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Qui, dove il respiro si fa lento

di Cinzia Colella
​Credo che una parte di me non sia ancora tornata. E mai più lo farà.
È rimasta a passeggiare nel deserto, a contemplare il silenzio del tramonto​, ​a farsi attraversare da storie erranti e corteggiare da gesti antichi.
È stato un viaggio immenso, un percorso immerso che spesso mi ha fatto sentire in apnea. Senza respiro per la bellezza, per la fatica, per lo stupore, per la meraviglia, per l’aglio e la cipolla che avrò in corpo per i prossimi sette lustri.
La Giordania è una terra incredibile che può renderti polvere ancor prima che Allah suoni il tuo ultimo giro di giostra.

Ho cambiato pelle. E’ stata levigata dai venti impetuosi di sabbia che ho abbracciato con fiducia e riscaldata dal sole che è arrivato fino alle ossa, asciugando alcune di quelle paure liquide che si infiltrano ovunque.
Ho attraversato il cardo massimo di Jerash, la Pompei dell’Asia, che è uno dei siti archeologici più belli del mondo e vissuto la strana sensazione di leggerezza nelle acque del Mar Morto. Per qualche ora ho davvero pesato solo 21 grammi, con una quarta, per di più.
Ho visto dall’alto la Terra Promessa e immaginato l’emozione di Mosè nel vederla, prima che si affidasse a Dio sul Monte Nebo. Ho camminato oltre ogni mia forza e scalato le rocce secolari per affacciarmi all’incanto di Petra; ho conosciuto la grazia di una carezza al sapore di dattero e il gusto raffinato del caffè al cardamomo. Ma l’eleganza del tè alla salvia resterà la mia madeleine giordana. Per sempre.
E poi il tramonto nel deserto. La notte nel deserto. L’alba nel deserto.
E qui il respiro si fa lento, gli occhi velati.
E’ lo Zahir.
Se chiudo gli occhi, in qualsiasi momento, davanti a me ho solo quella volta di stelle. Giotto mi perdonerà, ma quella che ho dipinto negli occhi è il firmamento più bello mai creato. Tante stelle, tantissime, brillanti più dei rozzi diamanti e poi Lei, sua maestà la Via Lattea, il fiume di luce che ha illuminato dentro ogni punto buio in cui i demoni banchettano indisturbati.
Mi tremano ancora le gambe per lo sgomento di tanta grandezza conosciuta in mezzo all’apparente desolazione della Valle della Luna, il Wadi Rum.
L’Unesco l’ha eletto Patrimonio Mondiale dell’Umanità, definendolo “un fenomeno naturale superlativo di straordinaria bellezza”. Eh già.
Lì ci ho trascorso una notte insonne – non come tutte le altre – una notte intera, che mi è sembrata durare pochi minuti, a perdermi tra le costellazioni e a rincorrere le stelle cadenti: delle sciabolate di fuoco spaventose che mi hanno fatto perdere l’orientamento.
E chissà per quanto tempo ancora avrò sotto alla pelle tutto questo miele…
La Giordania è una terra forte che ti spezza le gambe ma ti fa crescere le ali per vivere intensamente sentimenti primitivi, allattati dallo sguardo sicuro e profondo di un principe del deserto.
Ps: vi presento la mia insostituibile guida: https://www.facebook.com/guidaShaher.Zayadneh.00962777592772/

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