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Ecologia del vivere: Ma se fosse colpa nostra?

Di Peppe Mariani
dare-la-colpaAnni di pigrizia ci hanno insegnato a essere più veloci quando cadiamo nel ventre molle dell’asservimento politico, sociale, economico e psicologico. Qualcuno un po’ di tempo fa affermava che la colpa più grave della politica è di non aver saputo capire come stava cambiando la società, l’economia, i bisogni dei cittadini; ancora più grave non aver controllato ciò che accadeva sotto gli occhi di tutti, incuranti delle effettive priorità della gente, ai bisogni vitali urlanti, e senza nessun coerente programma politico che guardasse alla trasparenza o meglio all’etica, come stella polare. Tutto ciò ha comportato il procurarsi uno spazio esclusivo solo per i politicanti, costruendo illusioni autoreferenziali sino a farci precipitare nel baratro di una notte tenebrosa. Io mentirei tacendo e sarei stolto inneggiando qualcuno o qualche gruppo sociale o politico. Seneca affermava che ” la verità bisogna dirla solo a chi è disposto a intenderla”. Vogliamo aprire gli occhi, siamo disposti a vedere? Nessuno potrà indicarci la via, “il domani”, senza capire come si fanno i conti con una realtà che cambia a velocità fragorosa, e il loro bonus l’hanno divorato. Quanta strada dobbiamo ancora percorrere per vedere un barlume di luce? Non possiamo più tollerare, sopportare con indifferenza quello che quotidianamente e con ritmo incalzante assistiamo. Mi sembra di sentire l’ignoranza, la pervicacia e l’arroganza di chi parla di politica, trasparenza, partecipazione, ma intende e pratica altro. Davanti alle solitudini delle genti, che reclamano ascolto a bisogni sempre più opprimenti e diritti sempre vilipesi, le parole della politica e dell’etica diventano sempre più voce flebile e incerta. In questa commedia degli equivoci e dei paradossi è rimasta sconfitta tutta la Politica quella della passione, della responsabilità verso il bene comune, di servizio per i cittadini, della militanza intesa come azione altruistica, vittima delle reiterate azioni autolesioniste con le quali i vecchi e delegittimati gruppi dirigenti, non solo dei partiti ma anche della comunicazione, della società tutta, hanno, in vari momenti e in vari modi, affossato ogni capacità di visione e d’impegno forte, serio, generoso. La responsabilità dei partiti tradizionali è enorme. E’ diventata assoluta quando, pur comprendendo la necessità del cambio di passo e della necessità di “mostrare” segni di cambiamento, hanno candidato uomini e donne d’apparato e di struttura (giovani o vecchi non cambia), o simboli di qualche “argomento sensibile” da buttare in pasto alla folla arrabbiata e affamata di tutto, o peggio amici e amiche personali, o affiliati a qualche “consorteria”. Hanno lasciato fuori la società che conta, che soffre, che combatte, che esprime passione ed anche grandi sensibilità e competenze. Quelli fuori dalle cerchie che contano, si sono trovati “stranieri”, offesi, vilipesi, sedotti e abbandonati. Davanti a questo tsunami furibondo, le domande che ci poniamo tutti i giorni per dare il nostro contributo sono moltissime e spesso, senza risposta. Allora ogni tanto mi sorge un dubbio: Ma se fosse colpa nostra?

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