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Cnr: Accolto con entusiasmo il film di Raffaele Manco su Gugliemo Marconi

di Paolo Cappelli

Difficile dire se Guglielmo Marconi percepì quanto sarebbero state rivoluzionarie le invenzioni e le macchine che andava studiando, creando e perfezionando. Forse non raggiunse mai la piena consapevolezza del suo genio, perché troppo impegnato ora a risolvere un problema
Paoloni - Ferrazzoli - Valotti

di sovratensione che faceva bruciare la valvola termoionica appena saldata, ora a ricalcolare l’impedenza di quell’antenna, o l’angolo d’incidenza delle onde elettromagnetiche che compivano i primi viaggi nell’etere. Era un genio, Marconi, uno di quelli che viene fuori presto, che ti fa capire subito con chi hai a che fare.
Sarà capitato a molti di conoscere un amico o un conoscente un po’ strano, quasi bizzarro; quello che si rinchiude in cantina con il suo hobby dei fili elettrici, e lo scopri dieci anni dopo che è riuscito, con quattro batterie, a riprodurre la fusione fredda. Ma oggi la partenza è più facile: c’è già l’elettricità, c’è già chi ha studiato e c’è una base, c’è internet, c’è quello che l’ha fatto “lo chiedo a lui”. Il difficile è creare quando non si ha in mano niente più che un’intuizione, ma anche una fede incrollabile nella scienza e la caparbietà di voler ricominciare da dove ci si era fermati. Marconi era proprio così: andava a esplorare il silenzio, con l’umiltà di chi sa solo di non sapere, ma anche che quello che cerca è davanti a lui. È come addentrarsi affamati e assetati in una stanza buia in cerca di cibo. Il buio non conta se vogliamo saziare la nostra fame e la nostra sete. Sappiamo che il nostro nutrimento è là, nell’oscurità. Sappiamo che c’è ma non dove. Lo cercheremo, all’inizio con calma, poi quando il morso della fame si farà sentire, o quando percepiremo un odore familiare, saremo più agitati, nervosi, ma sempre certi che è là. Potrà capitare di inciampare, di sbattere contro il muro, ma ecco, l’odore è più forte, le nostre mani si spingono nel buio e finalmente lo raggiungono. La sensazione di attesa e di incertezza è finita. Ha lasciato spazio all’appagamento, al senso di realizzazione, al soddisfacimento del nostro bisogno di ricerca. Nel sederci a terra, sentiamo l’acquolina in bocca. Non lo possiamo vedere, il nostro trofeo, ma finalmente lo tocchiamo, lo odoriamo, lo pregustiamo. Per alcuni trovarlo è un grande sforzo, per altri meno. I più fortunati, beati loro, si imbattono nel tavolino per caso e mangiano subito.
Ecco, la storia delle scienze, forse, si può raccontare anche così. A volte le grandi scoperte sono un caso, altre il risultato di un’intuizione, a volte, invece, lo sforzo di una vita. Fortuna a parte, tutto si basa sulla consapevolezza che qualcosa c’è e sulla determinazione a capire cos’è e come funziona. Fu proprio questo uno dei tratti distintivi della personalità di Guglielmo Marconi, che a soli 19 anni riuscì a trasformare in qualcosa di tangibile le proprie nozioni di elettrologia. Approfondendo gli studi sugli esperimenti fatti da Hertz, nell’estate del 1894 iniziò, primo tra gli appassionati e gli studiosi, a maturare la convinzione che le onde hertziane potessero essere inviate a distanza, senza l’uso di fili elettrici conduttori. Trasformato il granaio di famiglia in un laboratorio di sperimentazione, lavorando giorno e notte con rotoli di fili di rame, sfere di ottone e altri dispositivi, il giovane Marconi riuscì a far squillare un campanello prima a 11 metri di distanza e poi in un giardino più lontano. Fedele alla sua indole di tenace cercatore nel buio, Marconi non seppe accontentarsi.
E’ su questa ricerca di un risultato più grande che si apre la finestra di un giovane e promettente regista: Raffaele Manco. Ne “Il Colpo”, il giovane cineasta racconta l’attesa del colpo di fucile concordato tra Marconi e il suo colono Mignani per confermare l’avvenuta ricezione del segnale al di là una piccola collina distante poco più di un paio di chilometri dal granaio dove era allocato il trasmettitore. Il colpo arrivò. Le onde elettromagnetiche avevano superato l’ostacolo e la radiocomunicazione era possibile. Eravamo nell’aprile 1895.  Presso la Sala Marconi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ItaliaMagazine ha organizzato ieri la proiezione e presentazione del cortometraggio che ricorda questo momento, poi seguita da una stimolante tavola rotonda moderata da Emanuela Ronzitti e da Mario
Ronzitti - Ferrazzoli - Masi - Manco

Masi. All’incontro, che ha riscosso molto interesse, hanno preso parte, tra gli altri, la Principessa Elettra Marconi, figlia dell’illustre scienziato, il Dott. Marco Ferrazzoli, Capo Ufficio Stampa del CNR, il Generale Francesco Cremona, proprietario del museo delle apparecchiature storiche per telecomunicazioni di Colleferro, la Dottoressa Barbara Valotti, Vicepresidente della Fondazione Guglielmo Marconi, nonché il Prof. Giovanni Paoloni dell’Università ‘La Sapienza’.
E’ stata proprio la Dottoressa Valotti a sottolineare l’importanza della tenacia nell’indole e nel lavoro del Marconi sperimentatore, così come l’importanza del sostegno ricevuto dalla famiglia: la madre lo spinse a studiare e approfondire la sua preparazione, mentre il padre fu il suo primo, vero e convinto sponsor. L’inventore, in realtà, cercò di colmare una lacuna intollerabile del suo tempo, ha ricordato il Professor Paolocci, cioè l’impossibilità di comunicare a lunghe distanze se non mediante collegamenti cablati. Ciò era semplicemente intollerabile. Raggiunto il successo grazie alle proprie intuizioni e ai propri risultati, Marconi ebbe un grande merito, ha aggiunto il Prof. Paoloni, ovvero non dimenticò l’Italia, ma la pose al centro dello sviluppo tecnologico, anche, a volte, in contrasto con il Governo.
Il Generale Cremona ha presentato e commentato una ricca sequenza fotografica ripercorrendo la carriera del brillante scienziato: dall’arruolamento come ufficiale del regio esercito nella Grande Guerra, ai primi esperimenti con gli apparati radiotelegrafici e radiotelefonici campali, al contributo dato alla nascita della Radio Vaticana e al rilevamento direzionale mediante radiofari, all’invenzione giornalistica del ‘raggio della morte’ e infine alla creazione della televisione.
A conclusione, dopo la parte storica della tavola rotonda, il regista Raffaele Manco ha preso la parola e, insieme a Emanuele Rauco di Cinem’Art Magazine, ha commentato il lavoro dal punto di vista cinematografico: “In altri lavori ho dato più spazio al dialogo – ha detto Manco – qui ho voluto dare più spazio all’immagine. Ho voluto fare una sorta di western ed è stato difficile, perché devi rappresentare il mito in un quarto d’ora . Ho cercato di spostare l’attenzione dal personaggio, concentrandomi su ciò che esisteva intorno a lui. In realtà, il mio progetto è quello di girare un lungometraggio su Guglielmo Marconi. Sto lavorando al soggetto e alle sceneggiature, ma ci vuole molto tempo e molti soldi. Auspico una coproduzione internazionale, perché questa figura si sovrappone ad altri grandi del suo tempo: da Tesla a Popov, fino a Buffalo Bill”.


Raffaele Manco con la principessa Elettra Marconi (foto:Cinzia Colella)

“Ciò che forse vale la pena di sottolineare in particolare – ha aggiunto Emanuele Rauco – è una costruzione della storia che punta tutto su un ritmo che non stordisce lo spettatore, ma lo cala nella dimensione dell’attesa. Nella meticolosità con cui si è ripresa la preparazione dell’esperimento, si percepisce la stessa meticolosità di Marconi. Il film è il racconto di come il mondo cambia con la tecnologia inserita nella natura. Tecnicamente, c’è una sorta di omaggio al cinema di Ermanno Olmi (natura, campi lunghi e lunghissimi). Attraverso l’uso dei tempi “morti” si dà l’idea del crescere dell’attesa, vissuta come realtà umana. Infine, attraverso piccole immagini del sostegno ricevuto dalla famiglia si viene a ricomporre il mondo scientifico e umano del protagonista”. Ci auguriamo che Raffaele Manco abbia davvero la fortuna di trovare un produttore e poi un distributore illuminati e possa riuscire a coronare questo sogno. Internet è nato da Marconi, il wireless pure. Un film ci sembra veramente un contributo doveroso per conoscere un uomo di scienza per il quale “l’aspetto più entusiasmante della scienza e’ che invita a insistere nella ricerca dei propri sogni, fino al loro raggiungimento”.
Intervista alla principessa ELETTRA MARCONI

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