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Venezia 2013: la Mostra celebra Brass

di Elisabetta Rossi
Si chiama Istintobrass e titolo migliore non si poteva scegliere per questo docu-film sul Maestro della liberazione sessuale (ahimé, mancata). Realizzato da Massimiliano Zanin (storico sceneggiatore di Brass) e dalla compagna di Tinto, la psicoanalista Caterina Varzi, il film risente fortemente dell’intervento dello stesso Maestro pur non essendo affatto un compitino agiografico. Anzi. Tinto ha lasciato ad altri il compito di valutarlo, pur inserendosi come Grande Raccontatore di aneddotti.

Tinto Brass e Caterina Varzi
Tinto Brass e Caterina Varzi

Dalla sua colta formazione parigina alla Cinématèque Francaise con maestri come Roberto Rossellini, Henri Langlois e Joris Ivens (con quest’ultimo realizzò uno splendido documentario voluto dall’Eni di Mattei, L’Italia non è un paese povero) e con altri giovani cineasti come Bresson, Godard, Truffaut, Brass ha vissuto in pieno il clima pre-Nouvelle Vague. Al ritorno in Italia (anni 60) realizza i primi film politici- anarchici come Chi lavora è perduto, La vacanza, L’urlo, Col cuore in gola. Sempre negli anni del boom, l’incontro con Dinode Laurentiis che gli consente di dirigere attori del calibro di Alberto Sordi e Silvana Mangano. Con loro realizza uno dei suoi più interessanti film: Il disco volante. Poi la stagione pop che si rifà ai comics ambientati nella swinging London,  con attori cult come Gigi Proietti, allora agli esordi, e la coppia Franco Nero-Vanessa Redgrave.
Tutti raccontano di Tinto in questo biopic ricco di notizie e interventi. Fra loro, Helen Mirren (fra le interpreti del discusso e “rinnegato” Caligolaprodotto da Bob Guccione); il suo attore-feticcio Franco Branciaroli; e – sola fra le attrici che si sono spogliate per lui nella seconda fase del suo lavoro, da La Chiave in poi – Serena Grandi. A ricordare con affetto Tinto anche il grande scenografo premio Oscar sir Ken Adam che lavorò con Brass in Salon Kitty. Fra gli altri interventi quelli di Adriana Asti e Franco Nero, del figlio di Tinto, Bonifacio, della sexy Yuliya Mayarchuk. E dei critici Gianni Canova, Marco Giusti, Marco Muller e Manlio Gomarasca, editore di Nocturno. Da non perdere.

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