di Maria Rosaria De Simone
Negli anni sessanta, un ragazzo con pochi soldi in tasca, un diploma di scuola superiore preso senza convinzione e per far contento il padre, la testa piena di sogni ed una chitarra in mano se ne partì dal suo paese, Rieti, per cercare il successo. Un successo che arrivò proprio nel momento in cui il ragazzo cominciava a vacillare nelle sue convinzioni ed a pensare di abbandonare la carriera artistica. Quel ragazzo era Lucio Battisti e le sue canzoni ancora oggi riempiono le serate e son capaci di portare emozioni sempre fresche e nuove, che creano un ponte tra le generazioni. Bastano una chitarra, un gruppo di amici e le prime note son quelle delle musiche del cantautore, che è riuscito a parlare dell’amore e della quotidianità con un linguaggio ed una musicalità del tutto originale.
Che Battisti, però, fosse anche pittore, pochi ne erano a conoscenza. La sua vena pittorica prese forma tra una canzone e l’altra negli anni che vanno dal 1969 al 1972 ed ora tutti potranno ammirare i suoi 11 quadri che verranno esposti in una mostra a lui dedicata presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, curata da Gianni Borgna e Carlo Ronga. Il titolo della mostra, che potrà essere visitata gratuitamente dal 14 settembre al 2 ottobre 2011 è “Lucio Battisti, il tratto delle emozioni“.
Per chi ama il cantautore la mostra, al di là della ricerca estetica delle opere, potrà essere l’occasione buona per scoprire ed approfondire la sua creatività ed il significato più profondo di alcune sue famose canzoni. Infatti gli undici quadri fanno riferimento ad altrettante famose canzoni e si presentano in un’esplosione di colori che vanno a svelare l’essenza vera ed il significato più nascosto delle parole. Per fare un esempio, quando Battisti cantò del sapore di una giornata uggiosa e si mise a dipingerla, non usò le gamme del grigio, come ci si sarebbe aspettati, ma un rosa soffuso e scolorito che copriva un paesaggio battuto dal vento e dalla pioggia, un rosa che preludeva all’esplosione dell’arcobaleno, che giungeva come uno spicchio di speranza. E il vero significato della canzone prende quindi forma mediante la visione delle pennellate di colore che attraversano la tela: il gusto amaro di una giornata fredda e piovosa può aprirsi alla ricerca di un nuovo giorno di sole, alla ricerca di nuove energie e nuovi orizzonti.
Una bella mostra, dunque, un’esplosione di colore tutto da vedere e da gustare per poter entrare a passo felpato in quella che è la vera essenza ed il vero significato di canzoni quali La collina dei ciliegi, La macchina del tempo, Prigioniero del mondo, Gente per bene e gente per male e tante altre. Presente all’inaugurazione il nipote del cantautore, Andrea Barbacane, che ha risposto alle domande dei giornalisti presenti ed ha sottolineato la finalità principale dell’esposizione delle opere che è quella di ricordare la genialità dello zio e di condividerla con le persone che lo hanno amato come artista. Molto suggestiva è anche l’idea degli organizzatori di accompagnare la visione dei quadri all’ascolto delle canzoni di Lucio Battisti. E mentre nella sala le note si diffondono, un’ultima occhiata ammirata va a tre chitarre esposte che hanno accompagnato la carriera artistica del cantautore.
Una mostra, dunque, tutta da scoprire e da ammirare.
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