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Dalì, il genio visionario in mostra a Roma

di Cinzia Colella
Dopo quasi sessanta anni, ritorna nella capitale una grande esposizione dedicata a Salvador Dalì, uno degli artisti più celebri di tutti i tempi, al Complesso del Vittoriano: “Dalì. Un artista, un genio” dal 9 marzo al 1° luglio 2012. Dopo l’ultima retrospettiva del 1954 a Palazzo Pallavicini Rospigliosi, il rigore della ricerca storico-artistica indaga in che modo Salvador Dalí si sia confrontato con l’Italia.

Salvador Dalí © Halsman Archive

Grazie alla preziosa collaborazione della Fundació Gala-Salvador Dalí di Figueres e del supporto di grandi istituzioni museali come il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Thyssen-Bornemisza Collection, l’Haggerty Museum of Art, il Walt Disney Animation Studios, Burbank, è stato possibile raccontare, per la prima volta, le relazioni tra il pittore catalano e il nostro paese e quanto l’arte italiana abbia contribuito a tornire le assi della sua opera.
L’esposizione – curata da Montse Aguer, Direttrice del Centro per gli studi daliniani alla Fundació Gala-Salvador Dalí, e da Lea Mattarella, Docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia, Presidente di Comunicare Organizzando – è stata strutturata in modo da riproporre l’artista come uomo e come personaggio. “Ogni mattina, quando mi sveglio, provo un piacere supremo: quello di essere Salvador Dalì” ripeteva egli stesso, ed è un’affermazione che rende bene l’idea del suo carattere ambizioso, degenerato in sindrome di onnipotenza, che lo portò a raggiungere i livelli del sublime.
Salvador Dalì è uno degli artisti più complessi del Novecento e non può essere studiato né analizzato da una sola prospettiva. Pochi hanno espresso con altrettanta precisione le infinite convulsioni del secolo in cui è vissuto. “La bellezza sarà convulsa o non sarà” scriveva André Breton e Dalì è un metamorfosista per vocazione: i meccanismi attraverso cui stravolge e reinterpreta la realtà sono evidenti in ognuna delle sue scelte creative e vanno molto oltre i confini della tela. La perfetta tecnica pittorica e lo spietato realismo inquadrano  quel mondo immaginario, emerso dalla profondità inconscia, rendendo al delirio un’indicibile forza.
Salvador Dalì "Autoritratto molle con pancetta fritta"1941. Olio su tela 61 x 51 cm Collezione Fundació Gala-Salvador Dalí, Figueres © Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí, SIAE, Roma, 2012

Una personalità fuori dagli schemi, insaziabile di curiosità e assetato di conoscenza, capace di reinventare tutto il suo universo riplasmandolo, dando così più consistenza all’idea che non alla rappresentazione pura.
E tutto il suo estro di uomo è riprodotto nella sezione introduttiva che accoglie il pubblico: il suo volto, i suoi indimenticabili baffi (immortalati negli scatti divertenti e ironici di Philippe Halsman), la sua voce e sue performance riportate dai monitor, conducono chi guarda dentro le sue invenzioni, i suoi travestimenti, le sue teatralizzazioni. Quelle di surrealista totale che già negli anni Trenta aveva capito l’importanza della cultura di massa, anticipando di gran lunga l’atteggiamento di Andy Warhol nel fare di sé l’oggetto stesso di una grande, interminabile opera d’arte.
Dopo questo capitolo introduttivo, la mostra si concentra sulla relazione tra il genio catalano e l’Italia, un rapporto strettissimo, ma quasi del tutto sconosciuto e fino ad oggi inesplorato. Questo nesso rivive attraverso le rievocazioni dei suoi viaggi (con documenti, fotografie, lettere, telegrammi, inviti) tra Roma, Venezia e anche Bomarzo, dove ha visitato quei giardini popolati da mostri che sembrano venir fuori dalle rocce animate dei suoi dipinti.
Vengono inoltre indagati lo scambio fecondo con gli artisti del passato (dall’ossessione per Raffaello: “Mi ero lasciato crescere i capelli, ormai lunghi come quelli di una fanciulla, e guardandomi allo specchio amavo assumere l’espressione di malinconia, l’affascinante atteggiamento di Raffaello nell’autoritratto. Mi sarebbe piaciuto tanto assomigliargli!”, più tardi per Michelangelo fino alla suggestione del mondo di Valori Plastici e di De Chirico) e con con quelli del suo presente: registi, attori, industriali come Luchino Visconti, Federico Fellini, Anna Magnani, Alberto Alessi.
Salvador Dalì "Le spectre du Sex-Appeal" ("Lo spettro del sex appeal") 1934. Olio su tavola di legno 17,9 x 13,9 cm Collezione Fundació Gala-Salvador Dalí, Figueres © Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí, SIAE, Roma, 2012

Lungo il percorso espositivo, infatti, oltre ai suoi capolavori su tela, si può trovare anche l’altro Dalí, quello capace di ridisegnare l’arte secondo le proprie visioni attraverso oggetti, progetti, costumi di sua invenzione nati dalle contaminazioni di questi incontri.
Se la scoperta del classicismo implicò un prima e un dopo nella produzione dell’artista, egli seppe lasciare un’impronta in Italia. Contribuì in maniera inimitabile alla diffusione di una delle sue maggiori ossessioni, il Don Chisciotte di Cervantes, personalizzando una Vespa alla quale diede il nome di Dulcinea. E numerose furono anche i fascicoli della rivista “Tempo” dedicati alla figura del cavaliere spagnolo (di cui, oltre alle pubblicazioni, sono esposti gli esempi più preziosi di disegni e acquarelli originali).
Questa rassegna, oltre ad esporre olii, disegni, documenti, fotografie, filmati, lettere, oggetti, vuole tessere il filo tra l’artista e il genio per restituire a tutto tondo il Salvador Dalì che ha saputo creare dalle sue eccentricità caratteriali e biografiche un universo affascinante e suggestivo di immagini plastiche e letterarie davvero uniche. E, soprattutto, vuole essere un omaggio all’inventiva di un artista capace di affermare: “Le due cose più fortunate che possono accadere ad un pittore sono: primo essere spagnolo e, secondo, chiamarsi Dalí. Queste due cose fortunate sono successe a me”.
DALÌ
Un artista, un genio
9 marzo – 1 luglio 2012
Roma – Complesso del Vittoriano – Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
Costo del biglietto: € 12,50 intero; € 9,00 ridotto
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30–19.30; venerdì e sabato 9.30–23.30; domenica 9.30–20.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Per informazioni: tel. 06/6780664;
Prevendite: www.ticketone.it
L’esposizione, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dalla Regione Lazio – Presidenza e Assessorato alla Cultura, Arte e Sport , da Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, dall’Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani, dalla Provincia di Roma – Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali, Camera di Commercio di Roma, si avvale del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’Ambasciata di Spagna in Italia, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
 
 
 

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