Segnala un evento
HomeEsteriNato. Riforma comandi Alleanza: all'Italia resta Napoli

Nato. Riforma comandi Alleanza: all'Italia resta Napoli

di Paolo Cappelli

Si e’ conclusa oggi la riunione dei ministri della difesa della NATO che ha accolto a Bruxelles i responsabili dei Dicasteri di 48 nazioni. Diverse e tutte molto significative le questioni all’ordine del giorno, a partire dall’operazione Unified Protector in Libia, passando per la riforma della struttura di comando dell’Alleanza, il rapporto tra la NATO e la Russia e il futuro della missione in Aghanistan. Il Ministro Ignazio La Russa, giunto al Quartier Generale della NATO solo nel tardo pomeriggio di ieri perche’ impegnato in Italia in una riunione con il Presidente del Consiglio Berlusconi, ha incontrato la stampa al termine dei lavori, annunciando che l’impegno dell’Italia nei confronti del Organizzazione rimarra’ costante e inalterato. Il consesso ha anche salutato due dei principali protagonisti della politica dell’Alleanza degli ultimi anni, segnatamente il Segretario di Stato alla Difesa Robert Gates, che lascia il suo incarico per godere la meritata pensione dopo 4 anni e mezzo al servizio di due Presidenti, uno democratico e uno repubblicano. Al suo posto andra’ Panetta, ora capo della CIA. L’altro a lasciare una posizione importante sara’ il Comandante delle forze USA in Afghanistan e della forza di sicurezza e assistenza all’Afghanistan (ISAF), il Generale David Petraeus, per il quale si aprono le porte dell’ufficio ora occupato da Panetta.

In generale, nell’ambito della riunione, si e’ registrato un generale consenso intorno ad alcuni punti specifici. In primo luogo, e’ stata ribadita l’importanza dell’intervento nel paese centro asiatico e dei risultati finora conseguiti. Nel corso della prossima, imminente estate, iniziera’ formalmente il passaggio di poteri nel settore della sicurezza e della difesa alle forze di sicurezza locali nei distretti ritenuti maggiormente stabili e sicuri, processo che dovrebbe concludersi nel 2014, limite temporale fissato dal presidente afghano Karzai per l’assunzione della completa responsabilita’. Gli Alleati hanno riaffermato la necessita’ di sfruttare  nel miglior modo possibile i risultati operativi e tattici che spettera’ alla politica trasformare in successi strategici. Di certo, l’operazione in Afghanistan e’ la piu’ lunga e piu’ ampia mai gestita dalla NATO, e ha comportato una ridefinizione della sua struttura di comando che, in un periodo di forte recessione economica, non poteva
rimanere ancorata ai vecchi concetti della guerra fredda e di una staticita’ volta a contrastare un’ipotetica invasione da est. Il gigante, pensato nell’epoca della contrapposizione bipolare, ha visto i suoi piedi trasformarsi progressivamente in argilla e ha quindi dovuto reagire accorpando i propri comandi e semplificando procedure e attivita’, riunendo le risorse per realizzare le necessarie economie di scala.

Nel tempo, ha visto comparire al proprio fianco alleati, come la Russia o alcuni paesi del Golfo Persico, il cui solo nome suscitava apprensione in passato al solo pronunciarlo. Mentre oggi, sebbene con una velocita’ diversa da quelle attesa, NATO e Russia stanno sviluppando due sistemi missilistici complentari e che interagiscono tra loro. E proprio la minaccia missilistica la piu’ temuta, in un momento in cui paesi falliti o dall’atteggiamento estremista, come l’Iran, costituiscono una seria minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo intero. Sulla Libia tutti i paesi che contribuiscono alla missione “Unified Protector” sono stati concordi nel confermare la necessita’ di mantenere costante ed elevata la pressione sulle forze lealiste guidate dal Colonnello Gheddafi, la cui capacita’ offensiva risulta oggi considerevolmente ridotta, ma ancora in grado di assestare qualche colpo proibito, specialmente nelle citta’ sotto assedio e nella parte occidentale del paese.

L’aspetto piu’ interessante della riunione, almeno per l’Italia, sta in un commento del Ministro della Difesa La Russa a margine dell’ultima sessione di lavoro: “L’Italia ha oggi ottenuto un importantissimo riconoscimento da parte di un paese alleato ed amico come gli Stati Uniti, che ne hanno riconosciuto l’importante contributo agli impegni dell’Alleanza, ma anche alla soluzione di problemi pratici, come la riforma della struttura di comando, che hanno consentito al Segretario Generale Rasmussen di uscire da una situazione di stallo”. Il riferimento e’ a una richiesta pervenuta poche ore prima della riunione da parte del Ministro spagnolo della Difesa Carme Chacon Piqueras e relativa alla disponibilita’ ad ospitare sul suolo spagnolo il Comando della Componente per le Operazioni Aeree (CAOC), offrendo a disponibilita’ del Comando Proiettabile di Comando e Controllo Aereo (DACC), che sara’ costituito in Italia. Il Ministro La Russa ha tenuto a sottolineare che la cosa e’ vantaggiosa per il nostro paese da due punti di vista: innanzitutto, dal punto di vista del personale, il primo comando ha 185 posizioni contro le 280 del secondo, il che si traduce in un maggior indotto economico. Secondariamente, fin tanto che non saranno state predisposte in Spagna le infrastrutture per ospitare il CAOC, questo restera’ nella sua sede attuale di Poggio Renatico (FE). Dal canto suo, tuttavia, l’Italia ha dovuto cedere il Comando della Componente Marittima (MCC) attualmente nella sede di Bagnoli (NA), ma come ha ricordato il Segretario Generale della NATO nella sua conferenza stampa, si tratta di un ‘gioco a somma zero’, in cui se qualcuno guadagna, qualcun altro deve pur perdere.

L’Alleanza Atlantica si avvicina al suo sessantacinquesimo compleanno ed e’ piu’ viva che mai. Lo e’ grazie all’impegno di nazioni da sempre presenti nell’Organizzazione, ma anche a quelle che hanno deciso, pur non facendone parte, di offrire il proprio contributo al supremo sforzo dell’occidente, quello cioe’ di continuare ad essere all’altezza dei valori e dei principi fondanti della NATO stessa. Oggi, quegli stessi valori significano sforzarsi di eliminare tutti gli estremismi e di mettere paesi come l’Afghanistan e la Libia (e i relativi abitanti) in condizione di scegliere cosa fare del proprio futuro.

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari