, il ragazzino supera la sua linea d’ombra e impara a volare.

Il film è una sorta di romanzo di formazione non solo perché c’è un bambino che attraverserà la sua linea d’ombra, sostiene il regista, ma anche perché tutti i protagonisti si scontrano con l’eterna divisione tra sogno e realtà e chi più chi meno riesce a cavarsela. “Il senso del film è di affrontare la vita con l’ironia e la consapevolezza degli imprevisti e a volte anche delle tragedie che sono dietro l’angolo”. Un film allora sulla ricerca della felicità “Sì. I genitori di Peppino cercano di mantenerla o di ritrovarla dopo un periodo difficile, di lontananza e sofferenza”. Gli interpreti danno l’idea di aver lavorato guidati dalla mano sicura ed esperta del regista.

Antonio, se fosse giudicato oggi per come si comporta nel film, cioè un marito che tradisce e, un padre distratto, verrebbe di sicuro bocciato – afferma Luca Zingaretti – A me infonde una grande tenerezza, in fondo Antonio vive e agisce secondo la morale e l’educazione del suo tempo”. Nel film d’esordio di Ivan Cotroneo, sceneggiatore fra i più apprezzati nel panorama cine-televisivo, ci sono molti degli elementi più rappresentativi del cinema italiano contemporaneo, presentati con uno sguardo più giovanile e fresco: la famiglia quale contenitore di personalità, vissuto, problematiche e sentimenti inseriti in un percorso di crescita. Uno spaccato di vita in cui si ritrovano valori e problematiche sempre attuali, visti in chiave più moderna, con un pizzico di follia.

 

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