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Giù le mani dal Piccolo Principe

di Anna Poli 
Come tutti sanno, esiste una cosa, al mondo, che non si deve toccare mai, neanche con un fiore. Benché sia quasi certa del fatto che stiamo tutti pensando alla stessa cosa, preferisco chiarirla, perché, sapete, con tutti i luoghi comuni che ci sono in giro, non vorrei mai che si creassero dei fraintendimenti. Quell’unica cosa sacra e universalmente inviolabile del mondo sono i classici. I classici non si devono toccare mai. Pena la morte, quantomeno quella cerebrale.
Purtroppo in Spagna pare esserci una casa editrice che non lo sa, dunque tocca dirglielo. La Espejos Literarios ha come mission dichiarata quella di “rimodellare i capolavori della letteratura per dare un senso al loro carattere universale, facendone quindi delle traduzioni di genere”. Spiego meglio: prende le pietre miliari della letteratura, le sfoglia, se le gira un po’ tra le mani poi (pare senza imbarazzo) le riscrive, se serve le traduce, il tutto premurandosi, però, di privilegiare un linguaggio inclusivo e di genere. Poi le caccia su Amazon.
grafica_piccoloprincipeQualche giorno fa un amico mi ha segnalato un libro. Si intitola “La Principesa” e racconta la storia di una aviatrice che riscopre l’amore e l’amicizia grazie all’aiuto del suo piccolo amico dai capelli viola in viaggio verso pianeti in cui i mestieri vengono eseguiti allo stesso modo da uomini e donne. Il libro si presenta, dunque, come un rifacimento de “il Piccolo Principe”, tra l’altro mantenendo (senza alcuna vergogna) la firma del suo autore. Ma, ancora nel nome di una gender equality, l’editore spagnolo ha esondato e oltre ad invertire i sessi di tutti, protagonisti e comparse, come fossero Frecciarossa in stazione che arrivano girati da una parte e ripartono girati dall’altra, ha ritenuto necessario mettere mano anche a quello che, a suo dire, nella versione originale, è un trattamento riservato agli animali non molto amichevole. Così il serpente, nel nuovo Piccolo Principe, non ingoia più un elefante, bensì un vulcano. Questo per enfatizzare una sensibilità che la ruvidezza un po’ troppo virile del gesto originario certamente non aveva.
Ora, lungi da me tarpare le ali agli slanci di originalità di chiunque, non sia mai che io scelga consapevolmente di frappormi tra il lampo di un genio e la sua espressione letteraria, ma quando una cosa è una boiata è una boiata. E questa boiata è colossale e consacra “La Principesa” a miglior proposta dell’anno in termini di carta da camino: il libro che nessuno dovrebbe comprare, ma prima ancora il libro che nessuno dovrebbe pensare mai di pubblicare. Un insulto alla letteratura tutta e al concetto stesso di scrivere inteso come dono al mondo. Antoine De Saint Exupéry non ha messo un pilota maschio nella sua storia perché era un misogino, lo ha messo perché quel pilota è lui, lo schianto nel deserto è il suo e l’incontro con il principino è il suo incontro con se stesso. Poco poteva farci lui se le donne non andavano alla guerra e non si schiantavano nei deserti con i loro aeroplani. Lui ha raccontato la sua storia. Caso ha voluto, poi, che la sua storia sia anche diventata una splendida madre di tante altre storie e sia ad oggi ancora uno dei classici della letteratura più attuali e pedagogicamente rilevanti.
grafica_piccoloprincipe2C’è un motivo se quel serpente si mangia un elefante. La feroce barbarie nazista nelle vesti di una serpe piccola e all’apparenza innocua si è fagocitata in un sol boccone il gigantesco e impacciato pachiderma che è l’occidente. Saint Exupéry ha raccontato il 1942 con un disegno divergente, geniale e ancora oggi ci dice: gli adulti non sanno vedere che con gli occhi e questo è un gran bel casino perché dove c’è una mostruosità loro vedono un cappello. In barba a qualsiasi forma di umiltà, una casa editrice che non edita nulla ma stampa cartaccia si prende gioco di bambini e adulti facendo ingoiare a un serpente un accidenti di vulcano. Non serve Piero Angela per sapere che i serpenti non mangiano i vulcani e se, in nome di una immotivata sensibilità (i serpenti mica mangiano altri animali perché sono insensibili!), ammettiamo che le storie mentano, allora siamo alla frutta. Una storia non cerca mai di fregarti, qualsiasi bambino lo sa. Andate a raccontare a vostro figlio che un serpente si è mangiato un vulcano e state ad ascoltare che cosa vi risponde.
La narrativa per l’infanzia non è una scherzo, non ci si fa beffa dei suoi personaggi con leggerezza, perché ai bambini non importa proprio niente di sapere se il pilota di aerei è un maschio o una femmina. Loro vi chiederanno sempre che cosa si può fare per il pianeta del principino dal momento che la museruola della pecora non ha la correggia di cuoio. Pensare che le bambine non si immedesimeranno in quel pilota solo perché maschio è non aver capito assolutamente nulla dell’infanzia, è guardare le cose solo con gli occhi, è essere il prototipo perfetto di quel tipo di “grande” che Saint Exupéry detestava.
persone_saintexuperyVivere in un mondo illimitato non deve assolutamente significare vivere senza limiti né tanto meno prendersi la libertà di valicarli tutti in nome di un capriccio. Prima di decidere di riscrivere qualsiasi cosa, sarebbe bene premurarsi non solo di averla letta, ma piuttosto di averne capito il vero senso, di esserci andati a fondo davvero, di averne bevuto e respirato ogni sillaba. Perché Antoine De Saint Exupéry lo ha messo il divieto assoluto di cambiare qualcosa nella sua opera, lo ha scritto proprio lì, ancora prima della prima pagina. Se aprite il Piccolo Principe, ancor prima che il racconto cominci c’è scritto così: “domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande”. Per lui era già difficile spiegare come mai avesse deciso di dedicare il suo libro a un “grande”, credete davvero che avrebbe gioito nel venire a sapere che proprio dei “grandi” avevano ben pensato di riscriverlo interamente? Antoine De Saint Exupéry i “grandi” non li sopportava, li aveva capiti fin troppo bene, non a caso per raccontare se stesso si è rivolto ai bambini. Antoine De Saint Exupéry non avrebbe mai voluto che il suo piccolo principe venisse toccato. Tantomeno con le mani di un “grande”.

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