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Padri separati

di Caterina Grillone*
L’Italia è vittima di una cultura che vede la prevalenza del ruolo materno e non tiene conto né del maggiore ruolo sociale che investe la donna fuori dalle mura domestiche, né del maggiore ruolo educativo esercitato dai padri in famiglia. Oggi la famiglia evidenzia una profonda solitudine che si manifesta spesso nell’incomunicabilità tra i suoi membri. Su di essa si è abbattuta una grave e radicale trasformazione causata soprattutto dalla crisi economica e sociale. La legge ha preso le difese della donna come principale soggetto educativo, favorendola sul piano del sostegno finanziario. Se questa situazione si è dimostrata accettabile nelle famiglie a reddito medio alto, dove di fatto non esistevano problemi di natura economica da una parte e dall’altra, ha creato e sta creando un mare di guai alle famiglie con redditi bassi non sono più solo le donne ad essere considerate “soggetti deboli”. Secondo i dati Istat, su ogni 1.000 matrimoni in Italia, 311 finiscono con una separazione e 174 con un divorzio. Per molti genitori (specialmente uomini) questo significa vivere in povertà e in condizioni di bisogno d’assistenza. padri
Secondo lo studio i padri separati non hanno solo il bisogno materiale di trovare un tetto sotto il quale vivere , ma hanno anche la necessità di ritrovare sé stessi, dopo il trauma della separazione, e di trovare un luogo sicuro e accogliente dove ospitare i propri figli. Ovviamente, non tutti gli uomini separati possono permettersi di pagare un secondo affitto o un secondo mutuo e così comincia il loro dramma, che è anche un dramma sociale. Tutti ne parlano, ma nessuno interviene; In caso di presenza di figli minori, la prassi diffusa della giustizia italiana è di affidarli alla madre. Nel dramma dei figli è l’uomo a giocare il ruolo del ripudiato, allontanato da casa, costretto a versare rendite spesso insostenibili a donne garantite da una legislazione farraginosa e vetusta. La difficoltà nel far passare in concreto il principio dell’affidamento condiviso dei figli sarebbe l’indizio più grande del ruolo educativo secondario cui è relegato l’uomo, una volta rotto il nucleo familiare. Da qui alla sua condizione di marginalità sociale, in cui precipitano principalmente i lavoratori a reddito fisso, il passo è breve.
È una guerra tra poveri dove, tenendo conto di reciproche negligenze e irresponsabilità, l’uno non vuol sentire le ragioni dell’altro; dove ciascuno addebita all’altro la propria povertà. Entrambi precari, a rinfacciarsi l’impossibile finché, di cattiveria in cattiveria, non si riesce a venirne a capo. E’ nata così una nuova classe emergente di poveri: i padri divorziati e separati. Costretti talora a dormire in macchina e sempre più spesso ospiti nelle mense cittadine gestite da istituti religiosi, non possono nemmeno contare su uno Stato, spesso assente. Tutto questo porta al peggioramento dello stato di salute dei separati, fino a sfociare talora in depressione, insonnia e attacchi di panico e, in casi eclatanti, anche al suicidio. Chi tratta il diritto di famiglia (magistrati ed avvocati in primis, poi i consulenti e gli assistenti sociali) ha una responsabilità enorme poiché gestisce diritti inviolabili. E’ necessario dunque che sia dotato di straordinaria capacità, formazione, etica professionale, equilibrio ed onestà intellettuale. Quisquilie giuridiche, certo, ma ci sarà un motivo se più di una volta la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha condannato l’Italia per non aver garantito i diritti dei padri separati. Uno Stato dovrebbe scoraggiare la povertà, non favorirla. Bisognerebbe trovare nuove soluzioni, una visione più bilanciata dei diritti, e una diversa regolamentazione della casa coniugale. Forse, però, lo Stato ha altro a cui pensare in questo momento e non ha nulla da guadagnare dalla nuova classe emergente di poveri: i padri divorziati e separati. Per essere adeguate, le misure deputate a riavvicinare il genitore con suo figlio devono essere attuate rapidamente, perché il trascorrere del tempo può avere delle conseguenze irrimediabili sulle relazioni tra il fanciullo e quello del genitori che non vive con lui. Negli ultimi anni però molte associazioni e cooperative sono scese in campo con interventi concreti a favore dei papà separati. Sono nate così decine di strutture di accoglienza e di supporto. L’Amore di un padre è insostituibile

 *Avvocato Criminologa 

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