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America ed Europa con l’ipoteca della crisi

di Mariano Colla
Anche quest’anno “l’Istituto per gli Affari Internazionali (I.A.I.)” ha presentato il rapporto “Transatlantic Trends”, indagine che fornisce un quadro aggiornato sulle opinioni del pubblico americano ed europeo su temi di natura sociale, economica e politica. I sondaggi sono stati condotti tra il 2 e il 27 giugno 2012 negli Stati Uniti, in Turchia, in Russia ( per la prima volta) e in 12 paesi dell’Unione Europea.
Il rapporto si è concentrato sui seguenti 5 punti:
1. Relazioni transatlantiche e visioni globali
2. Obama e le elezioni presidenziali
3. L’economia e l’Eurocrisi
4. La sicurezza transatlantica
5. L’Italia e gli effetti della crisi
Alla presentazione del rapporto, oltre alla dirigenza dello I.A.I, hanno partecipato Emiliano Alessandri, Mario Deaglio, Sergio Fabbrini, Emanuele Parsi.
In merito al primo punto, Relazioni transatlantiche e prospettive globali, ancora il 52% dei cittadini UE si augura una forte leadership americana negli affari internazionali. Il 63% degli americani ritiene invece auspicabile una forte leadership europea.
Il 74% degli europei conferma il proprio giudizio positivo nei confronti degli USA, con notevoli differenziazioni all’interno all’interno del Vecchio Continente. In Francia, per esempio, gli USA raccolgono ben l’81% dei consensi, mentre in Turchia, dove si registra il gradimento più basso, solo il 34% giudica favorevolmente gli Stati Uniti, un dato comunque in aumento rispetto ad appena il 22% registrato nel 2009.
Due terzi degli europei (come il 57% degli americani) continuano a esprimere un giudizio positivo nei confronti dell’UE, ma nel Regno Unito, per la prima volta, prevalgono le opinioni negative (49%), dato in aumento di 14 punti percentuali. La maggioranza degli europei (58%) esprime un giudizio negativo sulla Grecia.
Il 61 % degli europei affermano che gli Stati Uniti sono più importanti per gli interessi del proprio paese rispetto all’Asia. In maniera analoga, il 55% degli americani ritiene l’Europa più importante dell’Asia.
Con riferimento al primo mandato di Obama e alle Presidenziali 2012 negli USA, si registra che, nonostante un calo di 12 punti percentuali rispetto al 2009, anno in cui Obama ha assunto la presidenza degli Stati Uniti, il 71% degli europei intervistati continua ad apprezzare la politica estera americana dell’attuale Amministrazione, anche se gli intervistati nei paesi dell’Europa centro-orientale dimostrano verso Obama un gradimento leggermente più contenuto.
Il 71% degli europei dichiara di apprezzare le misure attuate da Obama nella lotta al terrorismo internazionale e la maggioranza degli americani (49%) esprime un giudizio negativo nei confronti dello sfidante repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, rispetto al 44% che esprime invece una opinione positiva.
Con riferimento a Mitt Romney, in Europa prevalgono i giudizi negativi (39%) e solo il 23% esprime un parere positivo, mentre il 38% non sa o non risponde.
In merito all’ Economia e all’eurocrisi, gli intervistati continuano a sentirsi direttamente colpiti dalla crisi economica: è quanto afferma il 79% degli americani e il 65% degli europei, percentuali che aumentano ulteriormente nei paesi dell’Europa meridionale che versano in maggiori difficoltà.
Sia tra gli americani che tra gli europei la maggioranza (rispettivamente il 52% e il 56%) dichiara di non condividere le politiche economiche adottate dai rispettivi governi. Solo in Svezia (74%) e in Germania (68%) la maggioranza esprime un parere positivo.
In media gli intervistati europei sono favorevoli ai tagli alla spesa attuati dai governi europei per far fronte alla crisi economica e la metà (50%) si dichiara favorevole a ulteriori sacrifici. Anche il 58% degli americani è favorevole a ulteriori tagli alla spesa pubblica.
La maggioranza degli europei (61%) giudica che l’appartenenza all’UE abbia avuto un impatto positivo sull’economia del proprio paese. Di contro, però, la maggioranza degli europei (57%) ritiene che la moneta unica abbia effetti negativi sull’economia nazionale.
Rispetto alla possibilità che il proprio Paese esca dall’euro, un intervistato su quattro in Spagna (27%) e Germania (26%) si dichiara favorevole.
La maggioranza degli europei (52%) afferma di apprezzare la condotta del Cancelliere tedesco Angela Merkel nella gestione della crisi economica; tuttavia emerge una netta distinzione tra i paesi del nord e quelli del sud. Sorprende che l’indagine non fornisca informazioni sull’indice di gradimento riferito a Barroso o su Van Rompuy.
Il 54% degli europei ritiene accettabile che il proprio paese contribuisca al cosiddetto “Fondo salva stati” per andare incontro alle economie dei paesi maggiormente in difficoltà.
Tre europei su quattro (76%) ritengono che il proprio sistema economico non sia equo e che la maggioranza dei benefici siano diretti solo a una piccola minoranza di cittadini, opinione condivisa dal 64% degli americani.
Sulla Sicurezza transatlantica l’opinione più diffusa tra gli americani (34%) e tra gli europei (39%) è quella di una maggiore autonomia nell’ambito della partnership transatlantica sulle questioni legate alla sicurezza e alla diplomazia internazionale.
La NATO rimane essenziale per il 58% degli europei, ma tra gli americani il dato scende di 6 punti e si attesta al 56%.
Riguardo alla spesa per la difesa, la maggioranza assoluta, o relativa, in 11 dei 15 paesi analizzati dichiara di voler mantenere l’attuale livello invariato.
Emergono divergenze di opinione tra americani ed europei riguardo all’opportunità dell’intervento in Iraq (negli USA la maggioranza del 49% approva; in UE il 54% disapprova) e in Afghanistan (in USA il 53% approva, in UE il 50% disapprova).
Tuttavia, nel caso della Libia, su entrambe le sponde dell’Atlantico prevale l’opinione (USA 49%, UE 48%) che l’intervento armato sia stato la scelta migliore.
Più dei due terzi degli americani (68%) e degli europei (75%) si dichiara favorevole a una riduzione della presenza militare o al ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Su entrambe le sponde dell’Atlantico si ritengono preferibili sanzioni economiche o altre misure incentivanti anziché il ricorso alle armi per mettere fine al programma nucleare in Iran. In Turchia, la maggioranza relativa degli intervistati si dichiara invece disposta ad accettare che l’Iran acquisisca un arsenale nucleare.
Tuttavia, per quanto riguarda specificatamente la Siria, la maggioranza degli europei (59%), degli americani (55%) e dei turchi (57%) afferma che il proprio paese dovrebbe evitare qualsiasi coinvolgimento nel conflitto in Siria.
Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto conferma la tendenza sfavorevole degli italiani nei confronti della UE, frutto di una disaffezione verso l’istituzione europea, Germania e Merkel in particolare, disaffezione che, tra l’altro, si riflette anche in un sentimento di sfiducia verso gli USA. Ne consegue una maggiore propensione verso il mantenimento della sovranità nazionale sui temi economico-sociali, visti come argomenti di competenza del nostro paese e sui quali non si è più di tanto disposti a delegarne la soluzione a livello europeo. Paradossalmente ciò si verifica nonostante che negli italiani (circa il 60%) si stia manifestando, da tempo, un forte disinteresse verso la politica. E’ evidente un senso di smarrimento sia verso quelle che sono state le ancore tradizionali della nostra politica estera, UE ed USA, sia verso il nostro sistema politico-istituzionale.
Il rapporto rimarca, inoltre, che presso l’opinione pubblica estera l’Italia gode ancora di una certa simpatia istituzionale (55%), ma molto alta è la sfiducia nei risultati delle prossime elezioni (64% degli intervistati), laddove l’Italia sia preda di populismi o di fragili coalizioni.

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