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Un viaggio in Cappadocia

di Yuliya Vassilyeva
Ero già stata in Turchia, ma soltanto a Istanbul. Ora volevo visitare la Cappadocia, di cui avevo sentito parlare come di un posto pieno di fascino. Lì, dove si possono vedere paesaggi semidesertici e rocce dalle forme bizzarre formatesi milioni di anni fa, la mia passione per la fotografia poteva bene esercitarsi.
La mia prima tappa è stata Ankara, dove sono arrivata di sera. Il mio albergo era situato nel centro storico, nel quartiere di Ulus: per trovarlo ho girato per vicoli bui e stretti, dove mi sembrava di perdermi. Invece la mattina dopo mi si è aperta una vista a 360 gradi. Il quartiere Ulus è un borgo, con le mura e un piccolo castello di epoca bizantina, e dalla cima si poteva vedere una serie di varie costruzioni, da semplici baracche a interi quartieri di condomini alti. La foschia non permetteva di fare delle foto panoramiche e ho deciso di fare una passeggiata nella città vecchia, dove per fortuna alle 8.30 del mattino non c’erano turisti. Da qualche casa usciva un profumo di caffè. In giro c’era poca gente: qualche operaio intento a cercare di riparare le stradine, donne che pulivano con la scopa davanti a povere abitazioni.
Il castello purtroppo non è visitabile, quindi ho deciso di ripartire subito.
Ovviamente non potevo mancare la visita al Mausoleo di Atatürk.
La seconda tappa è stata il lago salato Tuz Gölü, situato nell’Anatolia centrale. Ha una lunghezza massima di 80 km e una larghezza che raggiunge i 50. Si tratta di un posto particolare a dir poco, che attira molti visitatori. Fra questi, donne e uomini turchi di tutte le età che mettevano fango mischiato con sale sulle gambe e su altre parte del corpo, mentre turisti da vari continenti compravano del sale in vasetti eleganti come ricordo.
Il lago mediamente non è profondo più di 40 centimetri e d’estate è in parte asciutto. Camminando in quello spazio bianco a tratti si vede solo l’orizzonte con piccole colline, mentre si sente il sale rompersi sotto i piedi.
La stessa sera, tardi, sono arrivata in Cappadocia. La mattina dopo guardando dalla finestra non credevo ai miei occhi: mai visto un paesaggio simile.
Ho deciso andare con la guida e non ho sbagliato. In un giorno ho visitato la valle dell’amore,  la valle dei piccioni – dove allevavano piccioni per varie necessità, i camini delle fate.
Il tramonto offriva una luce particolarmente suggestiva. L’ho visto dalle rocce rosse.
Il giorno dopo ho visitato anche una città sotterranea, presso Derinkuyu: nei più bassi dei suoi otto piani la popolazione di quella regione (dove sono vissuti Protoittiti, Romani, Bizantini) poteva mettersi in salvo se arrivavano nemici; quelli più alti erano utilizzati come depositi. C’erano stalle per le bestie, un frantoio, pozzi, cucine, una chiesa, una sala per assemblee, semplici stanze per le famiglie. La città occupava uno spazio di circa 4 km².
L’area con le rocce particolari è vasta, circa 200 km². Per trovare un posto ancora più speciale sono andata verso la valle di Ihlara Vadisi (Valle di Peristrema).
L’erosione prodotta nella valle di Ihlara dal fiume Melendiz ha formato uno strapiombo profondo circa 150 metri, dove si trovano un parco e numerose chiese rupestri.
Qui vicino, presso la cittadina di Selime, hanno girato il film “Star Wars”. Su un altopiano sorgono molte rocce a cono, con antiche stanze e chiese scavate.
Tra Nevşehir e Ürgüp si trova la fortezza di Uçhisar, al cui interno sono scavate una caverna e delle gallerie. Da lì si apre un ampio panorama sulla valle di Göreme.
Ho aspettato che il sole fosse tramontato per fotografare la valle con la ‘luce blu’.
Ho avuto anche la fortuna di scattare foto dalla mongolfiera. Dall’hotel si partiva alle 5 di mattina. Ho osservato come le mongolfiere venivano gonfiate con aria calda.
Dopo essere salita nella cesta, il capitano ha dato alcune spiegazioni su cosa fare quando si decolla e si atterra; e poi via, in volo su un’area arida con rocce a forma di funghi. La mongolfiera andava piuttosto veloce; quella mattina c’era un vento che ci aiutava a muoversi. Il freddo non si sentiva, anche se l’altitudine era fino a 450 metri; forse per il fuoco della mongolfiera.
Sono rimasta davvero affascinata dalla sensazione di volo in silenzio. Sotto i miei occhi, uno spettacolo della natura che porterò con me per tutta la vita.
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