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Il matrimonio reale di William e Kate: una favola moderna

di Paolo Cappelliwilliamkate

C’era una volta una ragazza medioborghese che si trovò nella stessa stanza con molti suoi coetanei in una prestigiosa università scozzese. Quasi svenne quando vide che tra i suoi compagni di studi c’era anche l’erede al trono d’Inghilterra. Potrebbe iniziare così la favola di Kate Middleton, ora Katherine Elizabeth Middleton in Windsor, Duchessa di Cambridge e da molti soprannominata middle-class (medioborghese, appunto) grazie a un gioco di parole.
Si è così conclusa la prima parte dell’ambizioso piano di una ragazza dalle umili origini, i cui bisnonni estraevano e commerciavano carbone. Quella dei Middleton è una famiglia che nel giro di quattro generazioni si è inserita, grazie a internet e alla geniale idea dei genitori di commerciare in kit preconfezionati per l’organizzazione di feste, prima nella ricca borghesia e oggi nell’aristocrazia inglese. L’affare è di quelli grossi: William d’Inghilterra è il legittimo erede al trono, il secondo in linea di successione dopo suo padre Carlo, il quale ha però già 63 anni e, salvo il volere del buon Dio, non salirà sul trono prima di qualche anno, vista la salute di ferro di Elisabetta II.

Non c’è dubbio che il popolo inglese preferisca William a suo padre: più morigerato, stilisticamente impeccabile e quasi irreprensibile il primo; fedifrago, egocentrico e freddo il secondo. A Carlo si dovette trovare una moglie perché a 32 anni non era ancora sposato e al trono d’Inghilterra si doveva dare un erede. Da sempre legato a Camilla Parker Bowles, l’ininterrotto rapporto con la quale fu scoperto da Lady Diana ben prima delle nozze, Carlo conobbe la sua futura sposa a una battuta di caccia quando ancora frequentava sua sorella Sarah: la Regina madre ed Elisabetta II fecero bene i propri calcoli: sebbene appartenesse a una delle più antiche casate nobili dell’aristocrazia inglese, Diana era sconosciuta al grande pubblico, oltre ad essere nubile e vergine. La “sposa perfetta”.

Quella di oggi è tutta un’altra storia. Innanzitutto, il vero gestore della “favola” attuale è da cercare nella famiglia della sposa ed è precisamente la Signora Carole, madre dell’ormai Duchessa di Cambridge. Come un segugio degno delle migliori battute di caccia nelle campagne inglesi, è stata lei a fiutare la pista giusta e a pianificare ogni mossa, finanche, dicono i bene informati, a suggerire alla figlia di pretendere maggior attenzioni mettendo in scena una “finta separazione” nel 2007. Capricci di un’aspirante principessa. Ma in una favola, vi chiederete, non dovrebbe esserci anche l’amore? Gli elementi, effettivamente, ci sono tutti: il principe, il castello, i cavalli, la carrozza. Non vogliamo essere troppo cinici, anche di fronte a certe evidenze, al punto di pensare che Katherine Elizabeth Middleton non provi assolutamente nulla per il suo bel William. Ci sono sempre 8 anni di storia (la parola fidanzamento sembra eccessiva anche per loro) in cui i due hanno imparato a conoscersi e apprezzarsi. Il bel principe non è certo pieno di sé quanto il padre e se non ha avuto motivi di dubitare dei sentimenti della sua sposa dopo così tanto tempo, perché dovremmo dubitarne noi?

L’altro motivo che rende il matrimonio di oggi diverso da quello del 1981 è che la sposa di William entra oggi nell’alta aristocrazia e quella di Corte sarà per lei una vita tutta nuova, molto più di quanto non lo fu per la sua defunta suocera. Ma quello celebrato oggi è anche il matrimonio del riscatto che Elisabetta II auspica. Dopo le vicende che hanno tristemente segnato le unioni del primogenito e del terzogenito Andrea con Sarah Ferguson nel 1986, la Corona inglese cerca di risollevare la propria immagine pubblica proponendo un avvicinamento alla borghesia, pur rimanendo fedele alla tradizione. E qui veniamo alla seconda parte del piano strategico immaginato dai Middleton e sul quale si possono immaginare diversi scenari. La parte più difficile della vita reale, a quanto si legge nei tabloid britannici, sta nel reggere alle infinite pressioni cui si è sottoposti quotidianamente e non solo dal punto di vista protocollare. La vita del Re è tutt’altro che semplice, ma per le considerazioni fatte sopra, tanto William quanto Katherine avranno più di qualche anno per prepararsi. Resta da vedere se la Duchessa di Cambridge sarà in grado di mantenere la calma e la sicurezza che ha ostentato oggi nel percorso verso l’Abbazia di Westminster e successivamente al cospetto dei più di 2500 invitati, salvo tradire una lieve emozione nel percorso di ritorno verso il Palazzo Reale.

C’è da sperare che anche questo matrimonio non finisca in un flop e che non si debba poi rimpiangere un principe triste. Eh sì, perché in questo caso la stella che brilla di più è quella di William. Mentre Diana, con la sua grazia e personalità faceva sbiadire Carlo al punto da renderlo invisibile e al punto di essere amata e indimenticata ancora oggi, Katherine tornerebbe ad essere una commoner (così prevedrebbe l’accordo prematrimoniale) finendo a breve nel dimenticatoio e un esempio di stile come il principe passerebbe agli occhi di tutti come un marito sedotto e abbandonato.

Di certo, Elisabetta II può andare fiera del proprio nipote: un campione di sobrietà, se si lasciano da parte alcune ragazzate, ancorché commesse da un principe, dotato di un portamento (quello della madre) che non si acquisisce, perché può essere solo nel patrimonio genetico. Se non sarà William a risollevare l’immagine della casa regnante con un matrimonio felice, difficilmente potrà farlo suo padre, o peggio, suo fratello, la cui (s)pettinatura e mancanza di raccoglimento durante la funzione religiosa erano sinceramente imbarazzanti e fuori luogo. Infine, non si può commentare un evento del genere senza chiedersi quanto sia costato.

Non ci sono ancora cifre ufficiali, ma a leggere alcuni siti di gossip il matrimonio tra William e Katherine potrebbe essere costato circa 70 milioni di sterline di spese vive, di cui 32 solo per pagare gli straordinari alle centinaia di agenti di polizia impegnati per la sicurezza (i quali prendono il doppio dell’indennità ordinaria, se impiegati durante una festività). A questi, vanno aggiunti i mancati ricavi dovuti all’arresto di tutte le attività industriali e commerciali voluto dalla Regina in persona, affinché ogni suddito di Sua Maestà potesse seguire la reale unione. E mentre i soliti bene informati parlano di risparmi in qualità e soprattutto in quantità nei rinfreschi reali, ci si chiede chi abbia avuto l’idea, nel Cerimoniale di Corte, di creare tre classi di invitati: una prima costituita dalle teste regnanti, invitata sia alla funzione religiosa sia al ricevimento (rigorosamente in piedi e con champagne non millesimato), una seconda invitata solo alla funzione (in cui rientravano i principi ereditari) e una terza, mista, invitata al ricevimento della sera.

Va bene la crisi, che investe tutti, va bene i risparmi, ma dopo aver speso 70 milioni di sterline perché dobbiamo rischiare di vedere un erede al trono mangiare in un fast food?

5 COMMENTI

  1. Ma a che serve fargli i conti in tasca???? Ma ce lo vogliamo ricordare che stiamo parlando di Re e Regine,ma avete idea dei soldi,delle proprietà,delle entrate e delle rendite proprie che hanno???? Non è che il matrimonio glielo abbiamo pagato noi!! E poi gli Inglesi AMANO queste cose, hanno un legame profondo con i sovrani, è parte integrante della loro cultura, nel loro inno nazionale cantano”God save the Queen” con la mano sul cuore…..Erano in migliaia ieri, assiepati lungo la strada, orgogliosi del loro principe,sventolando Union Jack!!! Noi italiani non lo avremmo fatto per nessuno dei nostri governanti o presidenti!!! Inoltre perchè pensare in modo malizioso al legame tra i due??? Non potrebbe essere che lei sia innamorata davvero e anche lui di lei???? Non si sta 8 anni, di cui gli ultimi di vera e propria convivenza, con una persona senza provare nulla!!! Mi dispiace caro signor Cappelli, lei conosce poco l’animo femminile, e molto poco l’English Pride!!!!!!

  2. Non mi sembra che l’articolo faccia i conti in tasca a nessuno, anzi secondo me la signorina è proprio come viene descritta. Sicuramente ci sarà l’amore, non lo possiamo escludere, ma io riuscirei a stare benissimo 8 anni e forse più con uno che non amo, dipende da cosa ottengo in cambio. nel mio caso sono sposata a un uomo stupendo che non fa mancare nulla a me o a nostro figlio, ma qui, come dice Grazia, si parla di Re (non di regine). secondo me l’opportunità di diventare regina fa mandare giù più rospi di quanto una potrebbe immaginare. tutte abbiamo un prezzo, altrimenti non si spiegano le situazioni tipo olgettina, o i ristoranti in cui si vedono vecchi ricconi panciuti e belle ragazze ventenni. Con questo non voglio generalizzare, ma semplicemente dire che queste situazioni esistono e non si può non vederle.

  3. Purtroppo noi i nostri governanti li portiamo sul palmo di mano e osanniamo allo stesso modo: guarda il casino che fanno ogni volta che Mr.B sale sul predellino, oppure ogni volta che il Presidente della Repubblica fa una visita ufficiale. bambini e bandierine ovunque. La nostra ex casa regnante, invece, fa storia a sé, tanto è scandalosa. La differenza semmai è di altro tipo: noi l’inno nazionale l’abbiamo imparato guardando le partite della nazionale, gli inglesi lo sentono intimamente e lo mostrano, ma poi hanno modi e tempi diversi (inglesi, appunto) con cui manifestare il proprio dissenso. Sui giornali inglesi si fa un gran parlare dei soldi spesi e la loro stampa non è diffamatoria come la nostra, va dritto al sodo, consulta le fatture che là devono rendere pubbliche per legge, mica come da noi. Mi sbaglierò, ma la monarchia così com’è agli inglesi non piace più e l’ha capito perfino la regina. in italia siamo abituati agli sprechi, ma il contribuente inglese, anche se gli piacce la regina, secondo me è piuttosto inc…..o.

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