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Ecologia del vivere: Dionisio e il senso della vita.

Di Stefania Taruffi
La nuova piaga sociale fra i giovani pare essere quella dell’alcolismo. Solo trent’anni fa sembrava un retaggio anglosassone che non ci toccava da vicino. Sulla base dei dati Istat la diffusione dell’ alcol tra giovani e giovanissimi è allarmante:  il 13,6% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, beve alcolici, ben 392 mila individui.
La popolazione più a rischio di binge drinking, ovvero bere in modo compulsivo con l’intenzione di arrivare a perdere il controllo è calcolabile nella fascia d’eta compresa tra i 18-24 anni : si tratta di 698 mila persone, il 16,6% dei giovani, con un rapporto tra maschi e femmine pari a tre. Comportamento, il binge drinking, sempre più diffuso, soprattutto al sabato sera e nei momenti di socializzazione tra i giovani.
Trent’anni fa c’era la piaga dell’eroina, ma non si beveva troppo, si sballava in controtendenza con il sesso libero e qualche canna, per farlo in maniera più disinvolta. Ora c’è lo sballo da alcool. Quattordicenni che girano con le bottiglie in mano, che bevono un drink dopo l’altro in discoteca e acquistano casse di superalcolici per riempire le loro serate di vuoto. Perché è di vuoto che si parla quando si perde la cognizione fino a starci male. Non si riesce neanche a fare una conversazione. D’altronde a cosa serve parlare, non si usa più.
Basterebbe un po’ d’equilibrio, come in tutte le cose: bere il giusto, ma si sa, gli eccessi gratificano i giovani.  E pare anche gli anziani: 2 milioni e 915mila persone oltre i 65 anni abusano dell’alcol nonostante i rischi dell’età.
Io renderei obbligatorio bere soprattutto, a questo punto, per la fascia d’età intermedia in cui mi ritrovo anche io, quella più a rischio di stress: un buon vino, champagne, il limoncello fresco d’estate, un drink alla moda. A me bastano due tre bicchieri e vado in orbita. Due tre bicchieri bastano per ballare ore di seguito, per ridere di gusto, per alleggerire la serata di parecchi kilogrammi di nervosismo, di stress, di fatica. Castelli di rabbia interi si disintegrano come fossero di sabbia, una volta sciolti in un bicchiere anche moderatamente alcolico. Bastano un paio di birre.
E’ terapeutico bere. Corri tutto il giorno, fai file infinite, ti difendi dal mondo intero e combatti. Code nel traffico, spesa, famiglia, lavoro e quando devi uscire a cena ti prende il panico, ti rifugeresti solo nel letto, unico luogo dove c’è tregua. Però una volta che si riesce ad arrivare al ristorante e ci si siede a tavola arriva il cibo che non hai dovuto cucinare, fumante, saporito e (meraviglia), servito. Un bicchiere e va già meglio. Le energie trattenute, la vita su cui fare il punto, le tante cose da dire come un fiume in piena. Tutti intorno a te cominciano a diventare interessanti e piacevoli, leggeri e leggiadri. Al terzo sei già inebriata di vita, di amore, di piacere di vivere, di sensuale euforia e balleresti tutta la notte disinibita. E’ proprio a questo punto che ci si deve fermare.
Sì, lo farei diventare obbligatorio bere terapeuticamente una volta la settimana, per darsi uno scossone, per investire un po’ nel Piacere, sentire la vita dentro di noi, risvegliarci dal torpore della quotidiana sopravvivenza, dalle regole, dai vincoli autoimposti.
Dioniso aveva capito tutto della vita: i suoi doni come l’amore, la musica, la danza, il riso, l’amore sono vitali e danno un senso alla vita che sembriamo aver dimenticato, vivendo negli eccessi (vedi i giovani) o nella rinuncia più completa (la maggior parte degli adulti di mezz’età non riesce più a rilassarsi e a divertirsi). Dioniso, o Bacco, uno degli Dei più inquietanti dell’Olimpo greco, signore dell’irrazionalità e dell’ebbrezza, originario della Tracia, dovrebbe tornare da queste parti e darsi un po’ da fare: nessuno ha più tempo, nemmeno per festeggiare, mangiare, bere e divertirsi, con il giusto equilibrio, sano e producente. Di lui resta solo l’esasperazione del suo culto, che assume carattere disordinato e culmina negli eccessi che conducono a un’estasi malata, che non serve a nessuno.
Per fortuna, dopo i nostri tranquilli rituali dionisiaci consumati ‘una tantum’ non sbraniamo animali selvatici, al massimo il compagno che abbiamo accanto con metodi più ortodossi. Avendo bevuto anche lui, ci perdonerà le intemperanze, oppure, ne beneficerà sorpreso.
 

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