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Se l'altruismo è patologico

Uscirà ai primi di novembre, si tratta di un volume edito dalla Oxford University Press: “Pathological Altruism” di Barbara Oakley, Ariel Knafo, Guruprasad Madhavan e David Sloan Wilson. La pubblicazione scientifica metterà in luce il volto più inquietante dell’altruismo e dell’empatia. Mostrare con insistenza la propria volontà di aiutare ad ogni costo il prossimo che produce una sorta di fanatismo, nuocendo l’oggetto-soggetto prescelto per tali attenzioni. “Come posso aiutarti” un mantra che sii trasforma in una minaccia perché nei fatti si rivela inutile negli effetti che produce, se non addirittura distruttivo. L’altruismo ai limiti dell’abnegazione, svolge un ruolo fondamentale in una vasta area di disordini psicologici, come l’anoressia, l’accumulo di animali domestici, le donne che tollerano gli abusi del partner o gli uomini che convivono con donne alcolizzate.

David Brin, medico e scrittore di fantascienza, sostiene che professare la santità produce una dipendenza fisica allo stesso modo degli stupefacenti. “Un’ostinata dipendenza alla non indignazione, si potrebbe tradurre in silente propellente per il dogmatismo ostinato e, dunque verso una guerra culturale”. Barbara Oakley, professore associato di ingegneria racconta l’incredulità suscitata da questi argomenti nel corso delle sue conferenze. Difficile parlare di altruismo e accostarlo alla patologia. “Ho riassunto l’idea, analizzo la situazione da un punto di vista ingegneristico, partendo dalla prima regola dell’ingegneria: non ci sono pranzi gratis, ma sempre compromessi: se aumenti l’ordine da una parte, devi inevitabilmente diminuirlo dall’altra”.

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