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Svelate le Sistine dell’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia

Inaugurato il restauro conservativo delle Corsie Sistine, il più antico d'Europa, che svolge da oltre 800 anni una funzione di accoglienza e di cura nel cuore della Città.

Le Corsie, integrate nel Complesso Monumentale di Santo Spirito in Saxia, sono un incredibile esempio di architettura civile e arte. L’edificio, dopo decenni di incuria, necessitava di molteplici interventi architettonici di consolidamento oltre che di una delicata opera di recupero delle vetrate e degli affreschi.

L’intervento di restauro realizzato dalla ASL Roma 1, grazie a un finanziamento della Regione Lazio ha “svelato” le Corsie, riportandole dopo lungo tempo alla loro antica bellezza, consente di diffondere la conoscenza e garantire il rispetto di un luogo che è parte integrante della storia nel nostro Paese di un binomio inscindibile tra Cultura e Salute. Un emozionante viaggio nel mito, nella storia e nella sanità.

L’Arcispedale sorge al di sopra di quelli che erano i sontuosi giardini della villa romana di Agrippina Maior, gli “Horti Agrippinae”. In questa vasta zona, intorno al 727 d.C., Ina, re dei Sassoni, istituì la “Schola Saxonum”, vera e propria cittadella fortificata che forniva ricovero e assistenza per i pellegrini che giungevano a Roma per visitare la tomba dell’apostolo Pietro. Gli agglomerati di costruzioni, le Scholae, erano detti in lingua sassone “Burg”, da cui il nome “Borgo” alla zona attuale.
La Schola Saxonum fu la più longeva e prosperò fino alla Guerra Santa, quando il flusso dei pellegrini si orientò altrove, ma la sua posizione sul Tevere le donò nuova vita quando nel 1198 su quello che era stato lo xenodochio sassone Innocenzo III affidò a Marchionne D’Arezzo la costruzione del Complesso per accogliere i bambini indesiderati (esposti o proietti) e i bisognosi, il mito vuole che fosse un angelo ad avvisarlo in sonno della brutale usanza di gettare i bambini nel fiume.
A Guido da Montpellier, cavaliere e fondatore dell’Ordine Ospitaliero del Santo Spirito, fu affidata la gestione dell’istituto. La regola dell’ordine, riportata nel codice miniato Liber Regulae, individuava come beneficiari dell’attenzione dell’ospedale non solo i malati ma tutti gli indigenti e gli emarginati. I poveri andavano, una volta alla settimana, cercati per le strade della città e portati all’Ospedale per essere accuditi. In breve tempo il Santo Spirito divenne punto di riferimento, sanitario ed economico-sociale e sul suo modello iniziarono a sorgere ospedali contraddistinti dalla Croce di Lorena, simbolo dell’ordine del Santo Spirito, in tutta Italia e, rapidamente, anche in tutta Europa: alla fine del XV secolo se ne conteranno quasi mille.
Alla fine del XV sec. Sisto IV della Rovere ebbe cura di far ristrutturare l’Arcispedale, avvalendosi dei prestigiosi interventi dell’architetto Baccio Pontelli e dello scultore Andrea Bregno. L’edificio, costituito da due imponenti sale che prenderanno il nome dei medici Lancisi e Baglivi, è lungo 120 metri e largo 13. I grandi ambienti sono raccordati da un tiburio ottagonale sotto il quale emerge un elegante ciborio, probabilmente unica opera romana di Andrea Palladio, arricchito dalla pala d’altare dedicata a San Giobbe, eseguita da Carlo Maratta.
Oltre all’ingresso principale, il lato lungo apre su due maestosi portali, il più esterno del Bernini e quello interno, detto del Paradiso, opera di Andrea Bregno. Sul fianco esterno, vicino al portale di ingresso, è ancora presente la seicentesca Ruota degli Esposti. La struttura è impreziosita da un ciclo di affreschi realizzati da artisti di scuola umbro-laziale e da discepoli di Melozzo, Ghirlandaio, Pinturicchio e Antoniazzo Romano. Il ciclo pittorico, realizzato a partire dalla fine del ‘400, occupa una superficie di oltre 1.200 mq e si snoda lungo l’intero perimetro della struttura.
Si tratta di oltre 60 scene che descrivono gli episodi più importanti delle origini dell’ospedale, l’Istituzione e il mito fondativo dovuti a Innocenzo III, la vita del giovane Francesco della Rovere, la sua nomina a cardinale, la successiva incoronazione a Pontefice col nome di Sisto IV, gli episodi salienti della sua politica internazionale e le gesta della rifondazione dell’ospedale e delle “fabbriche” per la città di Roma.

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