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Ewolwing art al Vittoriano di Roma

di Maria Rosaria De Simone
Attraverso in bicicletta, all’imbrunire, la passeggiata dei Fori Romani fino al Palazzo del Vittoriano, sulla via di San Pietro in Carcere.
L’ingresso è magnifico. A sinistra si va verso le sale per la mostra dedicata a Van Gogh, a destra verso le sale adibite alla mostra  personale di Eleonora Brigliadori, ‘Ewolwing art‘. Mi dirigo  a destra. La prima impressione è quella di venire sommersi da un a mareggiata di colore, con il caldo emergere del rosso del giallo e dell’azzurro, che infondono un flusso di energia. La mostra, come dice la pittrice stessa, è il passaggio del testimone dalla madre, Mariateresa Ronco, a lei. E’ stata la madre il tronco da cui ha attinto la linfa che l’ha portata ad essere la donna che è oggi, è stata lei ad educarla all’arte, ad osservare il mondo intorno con gli occhi dell’anima.
Come un filo d’Arianna, si passa dalle opere della madre a quelle di Eeonora, in un percorso che va da un autoritratto a figura intera, espresso da un totem che brucia, ad un’opera dedicata alla shoah. Osservo la tela, A U M. La Brigliadori mi spiega che il colore rosso esprime la vitalità della terra percorsa dal nero piumato dell’Araba Fenice, che termina in un buco nero: la morte, la tragedia del dolore della shoah. Eppure, come l’Araba Fenice risorge dalle sue ceneri, così dalle grida degli innocenti condotti al macello, l’umanità si salverà.
Scorre intanto un filmato, che mostra immagini da repertorio del muro di Berlino. Una musica dal vivo di sottofondo, e l’attrice
inizia a recitare alcuni brani del suo romanzo “PerDono”, di prossima uscita. Ed ecco emergere la storia di una donna, Ruth, e del suo terribile segreto che, alla sua morte, lascia come testimonianza alla figlia Miriam, in un diario segreto. Ruth, vissuta durante il periodo nazista, respirò fin nel profondo il male assoluto nel campo di concentramento di Auschwitz, in cui si trovò a smistare gli abili al lavoro e quelli da mandare alla morte, per seguire la passione verso un uomo delle SS.
Ruth vide l’orrore, il ribaltamento di ogni valore, il male assoluto assurto a forza incontrastata. Donne, bambini, povere vittime condonnate alla morte brutale, senza più nome, né dignità. Ruth vide e comprese che non poteva più essere complice del sangue di quei poveri innocenti,  non poteva più assistere passiva all’ingiustizia. E tutta la vita, dopo l’esperienza di Auschwitz, la passò a cercare il perdono.
La mostra, per chi volesse visitarla, rimarrà aperta fino al 6 febbraio, giorno del compleanno di Eleonora Brigliadori.

3 COMMENTI

  1. Carissima Maria Rosaria(permettimi questa introduzione ma è un po’ di tempo che ti seguo),ogni volta che leggo un tuo articolo penso che tu abbia la capacità di rendere bella,delicata e allo stesso tempo potente ogni descrizione.compòimenti! flaminia

  2. Ciao!sono nicola dall’abruzzo,devo ringraziare la prof.Brigliadori,xkè mi ha fatto conoscere il Rescue Remedy!1a donna,1 artista unica!le sue opere,piene di spiritualità sono unike!saluti nicola fiorito

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