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Pedofilia, Don Seppia: anche la droga per adescare i minori

di Maria Rosaria De Simonedon seppia
“Vieni da me, sono solo” scrive un sacerdote in un messaggio ad un quindicenne. “Non posso sono a scuola”, gli risponde il ragazzo. Ma il sacerdote non molla: “Sono solo anche domani mattina. Di’ alla mamma che sei a scuola e vieni da me…”.
Sono da poco state pubblicate le norme anti-pedofilia dal Vaticano, norme a cui dovranno adeguarsi le Chiese nazionali per contrastare il fenomeno della pedofilia tra i chierici e già un nuovo scandalo scuote l’opinione pubblica. A Genova, don Riccardo Seppia è trattenuto in carcere, per decisione del Gip Annalisa Giacalone, per l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un ragazzo di sedici anni. Il sacerdote, di fronte al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere ed ha lasciato parlare il suo avvocato, Paolo Bonanni, che dovrà prima leggere l’ordinanza di custodia cautelare per poter procedere ad un’azione difensiva. Comunque l’ordinanza consta di una quarantina di pagine, che racchiudono dichiarazioni terribili ed inquietanti, che presentano un profilo dell’accusato lontano mille miglia da un atteggiamento cristiano.
Bestemmie, frasi blasfeme, richiami al demonio, ma soprattutto un fitto elenco di telefonate, intercettazioni ambientali , messaggini sul cellulare. Sembra che il quadro che si sta andando a delineare sia veramente aberrante. Don Riccardo si incontrava con un gruppo di amici nella canonica della Chiesa del Santo Spirito e argomentava su come avvicinare i ragazzi che gli interessavano.  Era un suo amico, un ex seminarista, quello che sembra gli  procurasse i bambini  per i suoi sporchi giochetti. E’ scioccante leggere le intercettazioni tra i due uomini: “Portami un bambino, mi raccomando l’età, meglio un moretto, un negretto…”chiede il sacerdote che come risposta avrà: “Vado nella zona della Fiumara e vedo di trovarti qualcosa…”. Il linguaggio è scurrile, senza freni inibitori, la ricerca di vittime esasperata, ossessiva.
“Li voglio giovani—prosegue don Riccardo — non sedicenni, quattordicenni va bene e che abbiano problemi di famiglia”. Perché il parroco, che per il ruolo che ricopre  ha ampia possibilità di movimento, cerca le sue prede tra coloro che sono deboli e fragili e che non parleranno, non lo accuseranno. E’ la tattica dei pedofili quella di adescare le loro vittime tra i più deboli a livello sociale e psichico, approfittando di loro  per soddisfare orribili desideri sessuali. Ed è stata questa la tattica seguita dal parroco, che  voleva ragazzini appartenenti agli strati sociali più poveri e degradati della sua città. Ragazzini, quindi, con famiglie disagiate, magari sfasciate, ragazzini anche stranieri, e pure color cioccolato. Non solo traffico di ragazzi per turpi intenti, ma anche di cocaina, attraverso l’aiuto di un marocchino che viaggiava nel nord Italia.
Insomma, a quanto sembra le prove sono schiaccianti, grazie alle intercettazioni ambientali. Gli inquirenti stanno ascoltando diversi ragazzi che potrebbero confermare di aver subito le attenzioni di don Riccardo. Per ora comunque, ci sono le accuse del ragazzo di sedici anni, confermate da un messaggino inviato dal parroco al suo amico ex seminarista.
Era disposto a spendere fino a 300 euro al giorno per procurarsi cocaina, «la bianca» o «la neve», questi i termini utilizzati nelle telefonate tra i pusher, gli stessi che avevano anche il compito di trovargli dei «bambini». Pare che la droga non servisse solo per uso personale, ma anche per attrarre i giovani per poter innescare la dinamica dell’abuso. In queste ore gli inquirenti stanno setacciando i conti e i movimenti bancari per capire da quali risorse attingesse per essere in grado di spendere fino a 300 euro al giorno in stupefacenti. A lanciare l’allarme don Piercarlo Casassa, parroco di don Seppia nel 1985 a Recco (Genova). Ai carabinieri di Milano ha raccontato: «Don Seppia stava fuori tutte le notti e dormiva per l’intera mattina la sua non mi sembrava una vera vocazione. Così ho avvertito i miei superiori»
Alcuni sacerdoti a cui ho chiesto cosa pensassero di questo e di altri episodi che purtroppo hanno piagato la cronaca nera degli ultimi tempi, hanno mostrato ribrezzo e dolore, perché la loro missione in mezzo ai giovani ed agli adulti e tutt’altro assolutamente. E questi episodi purtroppo portano a vedere dietro ogni tonaca un predatore. Questo non è affatto vero, ma la paura tra le persone, pur giustificata, si amplifica. Quello che sconvolge è il fatto che i pedofili riescano a nascondersi  appropriandosi di un’identità assolutamente irreprensibile e svolgendo delle attività che li portano ad avere contatti con i giovani, per farne le loro prede. Sacerdoti, educatori, insegnanti, allenatori sportivi: sono queste le figure che trovano il consenso e la fiducia dei genitori, che affidano loro i pargoli. Sono queste le figure che dovrebbero essere ineccepibili e seguire nei vari percorsi i ragazzini. E se tra queste figure si nascondono ben bene dei predatori, è chiaro che tutto vacilla, compresa la fiducia nella comunità sociale.
Il pedofilo non ha i tratti dell’orco, ma è una persona sorridente, piacevole, che sa come ammaliare genitori e ragazzi, lasciando in ombra la sua personalità bacata.
E se, come in questo caso,  il predatore viene scoperto, se il suo avvocato chiederà la perizia psichiatrica, se saranno effettuate le prove peritali, se si giungerà ad un processo, quale sarà infine la condanna? Di cinque- sei anni. E questo è sconvolgente. Lascio ai lettori il giudizio al riguardo.

2 COMMENTI

  1. Orrore? Sgomento? Disprezzo? Disgusto? Rabbia?
    Cos’altro si può provare di fronte ad un tale scempio?
    Ma nel mio animo insorge anche un senso di amaro e doloroso sconforto! rammarico! dispiacere nel realizzare che un tale scandalo non solo distrugge la vita di tante persone, ma anche annienta il nobile lavoro e dedizione di tanti sacerdoti che ogni giorno danno la vita per gli altri!
    Che Dio ci liberi dal male!!!

  2. Una bruttissima piaga nella Chiesa. Durante la loro “missione” di diffusione della fede, alcuni sacerdoti si trasformano nella specie peggiore tra tutti i predatori del sesso. Aggiungiamo anche la cocaina…è sconvolgente. La pena dovrebbe essere proporzionale allo scempio, anche considerando le vittime, appartenenti in questo e in altri casi a famiglie disagiate, bisognose e quindi più esposte.
    Grazie per il tuo contributo, Maria Rosaria.

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