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La giornata della mediazione familiare

di Mariano Colla
Il giorno 18 ottobre 2012 si celebra in Italia la “Giornata Nazionale della Mediazione Familiare”.
Abbiamo colto, quindi, l’opportunità di intervistare sul tema il dr. Marcello Severoni, sociologo e criminologo universitario presso l’università di Roma ”La Sapienza”, nonché consigliere regionale dell’A.I.Me.F.- Associazione nazionale mediatori familiari.
Dr. Severoni che cos’è la mediazione familiare ?
La mediazione familiare è principalmente un percorso che offre alle coppie, sposate e non, che attraversano una crisi coniugale e quindi familiare, la possibilità di trovare uno spazio diverso da quello giudiziario per affrontare e risolvere il conflitto che stanno vivendo.
In particolare, la mediazione familiare offre alle coppie un tempo, uno spazio di opportunità e un professionista qualificato, il mediatore familiare, che agevola l’avvio o il ripristino di una comunicazione efficace e utile a prendere decisioni condivise e sostenibili, specialmente nel caso in cui in tale scelte siano coinvolti i figli.
La mediazione non si riduce ad un mero percorso tecnicistico, come è quello regolamentato nel processo, ma rappresenta una fase esperienziale e informale non basata sul binomio vincitore/perdente, il cui obiettivo è di aiutare le parti in lite a raggiungere un accordo direttamente negoziato, rispondente ai veri bisogni e agli interessi delle parti e di tutte le persone coinvolte nell’accordo.
Se comprendo bene il significato di quanto mi sta esponendo, il ruolo del mediatore familiare deve essere davvero molto delicato e importante, considerando quanto possa essere aspro il conflitto che si colloca in ambito familiare…
Sicuramente il conflitto di coppia, come ogni conflitto all’interno della famiglia – pensi per esempio alle liti tra coeredi – scuote l’individuo nel modo più profondo, poiché tocca la parte più intima della propria affettività e le radici della personalità. Proprio per questo, il mediatore familiare deve essere una persona imparziale, tenuta al segreto per tutto ciò che avviene nel corso della mediazione, e con una seria formazione specifica.
Il mediatore, che non è un giudice né un consulente, ma un “ facilitatore”, attraverso le proprie capacità comunicative ed empatiche, guida il passaggio da una situazione caratterizzata da litigiosità e rancori, ad un’altra in cui i soggetti coinvolti possano riappropriarsi delle proprie competenze comunicative e relazionali e prendere coscienza dei rispettivi e specifici bisogni.
Il mediatore non svolge un’azione pacificatrice, ma attiva nei soggetti in conflitto i processi di “problem solving”, e di “brain storming” per la ricerca di soluzioni comuni.
Si tratta, in definitiva, di far compiere ai soggetti coinvolti anche un percorso formativo e di aiutarli ad apprendere uno “stile relazionale” non conflittuale.
Mi pare inevitabile, a questo punto, chiederle un’ opinione sul fatto di cronaca accaduto a Cittadella… riguardante quel bambino prelevato in modo tanto autoritario e violento dalla scuola
Sicuramente in quel caso non è stato dato spazio alla mediazione….e il conflitto tra gli ex coniugi si è accresciuto a dismisura nel corso di tante battaglie giudiziarie che hanno inasprito i motivi di lite, anziché temperarli.
Non conosco tutti i precedenti e la mia opinione si basa su ciò che ho letto e sentito in questi giorni. Per me ci sono stati due errori di fondo: in primo luogo, non aver fatto attuare immediatamente l’ordinanza del Giudice emanata ormai da quattro anni, errore che, secondo me, ha innescato un circuito di malessere e rancore sfociato, come abbiamo visto, in una crescente strumentalizzazione del bambino.
Il secondo errore risiede nel fatto che non si è cercato neppure alla fine, e per evitare altri traumi al bambino, di risalire alla causa del conflitto, cosa che avrebbe permesso un’apertura comunicativa – relazionale atta ad evitare le conseguenze estreme.
Sarebbe bastato? Non posso saperlo con certezza, ma provare era necessario.
Da questo episodio si comprende come un cambio di cultura sulla mediazione familiare non solo è auspicabile, ma necessario ed urgente.
A questo riguardo, leggo sul documento che mi mostra, che la giornata del 18 ottobre è stata scelta proprio per celebrare la mediazione come “Cultura del cambiamento”
La data del 18 ottobre coincide con l’International Conflict Resolution Day, proclamato dall’ A.C.R. (Association for Conflict Resolution), e dal World Mediation Forum.
L’A.C.R., che ha sede negli Stati Uniti, paese in cui la mediazione ha radici molto più profonde e consolidate, dal 2005 dedica il terzo giovedì del mese di ottobre di ogni anno alla divulgazione della mediazione, quale strada alternativa per la risoluzione dei conflitti.
L’Associazione Italiana Mediatori Familiari – istituita nel 1999, oltre che per promuovere la cultura della mediazione, anche con lo scopo di riunire i professionisti che se ne occupano e tutelarne la figura professionale, stabilendo previamente i criteri essenziali ad un corretto e qualificato esercizio della prestazione professionale – il 18 ottobre 2012 sarà presente nei centri con maggiore affluenza di pubblico delle principali città d’Italia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’efficacia della mediazione familiare, sia come strumento qualificato per affrontare le problematiche derivanti dalla crisi della coppia, sia come intervento di prevenzione a tutela di una sana ed equilibrata crescita dei figli.
Credo inoltre si debba soprattutto sottolineare il valore socio-culturale intrinseco nella mediazione che promuove il cambiamento, di cui i mediatori, oggi più che mai, sono portatori autentici.
E’ possibile visualizzare tutte le iniziative promosse nelle varie regioni italiane sul sito www.aimef.it

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