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Da Cuba a Roma, arriva Franco Azzinari, il pittore del vento

Di Stefania Taruffi
Oggi, martedì 16 ottobre 2012, alle ore 18.00, sarà inaugurata a Roma la mostra “Venti del Mediterraneo” di Franco Azzinari, chiamato il ‘pittore del vento’. Le quaranta opere esposte testimoniano il percorso di un artista in grado di rappresentare il vento che spira nei paesaggi del Mediterraneo e che si sublima in forme pittoriche astratte di straordinaria bellezza. L’evento, patrocinato dall’Università della Calabria, sarà illustrato in un catalogo, a cura di Michelangelo La Luna, con la presentazione critica di Claudio Strinati e un breve saggio di Rosario Sprovieri.

Un vento marino alitava e sospirava nell'ombra

“Il Pittore del Vento” (la definizione è di Sergio Zavoli) ci racconta attraverso le sue opere, le forti emozioni provate durante la sua infanzia, quando dopo aver rubato un grappolo d’uva andava a nascondersi in un campo di grano accarezzato dal vento del Mediterraneo: “L’erba alta fu una mia fonte d’ispirazione. Mi nascondevo in un prato di grano e sentivo le spighe che il vento caldo della notte faceva strofinare fra loro, provocando un suono inconfondibile”.
Azzinari è calabrese, originario di un piccolo paese, S. Demetrio Corone, in provincia di Cosenza. Lasciò ancora giovanissimo la Calabria per girare il mondo: Parigi,  dove subisce il fascino del grande impressionismo. Poi Stati Uniti, Brasile, Seychelles e Cuba. Tuttavia,  non dimenticò mai quei momenti così significativi della propria infanzia, quei paesaggi incontaminati e puri e pensò che un giorno sarebbe riuscito a immortalare sulla tela quei prati d’erba piegati dal vento. L’artista ha un legame profondo con la natura e riesce a dipingerla con disinvoltura e grande maestria, realizzando quella “pittura del vento” che all’inizio gli sembrava impossibile fare e che oggi trasmette delle grandi emozioni. L’esperienza visiva con un quadro di Azzinari è un’esperienza quasi sensoriale, dove spazio e tempo si fermano in un soffio, sulle pieghe dell’erba e delle spighe, come fossero pieghe dell’anima: davanti ad una sua opera si possono sentire gli odori di cappero, di mirto e di fiori d’arancio che il “visibile vento” soffia dalla Calabria, fino al cuore di Roma.
L’erba secca dell’estate – spiega il pittore – è piegata dai caldi venti del Mediterraneo e i prati erbosi, modulandosi, appaiono come onde marine, forme scultoree che suscitano una curiosità tale da penetrarvi dentro con la consapevolezza di trovarvi un altro mondo animato da chissà quali esseri”.
E’ un artista che ha trovato la sua vocazione autentica e spontanea, fin dall’inizio della sua carriera nei primi anni settanta, e ha proseguito il suo percorso con un arricchimento continuo del suo orizzonte espressivo senza mai venire meno ai presupposti che ne hanno guidato la creatività.” dice di lui Claudio Strinati e continua “L’artista per tutta la vita si è sempre voluto confrontare solo con coloro che ha sentito come grandi ispiratori e “compagni” del suo stesso lavoro, senza mia scendere a piccoli compromessi con le occasioni del momento. Ed ecco che i suoi interlocutori si chiamano Ernest Hemingway, Gabriel Gàrcia Marquez, Fidel Castro e tanti altri di cui hanno ampiamente discusso tanti scrittori, poeti, filosofi che si sono accostati all’opera ricchissima di Azzinari, che ama d’istinto i grandi esploratori della mente, coloro che credono fermamente nelle straordinarie capacità di comprensione e di amore dell’essere umano e hanno cercato d’illustrare tale capacità nel concreto della loro azione politica, sociale, culturale”.
Dice lui dice Vittorio Sgarbi:Nulla è a dimensione d’uomo , in questi dipinti di Azzinari, ma di natura; i campi di grano non sono visti con occhi umani, l’orizzonte si percepisce appena: potremmo contare le singole spighe, tanto vicine ci appaiono, come mai può capitare nella realtà. E il vento le anima come uno spirito della natura”.
E’ un artista ‘impegnato’ sul fronte dell’arte, con una sua linea di coerenza, con la stessa dedizione di un uomo politico o un ideologo, figure che invece hanno perduto la loro affidabilità nella società, mentre certe figure di artisti, come Azzinari, appaiono sempre più in grado di rivendicare a se stessi una presenza importante nella più generale dinamica sociale e culturale.
Fidel Castro - Bianco e Nero - olio su tela

Il maestro è di rientro dalla sua ultima mostra all’Havana, a Cuba, presso la Casa del Alba Cultural de La Habana, intitolata “El Rostro de la Historia”, di cui ha parlato la stampa di tutto il mondo, organizzata con Alex Castro, figlio del Leader Maximo, nonché affermato fotografo, nella quale i due artisti hanno esposto in contemporanea una ventina di ritratti su tela in bianco e nero e venti gigantografie fotografiche dedicate a Fidel Castro. Le tele, evidenziano quasi sempre le sue mani che si muovono in sintonia con il movimento delle sue labbra, quasi come se anche le mani parlassero e ritraggono il Comandante in pose molto espressive, che ne valorizzano il mito.
L’incontro con Cuba risale a gennaio del 1992. Azzinari con due amici galleristi sono a Miami per una fiera d’arte e decidono, via Cancun, di imbarcarsi per l’Havana. La città è magica e trasmette loro una gran voglia di vivere. Azzinari rimane affascinato dal paesaggio unico, assoluto. La curiosità è tale che si spingono fino a Camaguey. Il Pittore ha l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, a quando era bambino. Gli riaffiorano nella mente immagini che aveva già visto. E’ molto colpito dai vecchi, dalla rugosità dei loro volti (testimoni della vita) e dal modo in cui, molto serenamente, lavorano i campi, con la forza delle loro braccia. Azzinari se ne innamora a prima vista, si ripromette di ritornarci con la tavolozza e i colori per raccontare sulla tela quei luoghi di magia, dalla natura intatta e incontaminata, con il sole che bacia la frutta e la rende sensuale. Da allora il pittore del vento ha realizzato circa 200 opere, disegnando e dipingendo tutto ciò che l’ha maggiormente colpito: l’uomo e la natura. Ritrae Alejandro Robaina, Compay Segundo, e il lider maximo: Fidel Castro.
E ora il vento riporta Franco Azzinari a Roma. Un richiamo antico, la voce mutevole e segreta del vento, che l’artista sa ascoltare e che gli sussurra i colori accesi e misteriosi dei suoi paesaggi e gli urla la bellezza della vita, della natura. Un dialogo ininterrotto con la mater terra e le sue meraviglie, quasi una trasfigurazione poetica della realtà, un paesaggio dell’anima. Le opere di Franco Azzinari rappresentano uno sforzo meraviglioso di svelare il grande ordine nascosto della vita e di ricongiungere chi lo osserva alla sacralità dell’impatto emotivo con la natura. Ed ecco che inevitabilmente si avverte quanto, nei giorni nostri, il sacro finisca, quando non si è più capaci di avvertirne il potere. Solo la terra ricorda. Le messi, gli ulivi contorti, i litorali allungati nel mare raccontano il passato, il presente e il futuro. Ed è lì che Azzinari va a esplorare, sotto il sole bruciante acceso su un mondo che gli uomini hanno deciso di dimenticare.
www.francoazzinari.it
L’esposizione, allestita presso il Complesso Monumentale dei Dioscuri al Quirinale – Via Piacenza, 1 – rimarrà aperta fino al 30 di ottobre.
 
 

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