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Roma, la "gioventù ribelle" del Risorgimento italiano in una mostra

Di Valentino Salvatore


Si è aperta il 4 novembre la mostra Gioventù RibelleL’Italia del Risorgimento, al complesso del Vittoriano. Voluta dal ministro Giorgia Meloni per i 150 dell’unità d’Italia, dà il via ad una serie di iniziative volte a celebrare l’Unità. Come concerti e spettacoli di teatro, che si snoderanno fino al dicembre del 2011. L’esposizione al Vittoriano, che durerà fino al 18 dicembre di quest’anno, in particolare vuole essere un modo per rendere omaggio a quella generazione  di giovani “ribelli” che hanno sognato un paese unito, libero. E che non hanno esitato a lottare fino a sacrificarsi e morire per un ideale.

Una carrellata di personaggi diversissimi tra loro, che provenivano da tutte le regioni d’Italia ed avevano alle spalle storie lontane fra loro, se non contrapposte. Ma che hanno condiviso nonostante le differenze sociali, culturali e politiche uno slancio comune. Nomi come Carlo Pisacane, Luciano Manara, Maria Sofia di Borbone, Ippolito Nievo, Goffredo Mameli, la Contessa di Castiglione, Nino Bixio o i temerari fratelli Cairoli, il Risorgimento italiano rivissuto attraverso i suoi protagonisti. A cominciare dal quel Goffredo Mameli autore del nostro amato quanto contestato inno nazionale, morto poco più che ventenne mentre difendeva la Repubblica Romana nel 1849.

Il Risorgimento vissuto attraverso questi giovani scapestrati e idealisti, diventa un’epoca inquieta, disperata ed entusiasmante. Fatta di manifestazioni di piazza, libelli e giornali clandestini, viaggi avventurosi, vite precarie, barricate, insurrezioni. Non si tratta però di una rievocazione puramente retorica, ma la scommessa è quella di entrare in sintonia con le nuove generazioni. L’intento è quello di trasmettere e rendere di nuovo vivo qualcosa dello spirito che coinvolse e sconvolse i giovani di quegli anni lontani. Per questo, vengono utilizzate nella rassegna le moderne tecnologie. E persino un videogioco. Che, nelle intenzioni del ministro intende “celebrare l’eroismo e l’amor di patria di giovani coraggiosi, il cui sangue è servito ad unificare il nostro Paese e di parlare ai giovani d’oggi con il loro linguaggio raccontando loro la gloriosa storia dei padri”.

Le sezioni espositive ci racconteranno la vita e le imprese di questi protagonisti del Risorgimento. Proposte con testi in audio, immagini, brani dei loro scritti, cimeli originali d’epoca, video interattivi e filmati con attori italiani come Cristiana Capotondi, ma anche quadri e incisioni. Un mix di passato e presente, la cui colonna sonora è firmata dal musicista Giovanni Allevi. La mostra è stata inaugurata il 3 novembre alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Occasione da lui colta per lanciare un appello affinché “prevalga il senso di unità”, al di là delle tensioni che “possono anche essere fisiologiche”. E’ vero, ci furono “tensioni personali tra i protagonisti del movimento unitario”, ha spiegato il capo dello Stato, “ma esse furono superate nel nome dell’interesse comune”.

Una storia ricca di sfumature, che va valorizzata, “senza complessi e senza cedimenti”. Proprio come altri paesi che “sono più attenti del nostro a non deprimere il loro patrimonio storico”. Il Risorgimento non può essere ridotto a letture “semplicistiche”, come quella della “rivoluzione fallita, oppure la tesi storicamente falsa del brigantaggio meridionale, descritto come reazione al processo unitario.”– ammonisce Napolitano- Non c’è spazio per polemiche sterili o nostalgie neo-borboniche, ma ciò non significa glorificare acriticamente il processo risorgimentale. Lo stesso presidente ammette che “anche nel movimento unitario che ha fatto l’Italia ci sono stati errori e ce ne sono stati altri poi dopo l’Unità, gravi insufficienze, incapacità di realizzare gli ideali indicati”. Ad esempio, il punto dolente del mancato sviluppo del Sud, che però “non è responsabilità né di Mazzini, né di Garibaldi, né di Cavour”.

Per maggiori informazioni:
www.gioventuribelle.it

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