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Tempesta solare: nessun problema per le telecomunicazioni

di Marco Milano

L’allarme era arrivato qualche giorno fa, preannunciando un’esplosione solare più forte di quelle registrate da inizio mese, prevista a partire dal 9 agosto. Il Sole si è risvegliato, alta è stata l’ansia per le imprevedibili conseguenze. Negli ultimi giorni sono stati tre i fenomeni importanti di emissioni di vento solare, flares causati dall’eruzione di lunedì mattina, in accordo con le misure del satellite Goes del Noaa (l’ente americano per gli oceani e l’atmosfera che monitora la nostra stella). I solar flares sono gigantesche eruzioni dalla superficie del Sole di gas che veicola energia, luce e particelle elementari cariche elettricamente, principalmente protoni ed elettroni, che vengono trascinati nello spazio dal campo magnetico generato. Il vento solare percorre milioni di chilometri e arriva in un paio di giorni anche da noi, ma il pericolo di fare danni alla salute umana è scongiurato dalla protezione dell’atmosfera e del campo magnetico terrestre. Le ultime eruzioni solari, prodotte dalla macchia solare 1263, sono state però riconosciute come di classe X, la più alta in una scala simile a quella Richter per i terremoti: la più bassa è la classe A, seguita dalla B,C, M e X, dove ogni lettera sta ad indicare un aumento di livello 10 nell’emissione di energia. Una specie di tsunami solare, insomma, accompagnato da CME (Emissioni di Massa della Corona). In particolare, le X sono in grado di rilasciare una quantità d’energia “pari a un miliardo di bombe all’idrogeno”, come indicato dalla Nasa. I pericoli annunciati riguardano i sistemi di telecomunicazione, i Gps e le comunicazioni satellitari, punto debole della nostra intera esistenza telematica. Un’ipotesi che ha, inevitabilmente, scatenato le migliori illazioni apocalittiche, forti anche della vicinanza con la famigerata scadenza Maya.

Le aspettative sono state però deluse, visto che l’allarme sembra, per il momento, rientrato: il Noaa non ha rilevato, nelle ultime 24 ore, fenomeni importanti e problemi nei nostri canali di comunicazione. Le conseguenze dell’arrivo di ‘plasma’ sono state marginali grazie al fatto che l’esplosione ha interessato zone della superficie solare non in direzione frontale con la Terra. Tuttavia è il Solar Dynamics Observatory della Nasa a suggerire cautela nelle previsioni per i prossimi giorni, dal momento che un ulteriore sciame di particelle potrebbe ancora provocare danni ai satelliti d’alta quota. L’evoluzione di questi brillamenti aumenta ciclicamente ogni 11 anni e i fenomeni di questi giorni fanno parte di un massimo che verrà raggiunto anche nel biennio 2012- 2013, secondo i modelli di previsione teorica utilizzati. Una maggiore attività che è associata ad un aumento delle macchie solari, appunto, regioni della superficie solare con una temperatura più bassa e turbolenti fenomeni magnetici.

Per quanto riguarda il rischio che si ripresenti in quella data l’ evento Carrington – l’eruzione solare che colpì nel 1859 la Terra affidata al solo telegrafo – ci sarebbe il tempo di stabilire delle contromisure, considerando comunque che le frequenze radio di oggi sono meno vulnerabili rispetto ad eventi più recenti come nel 1989 e nel 2003. Per il momento si può godere dello spettacolo di alcune aurore boreali a cui ha potuto assistere qualche fortunato in giro per il globo. L’apocalisse dei Maya puo’ ancora aspettare.

 

 
 
 
 
 
 

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