La manifestazione sarà dedicata a due grandi autori, scomparsi di recente: Abbas Kiarostami e Michael Cimino.
Tre saranno i film italiani in concorso: il documentario “Spira Mirabilis” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, “Piuma” di Roan Johnson interpretato da Luigi Fedele e Blu Yoshimi Di Martino e “Questi Giorni” di Giuseppe Piccioni con Margherita Buy e Marta Gastini. In concorso anche grandi Maestri del Cinema Internazionale: Damien Chazelle che aprirà la Mostra con “La la land” interpretato da Ryan Gosling ed Emma Stone, Tom Ford con “Nocturnal Animals” interpretato da Jake Gyllenhaal e Amy Adams, Andrei Konchalovsky con “Rai (Paradise)”, Emir Kusturica che ha diretto e interpretato “Na mliječnom putu” insieme con Monica Bellucci, Terrence Malick con il documentario interpretato da Cate Blanchette “Voyage of time”, Wim Wenders con “Les beaux jours d’Aranjuez”.
Per la categoria Fuori Concorso, è previsto un evento speciale con Paolo Sorrentino che porterà i primi due episodi del suo ultimo lavoro “The Young Pope”. L’onore della chiusura sarò riservato al film di Antoine Fuqua “The magnificent Seven” interpretato da Denzel Washington e Chris Pratt.
Il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta ha annunciato le tre principali novità: l’apertura di una “sala nuova” che è anche una sezione nuova; il rafforzamento dell’impegno per “Biennale College” e l’avvio del cosiddetto “Venice Production Bridge”, nuovo strumento utile per portare al pieno finanziamento opere compiutamente progettate”.
“Non è mai stato vero che i festival – e in particolare la Mostra – s’interessano solo ai film che il grande pubblico invece ignora – ha dichiarato il Direttore della 73a Mostra di Venezia, Alberto Barbera – la contrapposizione esiste solo in certe semplificazioni strumentali. Ma se è vero che non avrebbe senso dedicare il concorso della Mostra a film che non hanno bisogno della vetrina e della promozione di un festival, è altrettanto vero che oggi s’impone un’altra considerazione. Esiste un cinema non strettamente riconducibile alle istanze autoriali più radicali, che si propone di proseguire lungo il sentiero tracciato da quel cinema che un tempo si definiva ‘medio’ e che oggi non sappiamo più come chiamare, proteso alla ricerca di modalità narrative capaci di coinvolgere un pubblico più vasto di quello che frequenta ancora i cinema d’essai. Un cinema che non intende cedere le armi alla volgarità imperante, non si adegua alle semplificazioni del prodotto ‘usa e getta’, non rinuncia ad essere racconto del presente, divertissement intelligente, spettacolo per molti. Un cinema che merita oggi di essere sostenuto e incoraggiato, difeso e promosso, almeno quanto quello che per comodità continuiamo a chiamare d’autore. I festival servono anche a questo”.