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Scoperto nanofarmaco per l'ictus

di Vanessa Mannino
L’ictus, dal latino colpo, è una lesione subita dall’encefalo determinata dalla mancanza temporanea dell’irrorazione sanguinea o dallo stravaso di sangue dalle pareti dei vasi encefalici. L’ictus rappresenta la terza causa di morte in Italia e la seconda nel Mondo. Le cause che possono causare nell’individuo tale malattia sono diverse: da una pressione sanguinia elevata fino alle lesioni di una valvola cardiaca. Anche i sintomi posso variare in base alla parte dell’encefalo colpito: nel caso in cui la lesione si presenti nell’emisfero destro ad essere paralizzata sarà la parte sinistra del corpo, diversamente, se ad essere lesionato sarà l’emisfero sinistro si subiranno ingenti danni relativi all’uso del linguaggio e della parola.
Una malattia da non sottovalutare, quindi, soprattutto se si pensa che in circa due terzi dei casi l’ictus risulta mortale. In soccorso alle cellule del sistema nervoso colpite dall’ictus arrivano però i nanofarmaci, forma di medicina sperimentale già ampliamente utilizzata nello studio della lotta ai tumori. A rendere nota l’efficacia della nanomedicina per la cura delle cellule nervose colpite da ictus, è un recente studio effettuato dall’ Istituto di Neuroscienze di Pisa, in collaborazione con l’università di Firenze e la University College di Londra, pubblicato sulla rivista Pnas. Durante l’ictus molti neuroni danneggiati attivano dei processi biochimici che portano alla relativa morte delle cellule nervose a causa dell’emissione di una proteina chiamata Caspasi3 che, tuttavia, può essere inibita attraverso l’emissione di molecole di Rna, chiamate SiRna. La difficoltà sta nel fare arrivare tali molecole all’interno della cellula in una quantità sufficiente a riparare il danno. Lo studio ha determinato il superamento di questo ostacolo grazie all’impiego delle nanotecnologie e quindi tramite il conseguente rilascio delle molecole tramite l’uso di nanovettori che, una volta captati dai neuroni, rilasciano la quantità giusta di farmaco. In questo modo non solo si riduce la morte neuronale indotta dall’ictus, ma si riducono di netto i deficit funzionali che colpiscono le cellule lesionate. Ancora una fase sperimentale che apre buone prospettive per il futuro e che conferma la positività dell’uso delle nanotecnologie per quella che sarà la medicina del futuro.

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