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Canti, ballate e ipocondrie d'ammore: quando la musica emoziona

Parole, musica, poesia… Una commistione di suggestioni che ha animato la serata del 19 gennaio al Teatro Vascello di Roma. Canio Loguercio, poeta e musicista raffinato quanto crudo e un prezioso Alessandro D’Alessandro all’organetto, presentano il loro lavoro discografico. Canti, ballate e ipocondrie d’ammore, un viaggio che scava nell’anima e riporta alla luce emozioni profonde e dure, con il fil rouge dell’amore che lo attraversa costantemente. Le parole sono sferzanti, irriverenti, in una lingua carica di significati e valenze simboliche quale il napoletano sa ben essere. Ma la musica accompagna perfettamente e in molti casi smorza e rende amalgamato un gruppo di talenti dai molteplici volti e dalle svariate virtù. Tanti, infatti, gli artisti sul palco in questa unione, da Maria Pia De Vito a Giuseppe Spedino Moffa, da Erica Boschiero e Stefano Saletti a Nando Citarella, ma anche scrittori come Emmanuele Curti, Antonio Pascale e Andrea Satta. E il disco racchiude tutto il calore e passione che ci hanno regalato, così come lo esprimono Canio ed Alessandro nel raccontarcelo..
La vostra collaborazione va avanti già da un paio d’anni. Come è nata l’idea di questo disco e quali sono le suggestioni che lo hanno ispirato?
ALESSANDRO: in realtà Canio mi ha chiesto di registrare per lui nel 2010 in una sua canzone pubblicata nel disco ‘Passione’ (ed. d’if) cantata da lui insieme a Maria Pia De Vito, Raiz e Daniele Sanzone degli A67. Ci eravamo conosciuti grazie al Manifesto Musica. Io avevo appena pubblicato un disco per loro e Canio, si dall’inizio, è stato un motore trainante nonché uno degli ideatori di tutta l’operazione i Cd de Il Manifesto.
Poi da li pian piano abbiamo deciso di riaffrontare il suo repertorio in duo. Voce e chitarra lui, organetto, loop ed elettronica io. Cosi è nato Tragico Ammore, spettacolo di teatro-canzone, che Canio ha scritto pensando a questa formula di duo. Dopo tantissime date in teatri e rassegne in giro per l’Italia e la nascita di altri spettacoli insieme ad artisti di ogni genere (la capacità di Canio è quella di sapere mettere insieme personalità di ogni genere) era arrivato il momento di farlo diventare un progetto discografico. È nata cosi. In macchina tra una risata e l’altra, macinando km insieme. Ovviamente il disco è tutto stato pensato sul dialogo tra la sua voce e il mio organetto, e le mie costruzioni ritmiche. Io ne ho curato gli arrangiamenti e la produzione artistica, sempre in costante connessione decisionale con Canio. Dopo un anno e più di lavoro in studio il disco c’è.
Canti, ballate e ipocondrie d’ammore affronta una moltitudine di tematiche, ma sempre con il filo conduttore “dell’ammore”. Ce lo raccontate?
CANIO: Beh, credo che l’amore sia il tema principale di quasi tutte le canzoni.. a tutte le latitudini e in tutte le epoche. In questo non mi pare di essere originale. Canto per lo più in napoletano, che considero la “sacra lingua delle passioni” e spesso mi ispiro a canzoni classiche napoletane, anche se i miei testi si discostano non poco dalla tradizione.. Il tema amoroso mi consente un approccio poetico, mi dà la possibilità di sperimentare nuove forme linguistiche, senza mediazioni e di scendere al contempo in profondità.
ALESSANDRO: la cosa che a me piace della poetica di Canio è proprio la semplicità e la naturalezza con cui si avvicina a temi importanti con parole importanti, ma con modalità ‘terrena’. Le persone amano la sua modalità di raccontare. È del tutto originale e personale. E questo oggi, non è facile da trovare in giro.
E poi le pene d’ammore sono un problema vero. Non credete?
Perché la scelta del napoletano?
CANIO: Sono lucano, ma cresciuto a Napoli. Il napoletano è la lingua incredibilmente ricca. Ha un vocabolario immenso, scopro continuamente parole nuove, modi di dire, locuzioni. Mi diverte davvero malto a scrivere in napoletano, una lingua che, tra l’altro, è estremamente musicale.. Del resto, penso che le canzoni d’amore più conosciute al mondo siano proprio le canzoni classiche napoletane.
ALESSANDRO: ovviamente mi sento vicino al napoletano. Non so ne campano, ne napoletano, ma il mio paesino di provenienza, Coreno Ausonio (vicino Gaeta), è proprio lì lì al confine con la Campania, e il mio dialetto è molto vicino, quindi…
Avete già qualche progetto per il futuro?
ALESSANDRO: il progetto per ora è quello di far girare il disco il più possibile. Stiamo lavorando a date di presentazione in Italia, oltre ovviamente alle apparizioni in Radio e co. Il 10 luglio saremo in diretta a Radio3 Suite e poi Napoli, poi di nuovo Roma (11 Marzo al Parco della Musica per la festa del nostro editore Squilibri), e poi altro sui cui stiamo lavorando in queste ore.
Ovviamente continueremo a girare in duo, ci divertiamo ancora un casino, e molte persone amano questa versione, perché la ritengono essenziale e completa nello stesso tempo. E quindi i progetti di teatro canzone, ‘Tragico Ammore’ di cui parlavo prima, e il nuovo spettacolo ‘Studio per la messinscena di uno smarrimento tra l’Appennino Lucano e una canzone d’ammore’ (come vedi l’ammore torna sempre nei lavori di Canio), in cui partecipano lo scrittore Antonio Pascale e l’archeologo Emmanuele Curti. E la novità del progetto con una piccola band. Con l’uscita del disco, infatti porteremo in giro un concerto, un po’ più suonato con un gruppo variabile di musicisti, che hanno partecipato alle registrazioni e con cui lavoriamo insieme da tempo.
Insomma seguiteci su www.facebook.com/CantiBallateIpocondrie e sul sito di Squilibri Editore per tutte le info.
E non dimenticate di guardare il bellissimo video di Antonello Matarazzo della ‘Ballata dell’ipocondria (o del vibrione innamorato)’.
di Marina Capasso
foto: Cristina Canali
 

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