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Moretti ci riapre il suo “Caro diario”

di Erika Sambuco

Un viaggio. Senza dubbio di questo si è trattato ieri sera nella Sala dell’Auditorium Santa Cecilia. Spettatori accompagnati tappa per tappa da colui che poi di questo viaggio altri non è che il protagonista. Eh si! Perchè il regista Nanni Moretti questo ha voluto “condividere” con il suo pubblico… Partendo dal lontano 1976 con “Io sono un autarchico”, film che dà inizio alla sua carriera, Moretti ci introduce cronologicamente in ogni sua “creazione cinematografica” recitando per noi alcuni monologhi o dialoghi selezionati dallo stesso regista per il suo pubblico; sul palco a dirigere l’orchestra due grandi maestri, Francesco Piersanti e Nicola Piovani, accanto a lui non per una sera ma da tutta una vita poichè unici due compositori con il quale il regista lavora da sempre. Ma oltre recitare Nanni Moretti ci parla: dallo “stupore comico” per “Ecce Bombo” (film che nel 1978 segna il suo vero esordio nel cinema professionale), al racconto dei suoi incontri o per meglio dire scontri con giornalisti e critici che spesso hanno attaccato Moretti per le tematiche affrontate e su questo suo modo ironico pungente di descrivere le assurdità della società (italiana e non) come ad esempio in “Sogni d’oro” (film del 1981 che ci presenta una genuina Laura Morante e che darà vita ad un sodalizio cinematografico tra i due). E andando avanti con “Bianca” film del 1984 dove il regista forse più che in ogni altra sua opera scava al limite della profondità del personaggio (del resto le caratterizzazioni dei personaggi di Moretti sono davvero uniche) e che con le sue nevrosi e la sua finale arresa ci regala un indimenticabile monologo sulle scarpe rivolto alle generazioni giovanili ed al cambiamento, tematica che sarà ancora più forte in “La messa è finita” film del 1985 dove Moretti centra perfettamente il punto di rottura dei giovani negli anni ottanta e dove il protagonista, un giovane prete, finirà per fuggire, ritirandosi dalle tante prove della vita e arrendendosi all’impotenza d’innanzi a queste.

Il regista ci confessa come ancora oggi “Palombella Rossa” (film del 1989 nella quale troviamo un altro incredibile attore, Silvio Orlando che, come la Morante, affiancherà Moretti in molti dei suoi film) sia una delle opere più complesse e meno risolte addirittura per lui stesso; quasi sicuramente troppa carne al fuoco: dalla crisi del comunismo ad una profonda critica rivolta verso i mass media che con allegoria surreale hanno evidenziato, in questo caso,uno strafare del regista. Ma Moretti è anche colui che con “Caro Diario” film del 1993 arriva alla consacrazione internazionale, che lo ha reso celebre anche in Francia e negli Stati Uniti. Un capolavoro dove per la prima volta Moretti si offre al pubblico dividendo la sua anima, la sua mente ed il suo corpo in tre capitoli. E’ da qui che ieri sera quest’uomo ancora ci sorprende: più che per “Ragazzo fortunato” di Jovanotti che “scoppia inaspettato” come sottofondo durante i monologhi tratti da “Aprile” (film del 1998); più che per le commoventi parole tratte da “La Stanza del figlio” (film del 2001) e da “Il caimano” dove la selezione del regista stavolta verte sui dolori che in questi due film il regista fa vivere a queste “riproduzioni” di famiglia; più che per il magico sottofondo orchestrale che lo accompagnava, Moretti nel suo spettacolo ci sorprende donandoci alcune letture scelte dal suo autentico diario…

Da piccoli aneddoti col figlio Pietro, ad alcuni suoi più intimi pensieri durante le riprese di alcuni suoi film, paure e addirittura stati d’animo “inadatti” fino ad arrivare a diverse letture che, in concomitanza con le riprese del suo ultimo film “Habemus Papam” (uscito quest’anno nelle sale cinematografiche, inserito in concorso al festival di Cannes e che ha ricevuto sette candidature ai Nastri d’Argento) descrivevano l’ammalarsi della madre del regista fino addirittura la sua morte ed il senso di colpa da lui provato per aver dedicato troppo tempo al film, forse. Ecco dunque il vero spettacolo. Un viaggio nel tempo che altro non è che la vita di Nanni Moretti, dai suoi più forti ideali, alla malinconia per le cose “semplici”,alla voglia di cambiamento che lo porta a “studiare” i giovani ma alla quale però sembra arrendersi definendosi addirittura inadeguato alla vita, un pesce fuor d’acqua in questa nostra società di oggi.L’ultima scena è probabilmente una delle più drammatiche e forti, il monologo del Caimano al tribunale di Milano:  «La maggioranza degli elettori mi ha votato, solo il popolo mi può giudicare… La sinistra non è mai riuscita a immaginare di sconfiggermi con le elezioni…”E in un giorno politicamente importante come quello di ieri non poteva che chiudersi cosi il sipario o non sarebbe stato un finale alla… Nanni Moretti.

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