di Maria Rosaria De Simone
«Per la santa Candelora
se nevica o se plora
dell’inverno siamo fora;
ma se l’è sole o solicello
siamo sempre a mezzo inverno»
Un proverbio antico che ci ricorda i tempi in cui i nonni, ad ogni scorrere delle stagioni, ad ogni cambio di clima, in ogni occasione particolare, tiravano fuori come fossero preghiere, i detti imparati a memoria da generazioni e generazioni.
Una festa antica, quella della Candelora, introdotta nella Chiesa Occidentale il 2 febbraio per celebrare la Presentazione al Tempio di Gesù bambino, di cui ci informa l’evangelista Luca.
Il termine ‘Candelora’ deriva dal latino festum candelarum e si riferisce all’usanza di benedire le candele, prima di accenderle e portarle nella processione. Pare che l’origine dell’uso delle candele nella processione sia francese. A Roma ne abbiamo testimonianza già verso il X secolo. Le candele venivano accese con un cero, come avviene ancora oggi durante la veglia pasquale. Il cero rappresenta Cristo, che è la vera luce del mondo e l’accensione delle candele rappresenta la luce che va a illuminare i credenti lungo il cammino della vita. La processione con le candele vuole significare l’uomo che va incontro a Cristo che viene. Oggi, invece, le candele vengono solo benedette e portate nelle proprie case, assieme alla benedizione.
Anticamente la festa della Candelora era collegata al Carnevale che, nell’epoca romana aveva una connotazione funebre. Oggi invece, il mese dedicato ai morti è novembre e così il giorno della Candelora, detto anche Ceriola, è divenuta un’isola liturgica seguita dal carnevale che ha assunto aspetti di festa carica di trasgressione e di critica della società e dei costumi.
Comunque l’antico proverbio della Candelora, che ha numerose varianti da regione a regione, cerca di trarre auspici per il futuro riguardo al tempo che regola le stagioni ed i lavori dei contadini, per predire la bontà o meno del raccolto. E, ancora oggi, chi vive nelle campagne, si fa guidare nei suoi lavori, dalla saggezza dei proverbi.