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Il Tao della Giustizia

di Isabella De Acutis
Quando penso al concetto di Giustizia mi viene spesso in mente la Bilancia, il rapporto di equilibrio tra forze, e il Tao, che nella tradizione orientale è sinonimo appunto di equilibrio, dualità, relazione tra bene e male, luce e ombra.
La Giustizia è un concetto così ampio e così delicato.
Incontriamo “la giustizia degli uomini”, che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi, con i privilegi di chi può “giocare” con essa e la sofferenza di chi per anni sta aspettando giustizia per sè o i propri cari.
Viviamo in un mondo dove “La legge è uguale per tutti” è più un ideale che una reale applicazione.
Passiamo da processi come Corona o Vanna Marchi, ai grandi processi di Cogne o Sarah Scazzi, a tutti quei procedimenti perduti e anonimi in cui moltissime persone sono intrappolate da anni.isa
Passiamo dal caso del barbone sotto casa mia, persona gentile ma con un delicato equilibrio mentale, che si becca 9 mesi di incarcerazione per resistenza a pubblico ufficiale, a figli di papà che investono due ragazze irlandesi per poi uscire fuori dopo due mesi.
Passiamo da veri deliquenti che al massimo si fanno qualche anno di domiciliare, a persone “comuni” che aspettono anni per processi che sembrano continuare senza fine, peggio del Samsara (secondo il Buddhismo il ciclo infinito delle esitenze), per arrivare poi ad eroi incorruttibili e coraggiosi come Falcone e Borsellino che hanno perso la vita perchè credevano nella Giustizia, quella con la G maiuscola.
Poi pensiamo alla Giustizia Divina, che tanti invocano con fede e speranza, visto poi che quella terrena sembra funzionare poco, e anche in questo caso ci troviamo davanti a un dio che giudicherà e che separerà i “giusti” dai “malvagi”, con criteri che personalmente mi sfuggono e che non ho mai capito.
Infine ascoltiamo persone frustrate che acclamano il concetto di “giustizia fai da te”, pronte ad inforcare il fucile, concetto assai pericoloso, che mi fa pensare alla Signoria di Firenze nel ‘500 dove si poteva accusare in forma anonima il proprio vicino di casa, solo per invidia o per profitto personale, e senza andare così lontano, basta pensare alla “giustizia” tra serbi e croati nel recente conflitto del Kosovo.
L’essere umano è pronto a criticare tutti gli altri, riempiendosi la bocca di “giustizia” e generalmente poco incline a mettere in discussione sé stesso.
Alla fine credo, dopo questo ragionamento, che la Giustizia sia uno Stato della Mente, esattamente come la Felicità, che la Giustizia è qualcosa che dipende non tanto dal FARE giustizia, ma dall’ESSERE nella condizione di giustizia, che ancor prima di pretenderla e invocarla, ognuno la viva sulla propria pelle.
Giustizia diventa allora equilibrio mentale (Tao), uno stato di pace e gentilezza interiore, onestà con sé stessi e con gli altri.
A questo punto ognuno sceglie di agire con giustizia e coscienza, sceglie di agire nel Bene.
Tale forma ideale di Giustizia porta poi l’individuo ad applicarla anche al di fuori della propria sfera individuale, condividendola con tutti gli altri.
Per cambiare una società bisogna in primis trasformare noi stessi.
Rabbrividisco all’immagine di coloro che “qualche” tempo fa hanno messo sul rogo innocenti e intellettuali, che con la pace nel cuore, facendo spallucce, affermarono con un sospiro di sollievo: “Giustizia è stata fatta”.

1 COMMENTO

  1. Grandissima verità quella che tu cogli, Isabella. La giustizia è prima di tutto in noi stessi, la giustizia è una condizione mentale, la giustizia è una condizione dell’animo… Uno scritto profondo il tuo, e molto condivisibile, opera di una mente acuta e di un cuore puro. Grazie :*

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