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Le donne saudite si ribellano

di Maria Rosaria De Simone
E’ accaduto a Riad, la ricca e moderna capitale dell’Arabia Saudita, prestigioso centro economico. Molte donne, giovani ed adulte, ragazze e madri di famiglia, hanno sfilato nel cuore della città alla guida delle loro auto. Una sfida bella e buona al divieto esistente nel paese, che non consente alle donne di mettersi al volante e di potersi muovere liberamente da sole sul territorio. Le donne saudite si son messe d’accordo e si son ritrovate a percorrere le vie del città con gran coraggio e fierezza, pronte anche a accettare le conseguenze della loro ribellione. Molti sono i video che si ritrovano su You Tube dove vengono intervistate le più coraggiose, che raccontano il loro dramma di non essere padrone di nessun attimo della loro esistenza, di dover uscire sempre accompagnate dal fratello, dal marito o dall’autista. Le saudite affermano con estrema convinzione che nessun testo religioso, nessuna legge pone il divieto di guidare e per questo motivo son pronte a lottare, perché venga accettata la loro richiesta. I racconti della giornata che attraversano le vie del web sono incredibili. Si racconta di poliziotti che han cercato di non vedere, un comportamento all’italiana, e ci poliziotti che, al contrario, hanno condotto le guidatrici nei vari commissariati, dove son state abbondantemente redarguite, dove hanno dovuto recitare il ‘mea culpa’  e dove han dovuto fare atto di sottomissione per poter riacquistare la libertà. Libertà di poter tornare a casa, accompagnate da uomini di famiglia e chiaramente non al volante. Libertà di rimanere nei luoghi, negli angoli, e negli spazi adibiti alle donne.
Di certo in questa parte del mondo la parola ‘libertà’ viene declinata in una maniera completamente diversa dalla nostra.
Comunque le donne hanno ragione: il divieto per le donne di guidare, proviene da una fatwa del 1990, che fu emanata dopo che 47 coraggiosissime donne saudite sfilarono del cuore della città di Riad alla guida delle loro auto.
Un divieto tuttora vigente, ma non certo l’unico. Le donne saudite, vivono la loro esistenza in una gabbia di imposizioni, che per alcune di loro, le più ricche, è dorata. Debbono coprire il corpo con abiti neri ed informi, non possono frequentare le stesse scuole e gli stessi atenei dei loro coetanei maschi. Non possono chiedere aiuto ad un medico di sesso maschile. Non debbono mostrare in pubblico più di sei centimetri di pelle. Non possono fare il bagno  in piscina e al mare se non completamente vestite ed in luoghi separati.  Non possono mangiare al ristorante di fronte a tutti: la loro bocca aperta per accogliere il cibo, potrebbe essere troppo provocante.
La provocazione delle donne alla guida d un’automobile, nasconde quindi delle problematiche enormi, legate alla dignità stessa della donna araba.
E’ un passo importante questo, una esitante rivoluzione che sta preparando nuovi scenari   di rivendicazioni e di richieste di diritti di parità e di uguaglianza.
La libertà a Riad si è affacciata timidamente, sta facendo capolino, come quei fiori che in primavera tiran fuori le loro corolle dalla terra umida.
Perché mettersi al volante di un’auto, per le donne arabe, significa iniziare a voler guidare la propria vita. Da sole. E senza scoraggiarsi.

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