Segnala un evento
HomeIn primo pianoLa verità di Marco

La verità di Marco

di Roberta Leomporra
A poco più di una settimana di distanza dalla manifestazione della popolazione aquilana a Roma, è in un bar di Pettino, quartiere dell’immediata periferia della città, che incontro Marco.
Un nome comune a molti, come la spontaneità tipica dei giovani con la quale si racconta, a me, davanti ad un caffè.
Un volto divenuto invece piuttosto noto, l’immagine che lo ritrae coperto di sangue campeggia da quel “rumoroso” 7 luglio in tutti i mezzi di informazione.
Nessuna domanda, si è scritto molto avanzando ipotesi su come si siano svolti i fatti;  il registro è quello che si usa in una conversazione tra amici … coetanei.
Davanti, ho un ragazzo di 27 anni  (nato per giunta il 6 aprile … ) che sta facendo ritorno dall’ospedale cittadino, dove gli hanno finalmente asportato i punti di sutura che, cinque sulla cute e due sulla testa si erano resi necessari in seguito al colpo di manganello ricevuto durante la manifestazione.
Un ragazzo che ha a cuore la sorte del territorio che gli ha dato i natali e lo ha nutrito fin d’ora. Ma che vuole anche raccontare una volta per tutte come siano andate le cose, in modo che la gente conosca la verità, e per destrutturare un intero corpo di ipotesi ed illazioni infondate avvicendatesi riguardo la vicenda che lo ha visto coinvolto.
Esordisce con una frase che a mio parere sintetizza perfettamente il significato di cui è intriso tutto il discorso che ne seguirà: “non sono un eroe, non voglio essere strumentalizzato”. “Non avevo idea – continua – di come si potesse utilizzare una foto quale catalizzatore di riflettori su battaglie politiche delle quali io, in questo momento, non ho alcun interesse a far parte. Non c’entrano nulla con la volontà di denuncia che ci ha spinto a Roma qualche giorno fa, con le promesse non mantenute, con una zona franca le condizioni della quale sono più che opinabili.
Non è tempo, per noi, di spot, di disquisizioni ideologiche ed idealistiche, ma di concretezza, di fatti.”
L’indignazione di Marco nasce dal modo in cui fautori di differenti fazioni politiche, si siano serviti dell’accaduto per scopi che sembrano esulare totalmente dalle problematiche sotto il peso delle quali si sta piegando il territorio aquilano.
“Per quanto si possa attribuire responsabilità di inadempienza all’una o l’altra coalizione politica, non è questo il punto. Quelle migliaia di persone si sarebbero mosse qualunque fosse lo schieramento oggi al potere, perché non è un dissenso politico ed aprioristico quello che abbiamo interesse a discutere, ma qualcosa di più … pratico. Volendo esser chiaro, non mi va che il mio volto diventi lo stendardo di un’opposizione al governo attuale che vuole usare il mancato rispetto delle promesse per recriminare, tanto quanto non ho alcuna intenzione di esser tacciato come il simbolo di un popolo ingrato da parte di esponenti della coalizione attualmente al potere.
Non volevo si parlasse di teste aperte, ma delle cause reali”, esclama con la pacatezza tipica di chi in seguito al sisma ha acquisito una consapevolezza perfino prematura.  “ C’è da temere d’esser tacciato come attivista aquilano che prende a testate un manganello da persone che mi hanno scritto insinuando fosse tutta una messinscena”.
Naturale che molti abbiano fatto leva sulla notorietà che questo ragazzo potrebbe guadagnare dall’essersi trovato così vicino ad agenti in tenuta antisommossa, tentativo di insinuazione smentito però dal fatto che Marco abbia rifiutato diverse proposte di intervista il cui fine sembrava non concernere con le motivazioni che hanno indotto una intera comunità a non tacere mai in un anno e mezzo che li separa da un evento di una gravità immane, il prezzo del quale sembra però davvero troppo ingente da pagare.
Io non sono un utopista, seppur giovane e lieto dei concreti tentativi di ripresa che si stanno compiendo, come l’apertura di alcuni esercizi commerciali sul Corso Vittorio Emanuele, non mi illudo di passeggiare nel breve termine tra i vicoli più interni del mio centro. Sono disposto a forzare la forma mentis che l’esser nato in questo territorio ha contribuito a darmi, la profonda esigenza di recuperare un’identità che sia anche urbana ammettendo la possibilità di un momentaneo decentramento delle attività commerciali, ad esempio ponendo come punto di aggregazione il campo polifunzionale di Piazza D’Armi. Ma un gruppo di anziani dove dovrebbe ritrovarsi? In un centro commerciale? E’ possibile caricare un centro commerciale di valore simbolico paragonabile a quello che ha per noi, ad esempio, Piazza Duomo?  Per quanto gradevole sia l’aspetto dei moduli abitativi del progetto C.A.S.E., dietro quelle cortine colorate si nascondono disagi concreti, che hanno bisogno di soluzioni.
“Abbiamo bisogno di lavoro, in Friuli il motto era “Case, chiese e lavoro”. Qui il lavoro lo hanno dimenticato”.
Le supposizioni riguardo la dinamica del colpo ricevuto da Marco sono state molteplici, spesso nutrite da condizionamenti socio-politici, ma dopo due colpi, per  il secondo dei quali non è occorso da deterrente il fiotto di sangue causato dal primo.
Sguardi di sfida e sogghigni nonché commenti quasi disumani del tipo “ Avrebbero dovuto dargliene davvero, hanno la testa dura? Ecco, ora è morbida” ed affini, quel che perplime Marco è il movente che possa spingere alcuni individui a mettere in dubbio ogni cosa, dalla provenienza di questo giovane (che è possibile incontrare tutti i giorni nel Mc Donald della città in cui lavora, mantenendosi agli studi in Lettere e Filosofia, curriculum in Beni culturali ed ambientali, volendo essere esatti, che sta portando avanti nonostante i disagi causati dall’attuale situazione logistica urbana), alla veridicità dell’accaduto finanche al cospetto di immagini scattate durante l’applicazione di punti di sutura.
Nonostante la provenienza da L’Aquila di Marco sia stata messa in dubbio, l’inflessione dialettale è più che percettibile e lo prova inopinabilmente, così come la sua abitazione a breve distanza dal luogo del nostro incontro. Classificata E. Non agibile.  E’ un’espressione quella che si configura sul suo volto mentre ci avviciniamo all’ingresso dell’appartamento, che non si potrebbe ritrarre se non in foto. Che ho preferito non scattare. “ Ho imparato che in pochi secondi si può perdere … tutto, si può morire.
Uscendo si chiude la porta alle spalle ed alla mia domanda sul perché lo faccia, essendo la casa assolutamente inavvicinabile per questioni di sicurezza, mi risponde ironicamente “ Nel caso volessero rubarmi le macerie … io tengo alle mie macerie.” E sorride, sarcastico.
L’allusione ai ripetuti atti di sciacallaggio subiti negli ultimi mesi dai suoi concittadini, è chiara. Altra violenza che gli aquilani hanno dovuto subire. Ma forse ‘subire‘ non è il verbo adatto, è proprio ciò che queste persone non vogliono.

4 COMMENTI

  1. ci sono state molte altre persone ferite alle braccia e sulle spalle… (senza aver bisogno di punti di sutura) diciamo solo lividi… erano di fronte ai sommossatori, e si sono potute parate i colpi… mi sembra che i due ragazzi colpiti in testa fossero di spalle e per questo non hanno nemmeno potuto acorgersi delle manganellate in arrivo… …
    in friuli, per l’esattezza il motto era: “lavoro, case, chiese” c’era una priorità in questo…
    auguri di completa guarigione al ragazzo…

  2. forse in Friuli c’erano i friulani … popolo tenace e capace, che non è stato ad attendere alcunché … altro che lamentarsi che le case prefabricate hanno già bisogno di manutenzione … compratevi pinze e cacciaviti, chiodi e martello, vernice e pennello, pale e carriole!

  3. credo che discorsi qualunquistici come il suo Giulio B. servano solo a fare confusione e lanciare messaggi sbagliati.La invito a recarsi da noi,conoscere il nostro contesto sociale ed economico e poi,semmai,a lasciare giudici.sono certo che lei è al corrente delle iniziative finanziarie e non (peraltro LEGITTIME) delle quali avete goduto.Se così non è la invito a leggere il testo del decreto legge del 30 dicembre 1985 n. 791 articolo 5 nonchè il Decreto-legge del 26/11/1980 n. 776 articolo 4 e se ha un po di tempo anche il Decreto-legge del 18/09/1976 n. 648 articoli 40 e 41.sono solo alcuni dei benefici dei quali avete goduto.niente di tutto questo per noi o comunque non nei termini e condizioni usati con voi.Sempre se ha voglia di conoscere come stanno REALMENTE le cose la invito a leggere questo interessante articolo nel quale si parla (guarda un pò…) delle manifestazioni di protesta promosse in Friuli dopo l’evento sismico.(http://www.abruzzo24ore.tv/news/Quando-i-terremotati-friulani-occuparono-la-Rai/17286.htm).Se vuole intavolare una discussione SERIA io sono disposto ad ascoltarla,riempirsi la bocca di frasi dietrologiche e vuote di significato non porta da nessuna parte.Ho massimo rispetto della sua popolazione e della tenacia con la quale avete affrontato il post terremoto,lei non si permetta di giudicare la nostra,non ci conosce e le assicuro che ciò che vede o sente non rispecchia la realtà.P.S. ringrazio il governo per le C.A.S.E.,ma voi com’è che dicevate?lavoro,case,chiese…….. bè quà si sono fermati alle C.A.S.E.Ho pure provato a mangiarmi un pezzo di armadio,ma non sono commestibili.A risentirla.

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari