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Giovanni Falcone: 19 anni dalla strage di Capaci

di Maria Rosaria De Simonefalcone
 

23 maggio. Ricorre oggi un triste anniversario: quello della strage di Capaci, avvenuto 19 anni fa, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, ed i  tre agenti della scorta,  Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Nell’attuale panorama italiano, che vede la crisi dei sistemi, anche di quello giudiziario, la memoria di un uomo che saputo lottare contro il potere subdolo della mafia a prezzo della sua vita, è di grande importanza. Soprattutto se si considera il fatto che il magistrato, per il suo alto senso dello Stato, non ha mai avuto tanta considerazione dall’Istituzione stessa che lui serviva e che non è stato protetto e tutelato come meritava, ma lasciato solo ed anzi screditato. Come è accaduto anche ad un altro magistrato, Paolo Borsellino, pure lui morto nella lotta alle associazioni mafiose. Due martiri della patria che, in concomitanza del centocinquantenario del nostro paese, vanno ricordati e soprattutto emulati, perché hanno combattuto un sistema di potere, quello mafioso che ancora radifica e ramifica senza sosta, che si fa Stato, dove lo Stato è tragicamente assente  e che si presenta come un clan, come un’organizzazione che assicura il futuro, il suo futuro, ai cittadini.

Tra le varie manifestazioni per ricordare Giovanni Falcone è interessante l’iniziativa di navi della legalità che portano a bordo ragazzi di tutta Italia per attraccare al porto di Palermo. “Nell’anniversario dell’Unità d’Italia, -dice il procuratore antimafia Piero Grassodobbiamo essere uniti e come un’armata di pace per conquistare la Sicilia”. Una iniziativa di garibaldiniana memoria, che si affianca, sempre a Palermo, al dibattito “Giovanni e Paolo due italiani”, nell’Aula bunker del carcere dell’Ucciardone, a cui interverranno i ministri Alfano, Gelmini, Maroni e Prestigiacomo. Queste ed altre iniziative sul territorio nazionale hanno il compito di porre una lente di ingrandimento sul tema della legalità, sui valori fondamentali che sono alla radice della nostra democrazia e della nostra Costituzione. “Si muore generalmente perché si è soli-sosteneva Giovanni Falcone- o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”. Mai parole furono così profetiche. Itali@magazine tutta si unisce al ricordo di questo grande magistrato.

3 COMMENTI

  1. berluscones dei miei stivali … guardate i VERI EROI morti per mano di mafiosi del tipo BERLUSCONI E COMPAGNIA BELLA!!!! Vergognatevi !!!!!!!

  2. be questo è successo perchè stavano facendo il proprio dovere, non può succedere ai mafiosi , tra loro acne se c’è concorrenza ma non si demordono, siccome chiudono tutti e due gli occhi, non vengono toccati, fanno finta di prenderne, ma sembra che siano moltiplicati, quanti mafiosi ci sono in Italia? ma che governo abbiamo da vergognarsi di essere italiani, perchè anche quanto ero all’estero anche se mi rispettavano, ma la battuta me la facevano, ma ora siamo tutti in mano alla mafia, che vergogna, non hanno un minimo di coscienza, di cuore, ma chi male fa male aspetta

  3. L’opera di persone come loro mai potrà essere dimenticata. La manifestazione delle navi della legalità è una encomiabile iniziativa. I giovani vanno informati e formati alla legalità, soprattutto perchè c’è tutto un mondo intorno a loro che fa esattamente l’opposto.

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