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Noi web

di Marzia Santella
Un signore di settant’anni ha esordito, invitando il nipote: “ Dai! Fai la foto alla nonna che poi la mettiamo su Fribus!”  Come pure: “Ho letto su facebook che anche “tizia” è ammalata”.  Il Governo predispone l’Agenda Digitale per informatizzare la burocrazia ed agevolare il cittadino. A  Pisa un convegno importantissimo che puntualizza la realtà in cui persone arrivano a pubblicare i propri esami oncologici  in rete per avere una diagnosi  che sia più precisa di quelle ricevute di persona. Questi tratti drammatici dell’utilizzo del web ne danno, al contempo, un immensa importanza, una fiducia verso uno strumento che non ha l’empatia di un medico in carne ed ossa ad esempio, ma che da una risposta vera e cruda. Un cambio di prospettiva rispetto anche al concetto di privatezza delle informazioni consci, che una volta messa on line un’informazione, una foto che ci riguarda sarà quasi impossibile eliminarla e vagherà nel web come un satellite inutilizzato nello spazio con il nostro nome sopra.  Nell’ era biomediatica la condivisione sul pc delle propria vita è diventato un fenomeno importante nel modo di vivere la rete. L’aumento esponenziale degli iscritti ai social networks ha portato gli internauti dal 27,10% di iscrizioni del 2002 all’otre 66 % di adesso. Facebook è approdato in borsa e benché dicano che è superato ben il 73 % delle aziende vi ha aperto  un profilo. Aldilà di tutti questi numeri, è impressionante, a mio parere, l’incidenza psicologica del fenomeno: ogni individuo dai tre anni fino ai novanta rapporta ogni evento personale o altrui alla pubblicazione su Facebook. Un entusiasmo a fare o creare cose da poter postare, da condividere con gli altri. Come ogni fenomeno c’è, però, il rovescio della medaglia: la privacy che le persone invocano ad ogni piè sospinto, viene automaticamente e volontariamente accantonata pur di “esserci”. Ci sono episodi di profili falsi, stalkers, criminali talmente narcisi da mettere la propria vera foto pur di far parte della Community e molti sono stati arrestati poco dopo. Ogni tipo di gruppo si affaccia su questo mezzo di diffusione eccezionale che raggiunge ogni più remoto angolo del mondo per fini a volte subdoli. La Polizia Postale e altri organi di vigilanza, Facebook stesso compreso, fanno un lavoro capillare straordinario. Vengono segnalati i soggetti che importunano e molestano, i sovversivi dell’ordine pubblico nell’intento di  mantenere il tutto come una finestra di  comunicazione  corretta.
E’ vero che l’individuo è al centro di tutti i dispositivi tecnologici: dai più grandi ai miniaturizzati  ci fa sentire di avere ancora il controllo sulle macchine. L’alta tecnologia si sta impossessando poco a poco delle nostre esistenze in ogni campo d’azione. E’ ancora lontano il tempo in cui , in massa, si condurranno auto che volano, o robot che vanno a lavoro al posto nostro come nel telefilm “Spazio 1999” ma la scienza è molto più avanzata di quanto noi umani possiamo immaginare perifrasando Blade Runner.  Tale  avanzamento straordinario comporta un prezzo molto alto: Un isolamento dell’individuo. Lo si osserva  quotidianamente: persone con auricolari ovunque, bambini a cena con i genitori non si parlano: ognuno preso dalla sua consolle per i video giochi, ed i genitori dagli smartphone. Un mondo silenzioso in cui nessuno si rivolge la parola e, tanto meno, un sorriso. Avendo letto i  meravigliosi romanzi di Isaac Asimov vedo realizzarsi, giorno dopo giorno, i sui scenari fantascientifici dove  sentimenti, sorrisi, l’umanità  non esisteranno a favore di robot super dotati. Il passo è più breve di quanto si pensi. Vale la pena riflettere e vivere  non tramite un pc o un cellulare. L’era tecnologica deve unire non dividere.

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