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Il Vittoriano espone le opere di Irene Petrafesa: “Tra Terra e Mare”

Di Stefania Taruffi

Mare nostro
Mare nostro
Dal 17 luglio il Complesso del Vittoriano di Roma , ospita la mostra personale di Irene Petrafesa,Tra terra e mare – Opere 2001-2014”, in programma nella splendida cornice di Via di San Pietro in carcere fino al 7 settembre. L’esposizione – che è stata patrocinata dalla Regione Lazio, da Roma Capitale, dal Presidente del Consiglio regionale della Puglia, dalla Provincia di Bari, dalla Provincia di BAT (Barletta, Trani, Andria) e dal Comune di Andria – offre la possibilità al grande pubblico di ammirare da vicino i lavori di un’artista che ha raggiunto ormai da qualche tempo un ruolo di primo piano nell’arte contemporanea italiana e internazionale ottenendo riconoscimenti significativi. La mostra è a cura di Claudio Strinati e Nicolina Bianchi.
All’inaugurazione erano presenti i curatori della mostra e ospiti noti come Valeria Golino, Riccardo Scamarcio e Marco Travaglio.
Pittrice poliedrica, Irene Petrafesa è cresciuta in un contesto familiare sensibile all’arte che ha notevolmente condizionato la sua successiva attività in un groviglio di percorsi emozionali scaturenti da un forte impulso alla creatività. Si tratta di tracciati che sono frutto di una ricerca interiore, piuttosto emotiva e ricca d’implicazioni sociali che trovano un retroterra autorevole in artisti come Pasolini, Moravia, Antonioni e Bertolucci, a buon diritto considerati dalla Petrafesa come suoi “padri spirituali”. Abile tanto nella sperimentazione quanto nella tecnica, questa pittrice è dotata di un talento multiforme e non comune, prodigioso e assolutamente originale, capace di esplodere in un’arte che sa comunicare le sue più intime emozioni.
«Materia, spazio, ricordo, istinto, immagini captate e sedimentate nella memoria – scrive la Petrafesa – sono evocate nell’atto creativo». Interessata a narrare non il reale immediato, ma l’anima della realtà, la dimensione più oscura della vita, la magia delle cose, spiega: «Non descrivo quel che accade ma cerco di collocare me stessa e l’osservatore nell’evento, tentando di coinvolgerlo emotivamente, creando un effetto estetico seducente che lo inviti a lasciarsi trasportare dai propri sensi».
Rosso
Rosso
L’esposizione racconta la prorompente forza creativa di questa pittrice attraverso un’ampia raccolta di opere, circa 40– tra cui tele e lavori realizzati con tecniche miste, ossidi e materiali di risulta, oltre che a olio e pastelli – che sono il risultato degli ultimi quattordici anni di lavoro e rappresentano l’espressione più recente della sua preziosa produzione, affermatasi da qualche tempo in maniera prorompente nel panorama italiano e internazionale.
Essenziali per un’ottimale comprensione delle sue opere le fasi proposte all’interno del percorso espositivo: dal ciclo “Mediterraneo” a “Frammenti Metropolitani”, da “Paesaggi industriali…ciminiere” passando per “What identity”, “Profili” fino a “Respiri”, “Passeggeri e “Sospeso”, serie quest’ultima in cui, come spiega l’artista stessa “qualsiasi suono è ovattato, attutito, qualsiasi movimento o immagine perdono d’intensità, diventano fluidi ed è lì che io immagino possa anche avere origine la vita”.
Ciminiere
Ciminiere
Così accanto a opere che sono “istantanee” mentali capaci di trasudare poesia, “scatti” in cui a rubare il posto alla natura è un orizzonte buio e fumoso, spesso opaco e rotto solo da fabbriche e gru, s’impongono all’attenzione dello spettatore quadri, i cui protagonisti sono esseri che sembrerebbero vivere sospesi nel cosmo e trascorrere la propria esistenza tra terra e mare, tra essere umano e natura, e ancora creazioni pittoriche più attuali che vedono campeggiare sulla tela personaggi inediti, passeggeri ideali, “figure sospese – come scrive Nicolina Bianchi nel suo testo editoriale a catalogo – in un etere d’intime simbologie silenziose, ma prepotentemente presenti nella mente e nell’animo di Irene”. Si tratta, continua ancora la Bianchi nel suo testo, di “visioni poetiche che dialogano con i luoghi delle sue nostalgie, con i colori evanescenti delle sue atmosfere preferite, espressioni immediate e concrete dell’uomo all’incessante ricerca di una realtà di valori, di un mondo interiore ricco di rispetto, di fiducia, d’amore”.
Irene Petrafesa lavora prevalentemente con olio, ma non disdegna tecniche miste e pigmenti naturali su grandi tele. La sua è una pittura evocativa, un mezzo dell’agire in rapporto diretto con la rappresentazione mentale. L’artista è impegnata a mettere a nudo e trasmettere l’anima della realtà e la magia delle cose ed è sicuramente per questo motivo che il suo pennello dà spazio, piuttosto che alle persone, a ombre passeggere che fanno da quinta alla rappresentazione del vero soggetto dei suoi lavori: “il vuoto” inteso come aridità di sentimenti e smarrimento.
Pubblicato da Edizioni Segni d’Arte, il catalogo – al cui interno sono presenti contributi critici di Giusy Caroppo, Claudia Germano, Francesco Salamina, Maurizio Vitiello, Paolo Meneghetti, Vinicio Coppola, Mariangela Canale, Giuliana Schiavone, Francesca Mariotti, e interviste a cura di Grazia Lamesta, Oscar Iarussi, Maria Grazia Rongo e Marina Ruggiero – è stato curato da Claudio Strinati e Nicolina Bianchi. Il testo editoriale è a cura di Nicolina Bianchi.
Ingresso libero
Orario: tutti i giorni 9,30 – 19,30
L’accesso è consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
Per informazioni: Tel. 06/6780664

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