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La cinquina del Campiello

Di David Spiegelman

Imploso il Grinzane Cavour per le disavventure del fondatore Giuliano Soria, sotto sospensiva di sfratto il Bagutta, ridimensionato il Viareggio-Repaci dopo la scomparsa di Cesare Garboli, la galassia dei premi letterari italiani – in attesa di un Nobel arrivato soltanto tre volte negli ultimi settant’anni, con il premiato del 1997 Dario Fo che ammette di aver appena candidato ufficialmente, per provocazione o convinzione forse, Roberto Saviano – riconosce ormai la polarizzazione tra Strega e Campiello.

La pubblicazione della cinquina del riconoscimento veneziano, che verrà assegnato il 4 settembre al Teatro La Fenice, rischia di interferire con i giochi ancora apertissimi per la definizione dei cinque finalisti che il 2 luglio, al Ninfeo di Valle Giulia, si contenderanno la bottiglia di liquore allo zafferano più ambìta tra gli scrittori.
La giuria tecnica del Campiello, presieduta dal regista Giuseppe Tornatore, ha infatti indicato come favorito, con 11 voti su 11, “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi, in corsa però anche tra i dodici prefinalisti dello Strega. Tutto lascia pensare che la Mondadori, casa dell’autore de “Il fasciocomunista” trasformato in film da Daniele Luchetti con il titolo “Mio fratello è figlio unico”, allenti quindi la presa sul premio romano per concentrare gli sforzi in Laguna, tanto più che allo Strega i favoriti sono l’esordiente Silvia Avallone con “Acciaio” (Rizzoli) e il regista Paolo Sorrentino, passato dalla macchina da presa alla scrittura con “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli).
La cinquina del Campiello, dove la Avallone ha vinto il premio Opera Prima, si completa con l’autobiografia di Gad Lerner “Scintille” (Feltrinelli), “Le perfezioni provvisorie” (Sellerio) di Gianrico Carofiglio e due titoli Einaudi: “Milano è una selva oscura” di Laura Pariani e “Accabadora” di Michela Murgia.
Pennacchi, quindi, si presenta da favorito, ma la storia del Campiello – come quella di tutti i premi letterari – è ricca di sorprese e di autori entrati papa in conclave per uscirne cardinale.

Non più tardi di quattro anni fa, Pietrangelo Buttafuoco con il suo romanzo d’esordio “Le uova del drago” fece il pieno di consensi nella preselezione, salvo ritrovarsi ultimo nella votazione finale; tra il primo e il secondo scrutinio, era intervenuto il professor Sergio Luzzatto, che con uno scritto su Micromega aveva deplorato l’eventualità che un romanzo più che indulgente nei confronti degli sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale. L’anatema dello storico genovese, andato a bersaglio, ebbe così l’effetto collaterale di favorire l’epica barbaricina di Salvatore Niffoi, vincitore a sorpresa con “La vedova scalza”, secondo romanzo per Adelphi dopo una fortunata serie di uscite (tra cui “Cristolu”, “Il viaggio degli inganni” e “Il postino di Piracherfa”) per l’editore sardo Il Maestrale.
Anche quest’anno la scelta dei finalisti al Campiello ha avuto un prologo di maschere e pugnali, con un articolo uscito su “Il Fatto Quotidiano” a firma Turlupin, che ha affondato le chances dell’ultimo romanzo di Alain Elkann, quel “Nonna Carla” in cui lo scrittore francoitaliano racconta col suo stile asciutto e sorvegliato il distacco dalla madre, figura importante dell’alta società ebraica torinese. Secondo l’anonimo corsivista, la presenza nella commissione di sei giurati variamente legati – nomine o consulenze – al ministero della Cultura, di cui Elkann è consulente per gli eventi e i rapporti con l’estero, avrebbe potuto influenzare l’esito del voto preliminare, se non addirittura dello stesso premio.
L’insinuazione di Turlupin si aggiungeva alle perplessità di alcuni giurati, riluttanti a inquadrare nel genere romanzo un libro esplicitamente diaristico, così come l’opera di Lerner, anch’essa focalizzata sulla realtà familiare dell’autore. Ma se il conduttore de “L’Infedele” entrava in cinquina, il compagno di esperienza televisiva a La7 pagava in termini di consenso l’articolo del “Fatto”, uscendo dal novero dei finalisti.
Strega e Campiello sono accomunati dalla formula degli scrutini a scansione: il premio beneventano-romano ne prevede tre, con i candidati prima ridotti a 12 e poi a 5 fino alla votazione finale, con gli ultimi due passaggi nelle mani dei quattrocento “Amici della Domenica”. Il Campiello ha un andamento semplificato: i libri finalisti verranno sottoposti alla Giuria dei Lettori, trecento persone scelte a cura dell’Assindustria Veneto. La posizione di favorito nelle decisioni della giuria tecnica non assicura a Pennacchi la vittoria, quanto piuttosto una posizione di privilegio nella considerazione di tutti coloro che difficilmente leggeranno tutti e cinque i libri finalisti.

Allo stato, il sessantenne scrittore pontino potrebbe mettere a segno una doppietta Strega-Campiello mai riuscita – senza tener conto di Giordano, due anni fa premiato come esordiente a Venezia e nella graduatoria assoluta a Roma, non contemplando lo Strega il premio Opera Prima – ad alcun narratore. O restare a mani vuote.

Le grandi manovre – non sempre legate al valore dei libri, anzi – sono appena iniziate.

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