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PJ Harvey illumina il Festival Internazionale della Poesia di Genova

Il vuoto della mano. Con un emozionante reading, dedicato al suo primo libro di poesie, Polly Jean “PJ” Harvey ha fatto da madrina al Festival Internazionale della Poesia di Genova, la manifestazione ideata e organizzata di anno in anno da Claudio Pozzani, scrittore poeta e musicista genovese, e giunta ormai alla 22a edizione, in programma dal 10 al 19 giugno a Palazzo Ducale. L’artista inglese, popolare per la carriera nel rock con una serie di album di respiro internazionale e di grande originalità creativa, si aggiunge così a una serie di ospiti che nel tempo ha visto sfilare sul palco i premi Nobel Walcott, Soyinka, Milosz e Coetzee, oltre a protagonisti come Mutis, Montalban, Gelman, Luzi, Linton Kwesi Johnson, Armitage, Evtushenko, Houellebecq, Adonis, Darwish, Sanguineti, Guerra, Brines, Ferlinghetti, Gustafsson, Roubaud, Jodorowsky e figure di intersezione tra musica e poesia come Ray Manzarek dei Doors, Lou Reed, Fortis, Capossela e Vecchioni.
Presentando in anteprima “The Hollow Of The Hand”, nella traduzione dell’anglista Massimo Bacigalupo che nell’infanzia rapallese aveva avuto il privilegio di conoscere Ezra Pound, la cantautrice-poetessa ha preteso di essere considerata soltanto per la sua specifica attività letteraria, che inaugura un percorso culturale nuovo e autonomo dalla musica. Ha voluto tenere il reading in un ambiente raccolto, il Salone del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, davanti a un pubblico che non superasse le duecento persone, a luci spente e con la lettura parallela condotta dallo stesso Pozzani.

Raccogliere informazioni da fonti secondarie sembrava troppo lontano da quello di cui stavo provando a scrivere. Volevo sentire l’odore dell’aria, sentire il suolo sotto ai miei piedi e incontrare le persone che vivono nei paesi che mi affascinano. Il mio amico Seamus Murphy ed io ci siamo accordati e abbiamo deciso di lasciare crescere questo progetto insieme – io avrei raccolto parole, lui fotografie, seguendo i nostri istinti per dirigerci in nuovi posti

PJ Harvey ha scritto le sue poesie dopo una serie di viaggi nel dolore e nella guerra, in compagnia del fotografo irlandese Seamus Murphy, vincitore del prestigioso World Press Photo Award per ben sette volte: Kosovo, Afghanistan e – sorprendentemente ma non troppo, per connessione col cuore di tenebra delle guerre – Washington D.C., capitale degli USA. Immagini e versi si alternano in una sequenza di pietas, per le sorti delle scompagnate vittime della furia bellica, riassunte nel vuoto della mano di un questuante.
Parole senza musica, parole musicali, parole più forti del nulla. Luce che brilla nel vuoto della mano.
di Elena Orsini
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