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Einstein aveva ragione: prove sull'esistenza dell'energia oscura

di Marco Milano

240.000 galassie tenute d’occhio dal Telescopio Anglo-Australiano da 26 astronomi provenienti da 14 istituti diversi, a Coonabarabran, nel Nuovo Galles del Sud in Australia. 276 notti tra il 2006 e il 2011, per mappare una porzione di universo molto più grande delle vecchie indagini: con questi numeri è stato completato il WiggleZ Dark Energy Survey, progetto nato con l’obiettivo di analizzare la distribuzione delle galassie e contribuire a comprendere meglio la natura di una forza a cui i fisici danno la caccia da molto tempo: l’energia oscura. La prova dell’esistenza dell’energia oscura emerge da due papers, in corso di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, a confermare le intuizioni, in tema di cosmologia, di Albert Einstein. Il termine energia oscura è stato proposto nel 1998 dal cosmologo Michael Turner, ma la sua formulazione teorica risale al 1916, ed è opera dell’autore della Teoria della Relatività, appunto.

“I risultati ci dicono che l’energia oscura è una costante cosmologica, proprio come proponeva Einstein” – ha dichiarato Chris Blake della Swinburne University of Technology di Melbourne, primo autore degli articoli e coordinatore della ricerca. Einstein partiva dalla convinzione, diffusa per i fisici del suo tempo, che l’universo fosse statico. Rendendosi poi conto che la stessa relatività generale indicava invece una inevitabile – e dimostrabile matematicamente – condizione di espansione dell’universo, lo scienziato tedesco introdusse la ‘costante cosmologica’, una variabile il cui unico scopo era ‘tamponare’ quell’incongruenza della sua teoria. Le osservazioni del 1929 di Edwin Hubble – che dimostravano, attraverso il movimento delle galassie, un’espansione costante dell’ universo – lo costrinsero a ripensare quella costante come il ‘più grande errore della sua vita’. In realtà, Einstein continuava ad avere comunque ragione: Richard Feynman propose in seguito una teoria secondo la quale lo spazio vuoto tra i corpi celesti è permeato da un collante energetico che esercita una forza antigravitazionale, responsabile dell’accelerazione dell’universo, trovando un punto di incontro tra Einstein e Hubble. Diverse sono state le occasioni per confermare, anche indirettamente, l’ipotesi dell’energia oscura: Il satellite Wmap (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) della Nasa lanciato nel 2001 per una missione di nove anni, ad esempio, ha fornito importanti evidenze  sulla trama e geometria dell’universo primordiale; l’osservazione della classe IA di supernove, le “candele standard”, ha consentito negli anni 90 di verificare che l’universo si sta espandendo con velocità esponenziale.

I risultati del WDE Survey sono stati ottenuti da un metodo alternativo a quello utilizzato per le supernove (sfruttando, oltre al telescopio anglo-australiano, la mappa ottenuta dal Galaxy Evolution Explorer della Nasa). Lo studio delle galassie è stato condotto, infatti, a coppie, concentrando l’attenzione su quelle più lontane corrispondenti al momento dell’evoluzione del cosmo in cui l’energia oscura avrebbe prevalso sulla forza di gravità. La velocità con la quale coppie di galassie – distanti fra loro circa cinquecento milioni di anni luce – ha fornito ai ricercatori la conferma di uno stiramento dello spazio, oltre alla costanza della loro distribuzione tempo necessario per formarsi. Si tratta, tuttavia, di un tipo di interazione non ancora ben definita. Secondo Blake l’effetto dell’energia “E’ quello che osserveremmo se, avendo lanciato in alto una palla, questa continuasse a salire, ad allontanarsi. Su, verso il cielo, sempre più veloce”.

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