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Perché la PAS non esiste

di Maria Rosaria De Simone
Ancora non si sono spente le polemiche sul la vicenda del bambino di Padova che lo scorso  11 ottobre è stato condotto via, contro la sua volontà, dalle forze dell’Ordine, dal padre del piccolo e dallo psichiatra coinvolto nel caso come ctp, in ottenperanza alle decisioni prese dal Tribunale di Appello che mandava il bambino in una centro privato, scelto dal ctp del padre e dal padre stesso, a tempo indeterminato, per essere guarito dalla PAS, una malattia sconosciuta ai più.
Le scene raccapriccianti hanno fatto il giro delle televisioni italiane e non solo. Il bambino che gridava, si dimenava scongiurando di lasciarlo a scuola, di non allontanarlo dai suoi cari, da sua madre, sua zia, i suoi nonni.
Nei giorni seguenti al fatto, l’opinione pubblica si è spaccata: chi condannava l’azione come  assolutamente violenta ed assurda e chi invece sosteneva che tali immagini non dovevano essere trasmesse in televisione.
Chi si soffermava sulla questione del bambino che viene conteso come un qualsiasi oggetto durante la separazione. Chi prendeva le parti del povero padre, fotocopia di tanti padri  costretti a combattere con madri megere, alienanti verso il figlio nei loro confronti.
Chi invece affermava che se un bambino teme uno dei due genitori e ne ha paura, bisogna ascoltare le sue ragioni, senza pensare subito al fatto che le madri imbottiscono i figli di cattiverie e crudeltà nei confronti dell’altro genitore.
Una polemica senza fine che ha trovato sostenitori, e accadimenti a favore di entrambi i fronti della contesa. Ma poco,  comunque, si è posta l’attenzione, o mai abbastanza, sul fatto che, la malattia diagnosticata al bambino, la PAS, in realtà è una malattia inesistente.
E allora, se la PAS non esiste, come mai il bambino di cui sopra ancora non torna alla sua casa?
Come mai non viene considerata nulla una decisione del tribunale che ha basi così carenti, anzi immaginarie?
Perché la PAS non esiste. O meglio, esiste, ma solo in ambiente giudiziario.
Il DSM, il manuale diagnostico  e statistico dei disturbi mentali, che è il punto di riferimento internazionale a livello scientifico,  non inserirà nella prossima edizione del 2013 questa sindrome, nonostante le pressioni, giunte da più parti, di gruppi con precisi interessi.
E, se per la psichiatria riconosciuta a livello internazionale, la PAS non è una sindrome, perché non si sono trovati i presupposti scientifici per considerarla tale e per inserirla nel DSM, come è possibile che venga utilizzata nei tribunali italiani per decidere della vita dei bambini e dei loro genitori?
Ormai tutti forse hanno ascoltato in questi giorni che la PAS fu introdotta nei tribunali americani, negli anni sessanta, da uno pseudo-psichiatra ( non si è certi che avesse tutti i titoli accademici di cui si fregiava), Richard Gardner, molto vicino ad idee oggi tacciate di filo-pedofilia.
La sua teoria, utilizzata nelle separazioni conflittuali di coppie miliardarie che avevano la priorità di tutelare i loro patrimoni, afferma che se un bambino racconta di cose gravi da parte di un genitore nei suoi confronti, il bambino mente. E perché mente? Perché la madre lo ha indotto a credere alle falsità da lei raccontate, per vendetta o gelosia,  nei confronti dell’altro genitore.
Questa teoria in Italia sta imperversando in molte cause di separazioni difficili.
Nei casi in cui un bambino italiano si rifiuta di incontrare il padre e anzi racconta di aver subito abusi di vario genere e violenze, allorquando la madre denuncia tali abusi sul figlio, si attiva un ingranaggio terribile tra le maglie di servizi sociali, ctu, ctp, centri pubblici o privati per arrivare a diagnosticare la sindrome della Pas e per arrivare a dire che il bambino ha inventato tutto perché istigato dalla madre.
Le accuse di PAS riguardano solo e soprattutto i figli di genitori con separazioni conflittuali, che possono rivolgersi a determinate figure del mondo dell’avvocatura e del mondo della psichiatria e della psicologia.
È una pseudo-sindrome, dunque,  che colpisce quasi esclusivamente  le fasce più agiate della società.
Innegabile è dunque il giro di denaro che muove tutta la macchina, che giunge a stritolare il povero bambino senza che abbia possibilità di essere ascoltato, senza preconcetti, in ambito giudiziario.
Esiste qualche caso di PAS in cui sono i padri ad essere allontanati perché giudicati alienanti, ma nel complesso è un problema di ‘genere’. Quasi sempre la donna, infatti, è il genitore che aliena il bambini.
Ora, se qualche donna dovesse indurre un figlio a raccontare cose infamanti sul padre, questo è sicuramente un misfatto che deve seguire vie penali e deve essere severamente punito con le pene corrispondenti.
Ma non si può a priori, considerare qualsiasi madre che denuncia fatti gravi, una delinquente e qualsiasi bambino che chiede aiuto nei confronti di un genitore violento, un babbeo che può essere indotto a fare qualsiasi casa da una donna  perversa e livida di gelosia.
Una cosa è certa. Se la zia del bambino non avesse ripreso l’accaduto, nessuno oggi saprebbe. Il fatto sarebbe passato agli onori della cronaca in un trafiletto di due righe in ultima pagina. E non si sarebbe scoperto che tanti bambini vengono allontanati in case famiglia, che di famiglia non hanno nulla, in caso di separazione conflittuale tra ex coniugi, con la diagnosi di PAS.
Varie volte, lo scorso anno, abbiamo affrontato la questione della PAS, quando ancora le maggiori testate giornalistiche non se ne occupavano.
Abbiamo cercato di informare su cosa fosse questa famigerata sindrome, che alberga nei tribunali minorili italiani e miete centinaia di bambini, che fino alla maggiore età rimarranno in pericolo.
Ed ora, in riferimento ad una interpellanza parlamentare urgente al Ministro della Salute Balduzzi da parte dell’Onorevole Borghesi sull’esistenza di una malattia di tipo psicopatologico denominata Pas Parental Alienation Syndrom o, in italiano, Sindrome da alienazione genitoriale,così ha risposto, per tramite del Ministro,Adelfio Elio Cardinale, Sottosegretario di Stato per la salute:
-Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli interpellanti per aver sollevato la delicata questione relativa alla sindrome parental alienation syndrome (PAS o sindrome di alienazione genitoriale), in quanto mi si consente di puntualizzare che detta sindrome è stata di recente ipotizzata da uno studioso statunitense, Gardner, e che anche negli Stati Uniti essa è tuttora soggetta ad amplissime discussioni e non ha ricevuto alcun riconoscimento ufficiale secondo i canoni della medicina delle evidenze scientifiche.
Secondo Gardner, la PAS è un vero e proprio disturbo che si sviluppa prevalentemente nel contesto di controversie per la custodia dei figli e sarebbe il frutto di un condizionamento dei figli da parte di un genitore, così detto «alienante», che porterebbe i figli ad esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l’altro genitore, così detto «alienato».
Peraltro, Gardner ha ulteriormente descritto il costrutto di alienazione genitoriale in numerosi lavori autopubblicati, cioè non sottoposti alla verifica della letteratura specifica propriamente detta, ad alcun filtro di pubblicazione mediante revisione di esperti, la cosiddetta peer review, che oggi è il canone principale di valutazione delle pubblicazioni scientifiche anche nei concorsi universitari.
La sindrome in esame non risulta inserita in alcuna delle classificazioni in uso (ICD-10, ovvero International classification of diseases; DSM-IV, ovvero Diagnostic and statistical manual of mental disorders), né si è a conoscenza di un suo possibile inserimento nell’edizione del DSM-V, attualmente nella fase di definizione.
In effetti, la sindrome PAS non viene considerata come un disturbo mentale, ed è stata oggetto di attenzione prevalentemente in ambito forense, più che da parte della psichiatria e della psicologia clinica. In merito alle iniziative per verificare il ricorso diagnostico alla sindrome PAS da parte di alcuni medici nel nostro Paese, è opportuno rilevare che tale aspetto rientra nell’ambito delle competenze professionali e della coscienza del medico curante.
L’Istituto superiore di sanità, interpellato perché è il più alto organo di consulenza scientifica del Ministero, ha sottolineato che i fenomeni di ritiro dell’affetto da parte del bambino nei confronti di uno dei genitori, emersi in alcuni casi di affidamenti a seguito di divorzio, possono essere gestiti dagli operatori legali e sanitari senza necessità di invocare una patologia mentale per spiegare i sentimenti negativi di un bambino verso un genitore. L’inutile e scientificamente non giustificato etichettamento come «caso psichiatrico» può rendere ancora più pesante la difficile situazione di un bambino conteso.
Sebbene la PAS sia stata denominata arbitrariamente dai suoi proponenti con il termine «disturbo», in linea con la comunità scientifica internazionale, l’Istituto superiore di sanità non ritiene che tale costrutto abbia né sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca, né rilevanza clinica tali da poter essere considerata una patologia e, dunque, essere inclusa tra i disturbi mentali nei manuali diagnostici.
Se posso, poi, alla fine della risposta ufficiale esprimere una mia valutazione, come medico e cittadino, credo che provvedimenti si dovrebbero prendere contro alcuni genitori che si vedono strappati i figli e non intervengono in maniera brutale.-
Per chi volesse seguire tutta la discussione ecco qui di seguito il link.
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=risposta%20a%20borghesi%20sulla%20pas&source=web&cd=1&ved=0CDAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.antonioborghesi.it%2Findex.php%3Foption%3Dcom_content%26task%3Dview%26id%3D537%26Itemid%3D35&ei=VJaPUO3dEarU4QSVyIGwAQ&usg=AFQjCNFLzZftfG6hhV8ioBixd566ilosLg
Ed ora alla luce di quanto sopra, non resta che avere il coraggio di tornare indietro e ripristinare la legalità, di favorire la scientificità di diagnosi accurate, nel pieno rispetto del bambino, dei suoi diritti e doveri, in sintonia con tutti i protocolli che lo  tutelano e difendono.
Il vaso di Pandora è scoperchiato.
Non richiudiamolo e portiamo alla luce tutti i danno e tutte le tragiche storie che accadono sotto il nostro naso. Questo ‘Olocausto bianco’ deve finire.
Continueremo a seguire l’evolversi della questione.
 

8 COMMENTI

  1. La PAS? Ma siamo sicuri?
    Leonardo ha 4 anni. – Il suo primo capriccio– lui piange, non vuole scendere dalla macchina e andare da papà- l’ultima volta un cuginetto gli ha fatto male. Il papà si arrabbia, lo trascina a forza e chiama i carabineri. – Leonardo piange, chiuso a chiave al buio in uno sgabuzzino vuoto a casa del papà, perché voleva tornare a casa della mamma prima del previsto.- la psichiatra Rubens De Nicola ha diagnosticato la PAS durante un colloquio di 20 minuti (!).
    Leonardo ha 5 anni – Il papà usando la diagnosi della PAS è riuscito a togliere la potestà genitoriale alla mamma ( In meno di un anno dal primo capriccio! Fantastico!) Lui è un avvocato e il vicepresidente dell’Associazione dei padri separati Padova. E dopo Leonardo con la mamma vivono 5 anni in assedio – il papà ha scatenato contro loro la Corte, gli assistenti sociali, gli psichiatri, le forze dell’ordine. Durante gli incontri protetti al bambino, seguendo la “terapia della minaccia” prevista per la cura di questa presunta PAS, venivano ripetute frasi come: “Se non vai dal papà, non vedrai più neanche la mamma, verranno i Carabinieri a prenderti”». Non dimentichiamo i 3 precedenti tentativi di portarlo via dalla casa della mamma. Scusate, ma tutto questo non basta per aver un po’ di antipatia verso questo papà anche senza PAS?
    Il problema è che diagnosticare la Pas come vediamo è facile, perfino troppo. De Nicola ci riesce sempre. Ma proprio perché la cosa è ascientifica, diventa impossibile PROVARE il CONTRARIO (non esiste nessuno strumento, nessun metodo), impossibile provare che in verità si tratta solo di una mamma e un figlio offesi e terrorizzati dallo Stato e dal papà che non si ferma davanti a niente.

  2. Ricordiamo che nella prefazione del DSM si dice chiaramente che non può essere usato in tribunale. Quindi questa diatriba è inutile perché le classificazioni di questo libro per stessa ammissione dei relatori non si possono usare in tribunale. In effetti gli psichiatri non dovrebbero neanche entrare nei tribunali con le loro teorie assurde.

  3. buongiorno!!io solo dico che :quello che un essere umano riceve dalla nascita è durante la sua crescita,.è QUELLO CHE HA IMPARATO è QUELLO CHE DA AGLI ALTRI,se riceve AMORE,COMPRENSIONE,RISPETTO,REGOLE PER CRESCERE CHE SONO MOLTO IMPORTANTE ,NECCESARIE,IN QUESTO MONDO MALATO,.CERTO QUESTI VALORI VANNO TRASMESSI DEI PILASTRI,BEN PIANTATI CHE SONO,UNA ISTITUZIONE LA FAMIGLIA,I GENITORI.,PECCATO PER QUESTI ANGELI CHE GIà SONO SFORTUNATI AL VIVERE è NASCERE IN UNA FAMIGLIA CHE FA PARTE DEL MALATO MONDO, MALATO.!!!,.,SICURAMENTE A SUO VOLTA LORO I GENITORI CHE SI COMPORTANO COSì HANNO AVUTO IL CONTRARIO DEI VALORI ,PRIMA CITATI ,I FIGLI NON SONO OGGETTI,,.,.,OGNI ESSERE HA BISOGNO DE CERTEZZE DI AMORE,RISPETTO ECT,.PER CRESCERE SERENO è COSì BRINDARLO AL MONDO INTERO,.,.,.PURTROPPO SUCCEDONO TANTE AGRESSIONNE,VIOLENZE,AI BIMBI,DONNE UCCISE,CHE SPARISCONO,.,è SEMPRE IL ULTIMO A VEDERLI IL MARITO ò COMPAGNO,EX FIDANZATO,., UN UOMO CRESCIUTO CON MANCANZA DEI VALORI,.,.,. MI SPECE TANTO CHE SE VIVA IN QUESTO MODO,.,.,.,. DIO DACI LA FORZA,FA UN MIRACOLO NEL CUORE DELLA GENTE PER AMARSI DI PIù,.,.,.,.,. <3 <3 <3 SUSANA

  4. L’alienazione genitoriale E’ nell’attuale stesura del DSM (che comunque non è Vangelo dato il continuo mutamento ed i legami economici con le multinazionali del farmaco da partedei suoi estensori) al paragrafo v61.20 come “disturbo relazionale tra genitori e figli”. Occorre forse essere medici per capire quanto danno e di quante patologie individuali sono causa le cattive relazioni tra figli e genitori? No, occorre solo la buona fede. Quanto a Gardner l’articolo ne parla come fosse l’unico che ha parlato di alienazione genitoriale: certo è comodo attaccare i morti come pensava Fabrizio Maramaldo nel pugnalare l’agonizzante Francesco Ferrucci dal quale quando era in salute si era tenuto rigorosamente alla larga: Il prof. Bernet ha stilato un lunga bibliografia di studiosi che riconoscono l’Alienazione Genitoriale, ben 594 la roiconoscono e solo 9, tra cui un pedofilo, certo Jorge Corsi, la negano. Se si ha tanta voglia di negare l’esistenza dell’Alienazione genitoriale perchè non prendersela con i vivi tipo l’Ordine nazionale degli Psicologi, la Società italiana, di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA),Transcrime, i professori Turchi, Gulotta, Cavedon, Lavadera, Buzzi, Pajardi, solo per citarne alcuni tra i tantissimi. E’ comodo polemizzare con un morto lo si faccia con i viventi …se se ne ha il coraggio e l’onestà intellettuale ma soprattutto gli argomenti.

  5. Coraggio, onestà intellettuale, argomenti. Gli argomenti che avrebbero gli esperti citati nel commento di cui sopra e assai conosciuti per le loro posizioni.Certo il Ministero della Sanità italiana sembra non avere voce in capitolo, vedo. Perché il ministero si è espresso. Per tornare al DSM, quando non fa comodo non è Vangelo o un punto di riferimento. Le cattive relazioni tra figli e genitori sono altro rispetto allo specifico PAS che non è stato introdotto perché non supportato, pare, da serie basi scientifiche. Ora si sta cercando di introdurre la PAS in altri modi e con altre denominazioni. Gioco sporco. La PAS non esiste. È stata inventata e portata nei tribunali da Gardner ed oggi produce i suoi guai, in Italia, attraverso i vivi di cui sopra.

  6. La PAS è una teoria, quindi è un costrutto della mente, e dire che “non esiste” non ha alcun senso. Tuttalpiù si può dire che non è adeguata alla realtà. Ma la realtà che la PAS cerca di spiegare esiste, indipendentemente che la si voglia chiamare “PAS”, “Mobbing genitoriale” o con qualsiasi altra etichetta.Del resto perfino uno dei consulenti della famiglia materna del caso di Padova a domanda precisa di Bruno Vespa lo ha ammesso
    VESPA: senza scomodare le PAS e le non-PAS, è abbastanza normale che quando un bambino resta molto a lungo… quando c’è una separazione traumatica tra i genitori e il bambino resta molto a lungo con uno dei due, nel 99% dei casi con la madre, non acquisisca un sentimento positivo nei confronti del padre.
    FOTI: Assolutamente. Noi dobbiamo distinguere l’alienazione parentale, che è un fenomeno che esiste.
    http://www.alienazionegenitoriale.com/foti-vs-coffari-mazzeo-lalienazione-parentale-esiste/

  7. @ Massimo Rosini: Egregio sig. Rosini, può cortesemente qualificarsi? Sono un medico, specialista in Psichiatria, lavoro dal 1978 nel servizio pubblico e il DSM, meglio i DSM (ho cominciato con lo studiare il DSM-III che è stato pubblicato in Italia nel 1980 e poi gli aggiornamenti successivi, DSM-III-R, DSM-IV, DSM-IV-TR), li conosco bene, per cui credo di saperne più di lei sulla questione. In nessuna pagina o riga dell’attuale DSM-IV-TR si trova l’espressione ‘alienazione genitoriale, quindi è una vostra invenzione.
    Il codice V61.20 si riferisce all’edizione americana, e qui ne ho postato la fotocopia:
    http://www.facebook.com/photo.php?fbid=4479531597822&set=a.1260956735462.2038951.1576015105&type=1&theater
    Nell’edizione italiana il codice è Z63.8, a pagina 783, e si chiama ‘Problema Relazionale Genitore-Bambino (in inglese: Parental-Child Relational Problem), non quindi, come erratamente scrive lei, con la superficialità che vi contraddistingue, ‘disturbo relazionale’. Per sua opportuna conoscenza, anche se so che non gliene frega niente perché il vostro obiettivo è solo quello di disinformare, mistificare e manipolare ogni dibattito su questi temi per continuare a fare i vostri lucrosi affari senza nessuno che vi infastidisca, per ‘disturbo’ nella logica dei DSM si intende quello che una volta si chiamava ‘malattia mentale’; problema è invece una cosa che al clinico è dato di osservare ma che non ha la dignità di disturbo. Problema relazionale significa che oggetto di attenzione clinica è la relazione tra due persone e che quindi il problema sta nella relazione tra i due non nell’uno o nell’altro. Se ne ha bisogno, anche se so già che per lei hanno il valore di un fico secco, posso darle delle indicazioni bibliografiche sulla psichiatria relazionale.
    Chiaramente il DSM non è il vangelo ma solo la classificazione più seguita al mondo da parte degli psichiatri; voi cercate i dogmi, noi no, ci accontentiamo della verità scientifica, che è in continuo progresso e per questo le classificazioni, non solo quelle psichiatriche, evolvono nel tempo.
    La storiella dei legami economici raccontatevela tra di voi, solo un’esigua monoranza dei disturbi mentali classificati dal DSM sono curabili con farmaci e tra i disturbi dell’infanzia e adolescenza solo 2-3, quindi vergognatevi.
    Mi spiace deluderla ma per capire le patologie bisogna essere medici e lei non lo è, quindi stia zitto; le relazioni tra due persone possono andar bene anche se i due sono psichicamente disturbati mentre possono andar male anche se i due sono perfettamente normali. Ripeto, le relazioni sono cosa diversa dalle individualità.
    Vedo che le citazioni storiche sono il suo forte (ma anche qui si sbaglia perché la vostra amata Wikipedia riporta che l’aneddoto potrebbe essere un falso storico), mi spiace per lei e per il vostro amato Bernet: la ricerca scientifica non si fa con le citazioni storiche. La cosiddetta bibliografia di Bernet è una collettanea di articoli e libri, nessuno dei quali viene citato dalle principali banche dati scientifiche, pubblicati di solito da edizioni giuridiche e non psichiatrice, spesso traduzioni in lingue diverse dello stesso titolo; le sembra una cosa seria?
    All’Ordine degli Psicologi abbiamo già replicato (http://www.alienazionegenitoriale.org/docu/psicologi.pdf), e altro materiale lo stiamo trovando per sconfessarli del tutto; al prof. Turchi ci stiamo pensando e usciremo a breve con un nostro documento sulle falsità e mistificazioni da lui messe in giro.
    Circa gli altri, per carità di patria taciamo; il 15 ottobre si spendono in 25 per ribadire la scientificità dei loro concetti, e questa è la nostra replica: http://www.alienazionegenitoriale.org/docu/20121017.pdf. Il 22 ottobre, dopo la dichiarazione del Ministro che li ha spiazzati (http://www.alienazionegenitoriale.org/docu/borghesi.pdf), sostanzialmente in 67 affermano: chiamatela come volete, il bambino che rifiuta un genitore è malato, e poi la ciliegina finale, si improvvisano profeti dicendo che nel prossimo DSM-V entrerà come ‘disturbo relazionale’; una malattia a futura memoria, come ho detto a Napoli, a babbo morto.
    @dadtux/vezzetti: ciò che talvolta si osserva in alcune separazioni altamente conflittuali, soprattutto nei casi di violenza intrafamiliare, diretta sul minore o assistita, o nei casi di abusi sessuali di un genitore sul minore, il minore rifiuta di relazionarsi con quel genitore, mentre si relaziona col genitore che lui percepisce protettivo. Dare a questa realtà il nome di alienazione genitoriale è un’inferenza priva di senso logico e di basi scientifiche. Il resto sono chiacchiere. Naturalmente voi, negando la realtà, sostenete che le accuse di violenza o abusi sono tutte false e così chiudete il cerchio.

  8. Gentile sig.ra Rosaria secondo lei uno psichiatra deceduto si sarebbe inventato una teoria che ancora oggi influenzerebbe centinaia e centinaia di studiosi e di tribunali in tutto il mondo? Caspita!!! Ripeto, invece di attaccare i morti attaccate i vivi se ne avete il coraggio:l’alienazione genitoriale non esiste? Esiste la sindrome di Stoccolma che nessuno si è mai sognato di negare: adulti sani vengono manipolati in beve tempo e con metodi violenti da sconosciuti; vuole forse negare che un genitore con molto più tempo a disposizione e metodi molto più sofisticati non possa manipolare la ben più fragile mente di un bambino? Si rende conto dell’assirdità di quanto sostiene vero? Non ha presente il fenomeno dei bambini kamikaze indotti a farsi saltare in aria apparentemente in modo volontario? Non ha presente il fenomeno dei bambini soldato che aprono il fuoco sulle truppe internazionali inviate a liberarli? Opensa che lo facciano per divertimento? Si metta il cuore (se ne ha uno) in pace: l’alienazione genitoriale esiste che a lei e a quelle come lei piaccia o no: non creda, negandola, di fare un favore alle donne che spesso ne sono vittime anche loro: il fatto di attaccare un morto, dimostra senza possibilità di equivoco, che non sapete che dire e cosa argomentare.Non vi siete accorte che usate le stesse tesi dei pedofili che sostengono il loro diritto di fare ciò che fanno? “Il bambino ha scelto volontariamente, i bambini vanno ascoltati….” Ci rifletta su …e dibattete con i vivi non con i morti.
    Quanto al governo, non è stato capace di contare gli esodati: vuole che sappia cos’è l’alienazione genitoriale?

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