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L’immaginario di Silvia Leonzi

di Vanessa Mannino

Alla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza è stato presentato il libro di Silvia LeonziLo spettacolo dell’immaginario” (Tunué, 2010).
La discussione si è incentrata sul contributo che le discipline psicologiche, antropologiche e sociologiche hanno dato alla definizione dei contenuti e delle strategie di rappresentazione dell’immaginario collettivo e sul ruolo centrale della comunicazione in quanto luogo di sperimentazione delle pratiche di produzione, riproduzione e rimediazione di storie e personaggi. Silvia Leonzi ha messo in risalto nel suo libro la “riscoperta” dell’immaginario da oggetto di studio, confinato in una sfera dominata dall’irrazionale, dal sogno, dalla religione o dalla follia, a luogo specifico della produzione continua di immagini che incidono profondamente sulla sensibilità collettiva, entro e attraverso i media.
Giovanni Ciofalo, docente di Media e Studi Culturali, ha coordinato la discussione introducendo l’importanza che il libro in questione assume nella fusione della dimensione reale con quella del sogno, attraverso la trattazione dell’immaginario dal punto di vista transdisciplinare.
Elisabetta Mondello, docente di Sociologia della Letteratura ha parlato del libro come un saggio di grande suggestione, denso e ricco di spunti attraverso i quali analizzare le storie e le narrazioni. E’ proprio sul tema delle narrazioni che si è soffermata a lungo la Mondello, affermando che è solo grazie alle storie che noi viviamo.
Non da meno l’attenta riflessione relativa alla tematica del noir, presente nel libro, in relazione a come il noir sia attribuibile ad una vera e propria galassia dalla quale si sprigionano grandi forze. E’ proprio il nostro immaginario, infatti, che tende a costruire parte del noir, quella parte in cui la finzione narrativa si mescola ad una tendenza realistica. Tutti i partecipanti hanno all’unisono ribadito che “non a caso oggi, il pubblico dedito al consumo di prodotti noir si fa sempre più vasto, in quanto è proprio questo genere che si colloca ai primi posti tra le forme narrative che meglio propone realisticamente un’analisi sull’Italia, sulla sua crisi e sulle ragioni di quello che accade, oggi taciute da molti.”
Giovanna Leone, docente di Psicologia sociale e cognitiva, ha messo in primo piano la differenza tra Freud e Jung nel loro modo di relazionarsi alla psicologia: l’uno attraverso l’ascolto, l’altro attraverso l’amplificazione delle immagini presenti nei repertori collettivi, sostenendo che è proprio in Jung che rivede l’analisi dell’immaginario portata avanti dalla Leonzi. E la stessa ha ribadito che proprio sulla linea di Jung è ricollegabile l’approccio usato per la produzione del libro, in quanto è grazie al suo parlare per immagini che si  è andato costituendo il valore dell’immaginario, influenzando il nostro secolo e la comunicazione stessa.
Un dibattito che ha visto presente anche Elio Girlanda, regista e docente di Linguaggio e formati del cinema e dell’audiovisivo, il quale ha sottolineato che la produzione cinematografica produce e riceve l’immaginario: un immaginario divisibile in universale e nazionale, un immaginario che oggi tende a collettivizzarsi e a rendere meno netti i suoi confini a causa dell’ingente digitalizzazione.
Tra gli altri, presenti anche  Guido Vitiello e lo scrittore e giornalista Fabio Giovannini i quali hanno focalizzato la discussione sulla definizione di immaginario, oggi diventata caratterizzata per larga parte da eterogenee caratteristiche: definizione tuttavia resa chiara nel libro “Lo spettacolo dell’immaginario” dove il termine viene analizzato tenendo conto delle sue diverse sfaccettature nell’ambito dell’arte, del fumetto, della televisione, insomma, come dice Giovannini “dove l’immaginario viene definito sotto un calendoscopio di media e di prodotti culturali”.

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