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Economia e finanza dopo la crisi

di Mariano Colla
Ignazio Visco, governatore della banca d’Italia ha tenuto, all’Accademia Nazionale dei Lincei, una conferenza sul tema: “Economia e finanza dopo la crisi”.
Il governatore ha tracciato un quadro della situazione economica attuale, sottolineando gli aspetti principali della situazione in corso, richiamando, nel contempo, alcune delle ragioni che hanno condotto il mondo finanziario ad attraversare una crisi di tale portata di cui l’intero pianeta ne ha subito e tuttora ne subisce gli effetti. Visco ha inoltre tracciato un quadro delle possibili soluzioni che potrebbero mitigare gli effetti delle crisi corrente e, in qualche modo, scongiurare effetti simili nel futuro.
Sostiene Visco:” La crisi finanziaria – una crisi grave, ampia, che ha colpito l’economia globale in modo differenziato per i diversi paesi e aree del mondo e con effetti certamente duraturi nel tempo ha fatto emergere una serie di problemi nel funzionamento, nella regolamentazione e nella supervisione dei mercati finanziari. La stabilità finanziaria si è riproposta come obiettivo fondamentale della politica economica; le banche centrali sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale. Le conseguenze per la regolamentazione e la conduzione dell’attività di vigilanza su un sistema finanziario che sarà probabilmente molto diverso da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi venti anni sono considerevoli. È inoltre cresciuto lo scetticismo nei confronti del ruolo della finanza nel sistema economico, in particolare in relazione alla sua “distanza” dall’economia reale, quasi fosse in conflitto con essa”.
Il governatore ci fa sapere che il valore totale degli strumenti derivati negoziati sia in mercati regolamentati che al di fuori di essi è salito da circa 94.000 miliardi di dollari alla fine del 1998 a 486.000 alla fine del 2006, per raggiungerei 700.000 miliardi nel giugno del 2012, ossia circa 10 volte il PIL mondiale.
Se, da un lato, lo sviluppo della finanza, può essere un importante strumento di sviluppo economico, dall’altro c’è il rischio che la finanza diventi fine a se stessa, provocando danni estremi. La corretta conduzione dell’attività creditizia e finanziaria richiede competenza e buona fede da parte degli intermediari, ma anche adeguati regimi di regolamentazione e di supervisione.
Ed è in particolare sui regimi di regolamentazione e supervisione che Visco ha insistito.
La fiducia dei risparmiatori non è mai stata così bassa nei confronti del mondo della finanza, come dimostrano movimenti quali Occupy Wall Street, gli Indignados della Spagna e i loro omologhi in altri paesi europei.
Tale sentimento di protesta, dice Visco, è stato alimentato non soltanto dalla rivelazione di comportamenti scorretti e dell’esistenza di incentivi perversi, ma anche dalla percezione di una certa indulgenza nei confronti dei responsabili, in un contesto di remunerazioni eccezionalmente elevate.
La crisi, commenta il governatore, ha mostrato che gli operatori di mercato non erano in grado di gestire l’intrinseca complessità del sistema che loro stessi avevano contribuito a elaborare negli ultimi due decenni, grazie anche ai progressi nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che hanno favorito la cartolarizzazione delle attività delle banche e con essa l’offerta di¬strumenti finanziari cosiddetti “strutturati” (ABS, CDO, ecc.).
L’assenza di trasparenza è stata particolarmente grave nella valutazione di tali strumenti, laddove sono mancati i dovuti controlli da parte di regolatori pubblici o organi di informazione.
Ai fini della tutela dei consumatori di prodotti e servizi finanziari, la regolamentazione e un’efficace vigilanza, sono un presidio complementare e non meno importante di quelli offerti dall’educazione e dall’inclusione finanziarie.
Tuttavia è opportuno rimarcare che il mondo della finanza un ruolo della vigilanza non l’ha voluto, afferma Visco. Infatti, il mondo della finanza quando si rivolgeva ai regolatori affermava:”voi, regolatori e autorità di vigilanza, sarete sempre indietro rispetto all’innovazione finanziaria; è meglio che lasciate a noi, istituzioni globali, il compito di autoregolarci; siamo grandi, sappiamo badare a noi stessi”. In fin dei conti “se qualcuno di noi sbaglia, alcuni guadagneranno ciò che altri hanno perso; perché non dovreste lasciarci liberi di giocare un gioco a somma zero?”
I regolatori, quindi, non avevano, di fatto, né la possibilità né i giusti incentivi per acquisire le informazioni necessarie. In primo luogo, le grandi istituzioni finanziarie operano a livello mondiale e i regolatori nazionali dispongono di poteri troppo limitati per poterle controllare.
E’ pertanto necessario che regolamentazione e vigilanza mantengano il passo con l’evoluzione del settore finanziario e che sia attivo un coordinamento della supervisione finanziaria fra i vari paesi, ma, sostiene Visco, è ancora più importante che i regolatori e i supervisori siano attenti a mantenere a debita distanza le lobby del settore finanziario.
Bisogna quindi ricercare un sistema migliore di regolamentazione e di vigilanza.
Oltre agli interventi attuati, sotto l’impulso del G20,dal Financial Stability Board (FSB) e dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, sono tuttavia necessari ulteriori progressi, rimarca il governatore. Sono stati compiuti alcuni passi avanti nella convergenza verso una serie di principi contabili condivisi; tuttavia, molto resta da fare.
Dobbiamo davvero elaborare un insieme di regole comuni,dichiara Visco, procedere con determinazione verso la condivisione delle responsabilità e usare il più possibile il sistema della peer review nella nostra attività di vigilanza, evitando, nel contempo, che le attività e i rischi assimilabili a quelli bancari migrino verso istituti non regolamentati o scarsamente regolamentati (il cosiddetto “sistema bancario ombra”).
Sostiene inoltre Visco che una volta ultimata l’opera di profonda riforma della regolamentazione, sarebbe sciocco pensare che sia sempre possibile evitare le insolvenze. Queste possono sempre essere causate da comportamenti imprudenti o da operazioni fraudolente. Occorre prepararsi a questa evenienza, poiché i costi del sostegno pubblico possono essere molto elevati.
Il governatore fa anche presente che in caso di acuta incertezza, nessuna analisi di dati storici può produrre segnali affidabili sulle prospettive future. Infatti una lezione importante della crisi finanziaria – che sta generando una notevole attività di ricerca – è che i modelli attualmente disponibili non catturano tutte le interazioni tra il settore reale dell’economia e quello finanziario.
La ricerca deve quindi essere finalizzata e identificare meccanismi profondi e affidabili, tali da mutare nel tempo meno possibile.
Visco ritiene, inoltre, che particolare attenzione debba essere dedicata ai processi di apprendimento successivi a eventi estremi, eventi non considerabili come mere estrazioni casuali da una distribuzione di probabilità stabile, seppure non normale.
Alle banche centrali spetta un ruolo cruciale. Vi sono chiari elementi di complementarità tra la stabilità finanziaria e quella monetaria. In alcuni casi essa trova un riconoscimento ufficiale nella definizione del mandato delle autorità monetarie, ma anche laddove il richiamo non sia esplicito, le banche centrali devono tenerne conto nelle loro scelte di policy.
Citando Curzio Giannini, Visco conclude la conferenza, citando un passo di Curzio Giannini: “la legittimazione delle banche centrali non viene né dall’attivismo, né dalla capacità di produrre reddito, né, se non in un senso molto indiretto, dall’efficienza. Viene […] dalla competenza, dalla moderazione, dall’orientamento al medio-lungo periodo, dal rifiuto di assumere compiti esulanti dai propri ruoli primari. Se vi sarà una prossima fase nello sviluppo del central banking, com’io credo, è da questi valori che potrà scaturire”.
È forse questo, aggiunge il governatore, ciò che la società dovrebbe aspettarsi, se non dal settore finanziario, da chi è chiamato a governare la stabilità finanziaria.

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