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Reato di omicidio stradale: la richiesta dei parenti delle vittime

di Maria Rosaria De Simone
Proprio ieri, domenica 19 febbraio 2012, sul ‘Corriere della Sera’ è uscita un’inserzione pubblicitaria fortemente voluta a finanziata dai parenti delle vittime della strada; appello firmato da 41 famiglie straziate dal dolore per la perdita di un figlio in incidente stradale.
La pagina del quotidiano è molto forte, perché il lettore si trova di fronte i volti belli e sorridenti di 39 persone (ragazzi, per lo più) la cui vita è stata troncata senza via di ritorno in incidenti che potevano benissimo essere evitati se chi guidava non fosse stato sotto l’effetto di droghe, alcol e altre sostanze stupefacenti. 
‘Siamo i padri, le madri e i congiunti di vittime innocenti, uccise sulle strade d’Italia. Vittime per sempre di un dolore inconsolabile e di un sistema che non sa valutare la gravità dei reati commessi’. Queste le parole dei parenti, che chiedono allo Stato l’introduzione immediata del reato di omicidio stradale, sia perché il reato venga chiamato col nome giusto, sia come deterrente indispensabile per fermare il massacro che si compie giornalmente sulle strade. Un massacro che purtroppo conosce le vittime, tante, ma che lascia impuniti i colpevoli, che sono protetti da tanti appigli giuridici che esistono nel nostro sistema giudiziario. È chiaro che l’automobile è un mezzo che va utilizzato in maniera corretta e con un’attenzione costante. È anche chiaro che può capitare a tutti di commettere un errore o di ritrovarsi in una situazione critica non voluta.
Ma è altrettanto chiaro – se una persona si mette alla guida dopo aver abbondantemente bevuto sostanze alcoliche, dopo aver assunto droghe o dopo una notte in qualche discoteca, col sonno sempre in agguato – che questa è una mina vagante. E se questa mina trova sulla sua strada un innocente che attraversa sulle strisce o che guida normalmente, provoca un disastro senza ritorno, distruggendo la vita delle vittime coinvolte e dei loro familiari, che rimangono, per sempre, vittime del dolore.
Dobbiamo anche tenere in conto che i numeri delle vittime della strada sono impressionanti: cinquemila vittime all’anno. I feriti sono trecentomila e coloro che diventano disabili gravi circa 20mila. Di fronte a questi dati i familiari delle vittime non comprendono come la problematica non venga affrontata con la forza della priorità e come i governanti non si adoperino insieme per dare risposte legislative che abbiano un ritorno sul piano pratico.
Dovrebbe essere, infatti, un dovere dello Stato infliggere una giusta pena al conducente che si comporta in maniera irresponsabile, mettendo a repentaglio la vita delle persone.
In ultima analisi, i familiari delle vittime chiedono una pena certa e corrispondente al reato. Non è assolutamente più accettabile che chi ha provocato la morte con il suo comportamento irresponsabile, non sconti nessuna pena o ne sconti una ridicola.
L’appello è stato sottoscritto, tra gli altri, anche da personaggi noti del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica e trova una valida sostenitrice in Barbara Benedettelli, che ha scritto “Vittime per sempre”.
Della questione se ne occupa anche, spesso, anche il giornalista Paolo Del Debbio, a “Mattino Cinque”.

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