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Il Teatro degli Orrori infiamma Roma

testo di Roberta Leomporra – foto di Serena De Angelis
Introdotto dal trio torinese dei Nadàr Solo (Alessio Sanfilippo alla batteria, Matteo De Simone voce e basso, Federico Puttilli alla chitarra), che continua ad affermarsi sulla scena musicale nazionale con un rock intelligente e d’impatto, Capovilla & Co. ovvero “Il teatro degli Orrori”, ieri sera hanno  scaldato il palco capitolino di “Villa Ada incontra il mondo”.Foto_Concerto_Il_Teatro_degli_Orrori_Roma_20_giugno_2013_SDA_15
Gruppo italiano di alternative rock il cui nome è figlio di un’ispirazione giunta dal teatro della crudeltà di Antonin Artaud, ha visto confermate anche ieri sera, fedeltà e stima di fan  intenti a ripetere a menadito i versi d’ogni canzone proposta.
Rappresentanti di quel rock impegnato ed impegnativo, rivolto a menti attente, desiderose di ricevere stimoli di riflessione tanto politica quanto sociale, scrutano uno spettro a raggio globale, per raccontare e dire la propria sulle problematiche connotative di ciascun angolo del mondo.
Di certo la vocalità grave dal timbro brusco e suadente di Pierpaolo Capovilla, ben si presta all’intento esegetico e critico dei testi ai quali presta la voce.
Dal commento alla sempre critica situazione vigente nella striscia di Gaza attraverso lo sguardo determinato dei Refusenik israeliani, membri e soldati della riserva che rifiutano di prender parte ai combattimenti, fino alla nazionalissima “Questione Aquilana” post terremoto, che ha visto, tra l’altro, aspre polemiche ruotare attorno all’inspiegabile congelamento dei fondi raccolti attraverso il progetto “Domani”, alla quale hanno attestato solidarietà mediante dichiarazioni nonchè al fianco degli Afterhours in occasione di un concerto (senza percezione di compenso alcuno) il 19 maggio dello scorso anno, l’impegno civile del gruppo è attivo e costante.
Puntuali ed attualissime, calde, le tematiche esigenti analisi e disputa svolte da “Il teatro degli Orrori”, testi nella trama dei quali la scelta di ogni singola parola è ben ponderata, pure sia a rischio di metrica e formalismi di sorta.
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