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Corri per chi non può correre: l’8 maggio con Wings for Life a Milano

E’ possibile far correre tutto il mondo, lo stesso giorno e nello stesso momento? Stiamo parlando della Wings for Life World Run. Una corsa mondiale integralmente a sostegno della ricerca per la cura delle lesioni del midollo spinale.
Ad ospitarla, l’8 maggio, sarà Milano. Una Milano non solo moda ed economia, rivestita di runner professionisti, e non, affiancati da partecipanti in sedia a rotelle. Questi ultimi sono incoraggiati a partecipare, si corre per loro e per chiunque altro possa subire una lesione al midollo spinale. Una paralisi del resto non è un evento così improbabile, basta una caduta o un incidente. Eventi fortuiti, che annoverano ad oggi in Italia circa 80.000 persone, con 1500 nuovi casi all’anno. Cifre comunque “basse” per attirare seriamente l’attenzione del mondo della ricerca e dei finanziatori: in genere si preferisce investire su risultati che diano profitti eclatanti secondo la legge dei grandi numeri. Si investe perlopiù sul costruire dispositivi biomedici come l’esoscheletro o carrozzine super-potenziate, si trovano scorciatoie, lasciando intendere una “pigra” non curabilità del paralitico.
Il concept della gara è rivoluzionario.
Una corsa per tutti, con un traguardo mobile che rincorre i partecipanti. La gara avrà inizio contemporaneamente in tutto il mondo e poco dopo partiranno delle simpatiche Catcher car, guidate da autisti d’eccezione (vedi il pilota di F1Coulthard nella seconda edizione), che elimineranno i corridori man mano che li sorpassano. Di spirito solidale è la sincronicità mondiale della corsa in 34 città. In Italia partenza da Milano, ore 13, zona Castello Sforzesco, si costeggiano poi i Navigli direzione Pavia. Ma per gareggiare può bastare uno smartphone e la registrazione sulla App Wings for Life, in tal caso si corre come Selfie Runner, ovunque ci si trovi.
La fondazione Wings for Life porta la firma Red Bull con una storia personale alle spalle, come spesso accade. Nasce dall’amicizia tra il CEO di Red Bull e il campione di motocross Kinigadner, il cui figlio è rimasto tetraplegico. Confermata la presenza delle Cure Girls, un gruppo di ragazze colpite da lesioni del midollo spinale di vario grado, che combattono in prima linea per portare un’attenzione, corretta e consapevole, sulla cura della paralisi.
La paralisi deve diventare reversibile, sostiene Loredana Longo, fondatrice delle Cure Girls. E sottolinea che, ad oggi, ci si focalizzi perlopiù sul problema motorio di un paraplegico o sulla questione delle barriere architettoniche, trascurando le altre, e forse più gravi, difficoltà di vita, quali l’assenza di sensibilità e di controllo volontario degli sfinteri. Un paraplegico non sente una carezza sulle gambe, ma non sente neanche se si sta bruciando o facendo male, spesso osserva solo una piaga da decubito quando ormai è troppo tardi.
Anche le Cure Girls gareggeranno su due ruote, in attesa di ali proprie. Certamente spingersi la propria sedia a rotelle per una corsa farà venire i calli alle mani, ma ad una vita con una parte del corpo – se non tutto – insensibile e dormiente non ci si può, né deve, fare il callo.
di Daniela Rossi

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