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Amartya Sen: le politiche di austerità hanno portato molti paesi al crollo

Come si fa a capire l’idea di felicità? Come può essere interpretata e valutata l’infelicità rispetto allo stato attuale dell’Europa, considerati i problemi creati dalla crisi economica? È possibile essere felici in paesi soffocati da politiche di austerità in cui lo sviluppo è bloccato e il tasso si disoccupazione raggiunge livelli sempre più preoccupanti? A dare una spiegazione a domande così pressanti, durante la seconda giornata dell’ottava edizione del Festival delle Scienze di Roma, è l’economista indiano Amartya Sen, Thomas W Lamont University Professor of Economics and Philosophy alla Harvard University e Premio Nobel per l’Economia nel 1998.
Introdotto dall’Ad di Musica Per Roma Carlo Fuortes come il più grande studioso vivente di Filosofia del Benessere, Sen, poche ore prima della sua conferenza su “Felicità e diseguaglianze” in Sala Petrassi, ha incontrato i giornalisti nella Sala Meeting dell’Auditorium Parco della Musica, anticipando gli argomenti di cui tratterà lungamente in serata: l’idea di felicità; la critica ai neoutilitaristi e i problemi che affliggono l’Europa.
Vicino alla filosofia spontanea di Gramsci e in opposizione con la teoria di Bentham, Sen affronta la felicità come un meccanismo estremamente complesso che non può essere ricondotto ai meri processi utilitaristi, ma dev’essere compreso con uno sguardo molto più ampio. Guardare allo stato in cui versano molti paesi, con particolare riferimento allo sconfortante dato relativo alla disoccupazione, è essenziale – afferma Sen – per capire che non può esistere distanza tra economia e felicità perché «un paese con un altro tasso di disoccupazione, non è un paese felice». Allo stesso modo, incalzato da domande sull’attuale situazione politica ed economica d’Italia e del resto d’Europa, il Premio Nobel ha ribadito i concetti già espressi in alcuni suoi recenti articoli apparsi sui più importanti quotidiani internazionali per riaffermare che le buone intenzioni dei politici europei continuano a rivelarsi fallimentari nell’arduo compito di risanare l’economia, lasciando l’Europa in una condizione di miseria e infelicità. Laddove si adottano politiche di austerità, è di riforme che si avrebbe bisogno; e laddove si continua a ragionare singolarmente è invece a un grande programma di politica economica europea che si dovrebbe pensare. «Quando un paese adotta delle misure per risanare una situazione e fallisce, poi le adotta nuovamente e fallisce ancora, dovrebbe cambiare direzione, capire dov’è l’errore e correggerlo. In Europa questo non si è fatto, e le politiche di austerità hanno portato molti paesi al crollo»
Si affilano, le parole di Sen, quando si sofferma sulle politiche adottate da paesi come l’Italia e la Gran Bretagna, definendole “sciocche” e ribadendo la necessità di una politica basata sul dibattito ragionato tra leader politici e finanziari e sul consenso informato dei cittadini. La ripresa europea sarà possibile solo a condizione di affrontare queste fondamentali questioni.

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