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Il buon senso in questo tempo? E' una questione di cultura

di Giorgia Petrini

Non so se è chiaro soltanto a me, ma credo che, nella condizione attuale in cui siamo, sia in atto un tentativo di ancoraggio perpetuo, risolutivo e unico nella storia della seconda Repubblica, ai corridoi del potere che mi pare di non aver mai visto prima, neanche nelle mie esperienze più lontane.
Mi sento di poter dire liberamente che negli ultimi 10 anni circa ho visto e vissuto attivamente la nascita, il cammino, l’evoluzione, la crescita e in alcuni casi la morte, di innumerevoli iniziative “intrallazzose” consegnate in un giorno di pioggia alle nostre abitazioni da una cicogna affaticata, stanca di planare sulle nuvole asciutte dell’onestà e del buon auspicio.
Se nel film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” tanta follia e disperazione circoscritta in un manicomio poteva quanto meno sembrare ragionevolmente al suo posto, nel film attuale di una Italia in pena, che vede protagonisti una serie di “matti odierni”, più o meno volontari, nessuno dei quali davvero lobotomizzato, sembrano tutti “irragionevolmente dove sono”.
C’è Grillo che si sbraccia in mare per protesta e vieta ai suoi di andare in tv con un piano di medio termine che, dopo aver decantato grandi rivolte e vasta innovazione, esprime il suo massimo baluardo in una possibile alleanza (con IdV…?) con chi continua a scoprire di avere patrimoni immobiliari che non sapeva di possedere dichiarando alla Gabanelli pittoresche risposte del tipo… “Mia moglie non è mia moglie…”; c’è Saviano che (sotto alla stessa scorta che solo quando riguarda la politica ci fa incazzare), continua ad intrattenere il proprio pubblico con “C’era una volta a Scampìa” contribuendo ancora oggi a demonizzare subdolamente il Sud mentre a Roma, solo negli ultimi 2 anni, ci sono stati più morti ammazzati che nel resto d’Italia; ci sono le tante storie di chi non si dimette mai da niente e nemmeno viene arrestato perché per una qualche autorevole e perpetua congiunzione astrale in questo Paese si ha il lusso di passare impuniti sempre, o quasi; ci sono le idolatrie di chi diventa un mito al quale essere grati solo quando muore, del quale abbiamo detto peste e corna fino a quando è stato in vita; c’è il calcio mercato con le sue scommesse clandestine note a tutti (eppure il tifo, anch’esso pilotato, non è mai stanco); ci sono gli slogan sui giochi d’azzardo e i Casinò da “gioca responsabile” …però poi fatti curare perché in fondo, anche se ti istigo, prima ti avviso; ci sono i cinesi dai quali si tenta ogni giorno di difendersi e di scappare per paura che ci rubino quello che però andiamo a comprare negli outlet (per effetto della moda firmata a basso costo) o per cui siamo disposti a spendere meno sotto casa, pur sapendo che magari ci lavora (di notte) …un bambino minorenne in un sotto scala; ci sono giornalisti che vogliono il carcere per chi  loro stessi condannano a un processo mediatico (spesso nel tentativo di vendere più copie di un giornale che non si vende più) e giornalisti (gli stessi, oibò…o_O) che per difendersi istituiscono su Facebook gruppi intitolati “No al carcere per i giornalisti”…(???) autoproclamandosi idonei a ricevere (dalla stessa giustizia che vorrebbero per le intenzioni altrui) …“pene meno severe”. Meno severe di chi, mi verrebbe da chiedere? Rispetto a cosa? Al reato di diffamazione? Ma di che parliamo? C’è gente che si suicida per essere stata ingiustamente diffamata e cancella la propria vita in un secondo per tre righe di ignoranza altrui e qualcuno trova il tempo di far passare per assoluto un concetto (non certo di buon senso) che rischia di diventarlo?…
Per come la vedo io, il buon senso non è mai uno stato di dipendenza da un credo, da una ideologia, da un partito o altro. E’ buon senso di per sé e in quanto tale è assoluto, incontrovertibile. Non esiste una versione soggettiva di buon senso, in funzione di qualcuno o di qualcosa. Esiste Il Signor Buon Senso. Se volessi affiancare al buon senso qualcosa di simile in senso assoluto, con lo stesso peso, valore e funzione, penserei al bene comune. Anche in questo caso, se il bene è comune non può essere soggettivo, ovvero “va bene per tutti se (prima e soprattutto) va bene per me”. Diversamente chi se ne frega… ups! Che cos’è che non ho capito? Niente credo. Semplicemente vedo che, col passare del tempo, abbiamo eletto (sempre nell’ambito di una autonomia guidata dallo sciacallaggio, più che dal Vangelo) la libertà, il libero pensiero e il diritto di opinione a regole, valori, principi e atteggiamenti soggettivi che, siccome vanno bene a noi singoli individui, magari perché semplicemente ci convengono, cerchiamo di rendere validi per tutti. In due parole: siamo impazzitioppure stiamo impazzendo.Così, dunque, negli anni abbiamo perso il senso della misura di tante cose: abbiamo rimosso la comprensione vera e profonda del senso dell’indissolubilità; abbiamo frainteso i valori assoluti con quelli relativi e le priorità con le convenienze; abbiamo dimenticato di non avere né poteri né diritti sulla vita o sulla morte (di nessuno); abbiamo fatto nostre le qualità dei super eroi eleggendo le nostre abilità (poche e mediamente limitate) ad armature selettive e decisioniste su quanto gli altri siano o non siano più o meno intelligenti di noi; abbiamo scelto di innescare una catena di montaggio sociale per la quale non è più tanto importante dare il meglio di noi stessi, quanto promuovere il peggio degli altri; abbiamo posizionato il podio in pietra dell’affermazione di sé al centro del mondo e ci siamo dimenticati di essere altro; abbiamo deciso che la famiglia è un problema da mantenere e il matrimonio è un rischio troppo grosso da sostenere; abbiamo “finalmente” vinto quelle leve distorte della personalità che davano importanza al pudore, alla dignità, all’educazione e all’amore, in favore della disinibizione, dell’impudenza, della volgarità e dell’odio… per non dire guerra; abbiamo delegato alla carriera e al lavoro la capacità e il potere di saperci dare una adeguata importanza e identità personale, senza chiederci più cosa sia il lavoro, a cosa serva, da dove venga o come lo si possa realmente riconquistare e dominare (e non il contrario); abbiamo investito con un camion carico di colpe, paure, responsabilità e luoghi comuni, la vita vera in cambio di un carretto che tiriamo avanti a spinta; siamo diventati schiavi perfino di ciò che NON ci occorre per vivere
Luca 12:32-34
Non temere, piccolo gregge, poiché tuo Padre ha scelto volentieri di darti il suo regno. (33) Vendete i vostri beni e fatene elemosina; fatevi delle borse che non invecchino, un tesoro inesauribile nei cieli, dove ladro non s’avvicina né tignola distrugge. (34) Poiché dov’è il tuo tesoro, sarà lì anche il tuo cuore.
Oggi, come ieri, non è più “giusto”, “vero” o “importante” ciò che lo è veramente, ma ciò che il mondo ci impone che lo sia, al punto tale che crederlo anche noi (fino a diventarne perfino promotori) sembra ad un certo punto un passaggio obbligato della vita, come un adolescente che, senza volere, diviene prima adulto e poi maturo… Ci domandiamo come mai il mondo stia sciando fuori pista, dando senso, peso e valore a ciò che non lo ha, senza capire che in fondo siamo proprio noi a mettere le indicazioni sbagliate lungo la discesa.
Siracide 5, 1

Non confidare nelle tue ricchezze e non dire “Questo mi basta”.

Penso che in questo tempo sia nostra (di tutti) responsabilità trovare il modo di dare un contributo serio ad un futuro imminente che ancora non c’è e del quale alleanze, movimenti e posizioni, sono solo un falso problema o un falso rimedio. Non serve molto, io credo. Basta desiderare nel nostro piccolo e nella vita di tutti i giorni di esprimere il meglio di quel che siamo in grado …di fare o dare. Attenzione, al prossimo e non a noi stessi! E’ tardi per accontentarsi del fatto che tanto non serve a niente o che la gente dorme o che siamo tutti frutto di una grande ingiustizia collettiva del nostro tempo. Nessuno è migliore di un altro, in generale …ancor meno se in questo tempo dorme anche lui. Se ricominciamo dal buon senso, il resto arriva. Forza e coraggio gente, un passo alla volta ce la possiamo fare!

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