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'Ricuciamo': a Rebibbia le detenute vanno a scuola di alta moda

‘Ricuciamo’, un progetto rivolto alle detenute del carcere femminile di Rebibbia che ha come scopo quello di attrezzare un laboratorio di sartoria stabile all’interno della casa circondariale femminile per insegnare loro una nuova professione, così da riabilitarle nella società civile ed emanciparle economicamente.
L’iniziativa, promossa dal Dipartimento Promozione delle Politiche Sociali e della Salute, prevede la formazione di trenta detenute attraverso un corso professionale tenuto da docenti qualificati dell’accademia Altieri, da 39 anni punto di riferimento per chi ha deciso di specializzarsi nei vari settori dell’artigianato creativo.
A presentare il progetto, questa mattina, il vice Sindaco di Roma Capitale, Sveva Belviso, assieme al garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Filippo Pegorari, all’assessore al Patrimonio di Roma Capitale, Lucia Funari, al provveditore regionale amministrazione penitenziaria del Lazio Maria Claudia Di Paolo, al direttore dell’Ufficio di esecuzione penale esterna di Roma e Latina, Antonella Di Spenaricuciamo
«Il lavoro, per chi sta scontando una pena, rappresenta da un lato un percorso di riabilitazione sociale e dall’altro l’unica forma di prevenzione efficace per evitare di ritornare a delinquere». E’ quanto dichiara il vice sindaco di Roma, Sveva Belviso.
Il laboratorio sartoriale, che sarà attrezzato di macchine da cucire e ricamatrici, prevede un corso della durata di nove mesi con due incontri a settimana, ciascuno della durata di tre ore, per un totale di 228 ore complessive di formazione.
Le apprendiste, durante il tirocinio che sarà suddiviso in sei moduli, acquisiranno competenza e professionalità in diversi settori della moda femminile: dalla presa delle misure, alla creazione del cartamodello, al taglio del tessuto, alla conoscenza dei macchinari e attrezzature utili alla confezione di abito sartoriali, alla merceologia tessile, all’esecuzione del ricamo a mano, alla pittura su stoffa e tessuti, fino ad apprendere le basi modellistiche delle diverse tipologie di abito e del loro confezionamento.
Obiettivo principale dell’iniziativa è quello di dare la possibilità alle donne, che hanno commesso un reato, di riscattarsi imparando un mestiere che consenta loro, una volta espiata la pena, di poter essere nuovamente inserite nel tessuto economico cittadino. Il lavoro di sartoria è per eccellenza l’attività artigianale che maggiormente crea entusiasmo, le attività manuali, infatti, rappresentano nella nostra cultura, un passaggio di tradizioni intergenerazionali importanti in cui le donne sono state sempre le protagoniste.
La mancanza di autostima che viene generata da un contesto così difficile come quello detentivo, porta le donne a chiudersi e a perdere la fiducia nelle proprie capacità. Solo motivandole avranno occasione di sviluppare capacità proprie, riprendere contatti con l’ambiente esterno, fino ad acquisire un nuovo status sociale.
Il gruppo, gestito da insegnanti dell’Accademia Altieri sarà, inoltre, affiancato da operatori che, oltre ad occuparsi degli spazi di socializzazione, hanno messo a disposizione le loro competenze socio-psico-educative per sostenere le dinamiche gruppali e interagire con le capacità e bisogni delle partecipanti.
Al termine del percorso verrà realizzata una linea di abiti e accessori prêt-à-porter. I capi di abbigliamento saranno venduti attraverso esposizioni in mostre-mercato, con il coinvolgimento diretto delle partecipanti al laboratorio e attraverso la creazione di un sito internet dedicato, e tramite la formula del conto vendita. Gli introiti derivanti dalla vendita verranno, in parte utilizzati per la retribuzione delle detenute, in parte investiti nuovamente nel progetto.
Inoltre, la collezione di abiti e accessori verrà presentata all’interno di un evento-sfilata, costruito per l’occasione dalle associazioni che presentano il progetto e dall’accademia Altieri, e sarà inserita all’interno della manifestazione AltaRomaAltaModa, la fashion week capitolina che con due appuntamenti annuali, crea molteplici occasioni di incontro tra le storiche maison italiane e le nuove realtà produttive e creative internazionali.
«Questa esperienza vuole essere un modo per reinserire gradualmente le donne nella vita di tutti i giorni dando loro gli strumenti di sostegno per affrontare le paure e le insicurezze di questa fase. Confidiamo – conclude Belviso – che questo percorso fornirà loro i mezzi necessari così da ricostruire la propria normalità nel tessuto sociale ed economico del Paese».
«Il corso professionale, che inizia oggi, assume grande importanza sotto diversi profili perché non soltanto conferisce alle detenute una professionalità facilmente spendibile anche in epoca successiva alla detenzione ma anche perché trasformandosi da subito in laboratorio permanente offre l’opportunità di ricavare un reddito dal lavoro svolto». E’ quanto dichiara Filippo Pegorari, garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale. «Infine non va sottaciuto il fatto che una parte dei ricavi della vendita servirà e rifinanziare l’iniziativa così da offrire anche un ricambio costante alla forza lavoro. – aggiunge Pegorari – Il mio ringraziamento quindi va al vice sindaco, Sveva Belviso che ha con me condiviso sin dall’inizio questo progetto e all’ assessore al Patrimonio, Lucia Funari che ha messo a disposizione un negozio per la vendita dei prodotti d’abbigliamento».

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