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IN(COSCIENZA): personale di Martina Meo

di Stefania Taruffi
E’ in corso fino al 14 ottobre 2012, in un luogo poco usuale per la presentazione di opere d’arte, ovvero nella Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio di Roma, la personale di Martina Meo intitolata IN(COSCIENZA), a cura di Genny Di Bert e Micol Di Veroli. 
Questa mostra documenta il percorso maturato dopo anni di lavoro creativo e studi personali e accademici nell’ambito della scultura presso la RUFA (Rome University of Fine Arts), a Roma, la celebre Accademia di belle arti riconosciuta dal Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca.
La ricerca artistica ha portato Martina Meo ad affrontare e applicare differenti tecniche e forme d’arte, con particolare attenzione all’installazione, alla grafica e al video.
E’ la prima volta che una Basilica, un tempio della religione cattolica, ospita l’arte, ma non un’arte tradizionale nell’ambito della scultura. Le istallazioni di Martina Meo hanno un alto valore simbolico, allegorico e stanno a indicare un percorso poetico di ricerca interiore. “Un sottile gioco di casualità e intenti” dice delle sue opere Alfio Mongelli, Direttore della RUFA: “sono alla base della poetica simbolica di Martina Meo. Un’arte ricca di tensione, rifinita nell’intento, nel messaggio e nella ricerca dei materiali che hanno una propria vita. Cose che diventano opere d’arte, non solo per ciò che sono, ma per ciò che rappresentano, anche filosoficamente, e solo dopo un percorso-ideazione, che parte dall’opera stessa”.
Le istallazioni sono tre:

(IN)COSCIENZA

 
INCOSCIENZA (percorso di fili di lana) è un percorso da attraversare, un’allegoria della vita, bisogna decidere se vivere insieme al nostro prossimo rappresentato per l’appunto dai fili di lana, attraversarlo delicatamente o recidere le vite degli altri, calpestarle per raggiungere il nostro obiettivo, sempre ammesso che ce ne sia uno. I fili scendono da una rete da pesca, simbolo della cristianità, a forma triangolare, l’espressione del numero 3, immagine esemplare del ritorno dal multiplo all’unità: due punti nello spazio, si riuniscono in un terzo punto. Il colore scelto per i fili di lana è il colore della vita, della passione. L’opera è posta all’entrata della Basilica per dare modo di decidere se attraversare i fili, tagliarli (scegliere di essere “incoscienti”, di non avere coscienza), oppure girare intorno alle colonne preferendo la possibilità di “non vivere”, di non misurarsi con il prossimo, di rimanere nello stato di INCOSCIENZA.
COSCIENZA (pala d’altare). Si tratta di una moderna “pala d’altare” realizzata in juta, il
COSCIENZA

tessuto del saio dei frati, con al centro ricamata con della lana rossa una “X” o, se vogliamo, una croce greca posta di traverso da cui scendono tanti fili della stessa lana che vanno a finire nella cruna di un ago artefice del ricamo, alto quanto una persona. L’opera vuol far riflettere lo spettatore di quanto sia capace l’uomo, rappresentato appunto dall’ago, di “creare” opere molte più grandi di lui, anche se non sempre ha saputo usare la Coscienza. Quella croce rossa, così rigirata corrisponde a una “X”, in effetti siamo tutti dei potenziali Gesù o dei potenziali Pilato. Quella “X”, quell’incognita rappresenta tutta l’Umanità che può finire sulla croce oppure può mistificare, uccidere, ma anche creare delle grandi opere, magari usando più COSCIENZA.
IN COSCIENZA (confessionale/videoinstallazione). E’ stato realizzato un confessionale con al suo interno un monitor e delle cuffie. Un luogo in cui poter confessare i propri peccati e le proprie fobie. La società odierna avverte il bisogno di condividere con il suo prossimo, ha bisogno di “comunità”, ma una comunità ha alla base interessi comuni, responsabilità per ogni componente, vicinanza oltre che fisica, spirituale… l’ uomo ha bisogno del suo prossimo. Ma chi è il nostro prossimo se non noi stessi? Come poter fare del male a noi stessi?
Eppure, una volta presa Coscienza di voler uscire dallo stato di l’ Incoscienza in cui viviamo, è doveroso lasciarsi morire, lasciar andare la persona che si era, affrontare una morte simbolica per rinascere, per entrare in uno stato di consapevolezza, essere IN COSCIENZA.
Il video proiettato all’interno del confessionale ripercorre esattamente queste tre fasi: l’Incoscienza, la presa di Coscienza e il raggiungimento della Consapevolezza.
Con il Progetto (IN)COSCIENZA” spiega Micol Di Veroli “Martina Meo ristabilisce l’equilibrio tra supercoscienza e incoscienza, estendendo la ricerca artistica attraverso territori dove sacralità e fisicità convivono in una perfetta simbiosi.  Attraverso tre distinti momenti oggettivati da altrettante installazioni, il fruitore ritrova la sua dimensione all’interno di un viaggio che lo porta a compiere scelte morali altruistiche o egoistiche, a indagare la reale essenza del suo vivere cosciente o meno e a riallacciare il suo rapporto con il divino.”
 
 
(IN)COSCIENZA  Di Martina Meo
BASILICA DI STANTO STEFANO ROTONDO AL CELIO
Via S. Stefano Rotondo, 7
Roma
L’esposizione sarà aperta fino al 14 Ottobre 2012
Orario: 9:30 – 13:00; 15:30 – 18:00
Chiuso il lunedì
 

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