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Atreju: Berlusconi promuove Alfano e Letta

di Paolo Cappelli
E’ un Berlusconi a tutto campo quelli che interviene ad Atreju, la festa del Partito delle Libertà organizza a Roma. Di fronte a circa 2500 persone assiepate sulle gradinate all’interno dell’area dibattiti il Presidente del Consiglio, incalzato anche dalle domande dei giovani che costituivano la platea a lui fisicamente più vicina, ha toccato i temi che si agitano sul tavolo del governo e in definitiva di tutti gli italiani: il debito pubblico, le tre riforme programmate della giustizia, della pubblica amministrazione e del fisco, la manovra economica in vista del pareggio di bilancio entro il 2014, ma anche la leadership del PdL dopo la fine della legislatura, il caso Battisti e l’intervento militare in Libia.
Giorgia Meloni, Presidente di Giovane Italia, è stata l’animatrice dell’incontro, introdotto da Anna Grazia Calabria, coordinatrice nazionale del movimento giovanile, che ha ringraziato pubblicamente il Presidente Berlusconi per il coraggio dimostrato con la scelta di scendere in politica: “…solo oggi stiamo comprendendo – ha affermato l’On. Calabria – qual è stato il rischio cui saremmo andati incontro, Presidente, se tu non avessi fatto questa scelta: ci hai regalato un’Italia migliore e ci hai salvato dal comunismo e per questo ti siamo tutti debitori”. “Lo slogan di quest’anno è ‘Fate largo all’Italia che avanza – ha continuato – perché non c’è più spazio per la generazione del compromesso storico. L’Italia che avanza ha l’ambizione di prendere parte alle scelte che ne condizioneranno il futuro”.
Ed è proprio dal compromesso storico che Berlusconi sceglie di partire. Frutto avvelenato di quel compromesso, ha detto, è il debito pubblico, un macigno pesante che i nostri giovani si trovano a dover trascinare e che “negli anni ’90 si è moltiplicato di 8 volte rispetto agli anni ‘70”. A questo fa da corollario una pubblica amministrazione definita “pletorica e inefficiente, una giustizia civile dai tempi infiniti che scoraggia gli investitori stranieri e un’evasione fiscale che Confindustria stima in 120 miliardi di euro l’anno”.
Ma per Berlusconi i problemi sono strutturali, non solo contingenti. Si avventura in un campo minato quando parla dell’iter di approvazione dei provvedimenti e cita la farraginosità dell’iter parlamentare nel processo di formazione degli atti legislativi, che a suo dire garantisce al Presidente del Consiglio pochi poteri e comunque non pari a quelli di altri suoi colleghi europei. Dimentica che nella stesura del Testo costituzionale, i Costituenti, figli non ideologici del fascismo, vollero tenere ben distinti i poteri dello stato, proprio perché non si concentrasse, in uno solo, la possibilità di pensare e agire.
Quando si arriva alla manovra, Berlusconi ha affermato con vigore che il suo governo, fino a questo momento, anche considerando le passate legislature, non aveva mai messo le mani nelle tasche degli italiani. L’aumento dell’Iva, la cancellazione delle province e gli altri provvedimenti, ha detto, sono stati passi necessari perché fosse riconosciuta al nostro governo la capacità di gestire l’economia del Paese anche in termini finanziari: “La Banca Centrale Europea ci ha chiesto di mettere in campo provvedimenti in grado di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014 quale condizione per l’acquisto dei nostri titoli di Stato (acquisto che, in parte, serve a colmare il debito pubblico, ndr) e in soli 4 giorni siamo riusciti a fare tutto. Si tratta, senza mezzi termini, di un vero e proprio miracolo”. “Mi viene da ridere – ha aggiunto – quando sento l’opposizione parlare della necessità di un governo tecnico. Nessun tecnico e nessuno specialista sarebbe riuscito a fare quello che abbiamo fatto noi, come l’abbiamo fatto noi e nei tempi in cui l’abbiamo fatto noi”. E a questo punto la platea s’infiamma e parte un lungo applauso. “Raggiungeremo il pareggio di bilancio nel 2014 e ciò non accadeva dal Governo Minghetti. Era il 1876” (in realtà, il pareggio di bilancio fu raggiunto anche sotto il fascismo, ma allora con metodi non del tutto democratici, ndr).
Non è ingiusto, né immorale, secondo Berlusconi, prevedere un innalzamento dell’età pensionabile. Si tratta di un provvedimento già assunto in altri paesi europei, senza traumi. “Peraltro – ha spiegato il Presidente – non vedo perché a un aumento dell’etàbiologica non possa corrispondere un aumento dell’età lavorativa”, anche se, ha precisato, bisogna tenere in debito conto le professioni usuranti. “L’Europa non rappresenta un grande alleato in questo. Se avesse imposto ai Paesi membri di procedere lungo questa strada, molto del malcontento dei popoli europei verso i propri governi si sarebbe potuto ridurre o eliminare”.
Dal pubblico, Lavinia di Milano, una delle giovani del PdL, chiede al capo del governo come vede il PdL dopo il 2013 e se pensa di lasciare le scene dopo la fine della legislatura. La risposta è politica: netta all’inizio, sibillina alla fine. “Ho chiesto ad altri leader mondiali come Bush, Blair e Schroeder, di dirmi quale fosse stato il più bel giorno della loro carriera politica e tutti mi hanno risposto la stessa cosa: l’ultimo. Sono convinto che arriveremo alla fine della legislatura (e scatta l’applauso), ma a un certo punto non se ne può veramente più. Ad ogni modo, farò quello che in quel momento sarà necessario fare”. È facile pensare che Berlusconi si riferisca a una sua presenza in un’altra veste, ma è lui stesso a sgombrare il campo dai dubbi: “Sono contento del ruolo che Angelino Alfano ha assunto e che continuerà a svolgere, ne sono sicuro, nel migliore dei modi. L’ho detto altre volte pubblicamente e lo ripeto, il mio desiderio è quello di vedere Alfano Presidente del Consiglio e Gianni Letta presidente della Repubblica”.
E’ più cauto quando risponde alla domanda di Giulia di Mantova sul nostro ruolo in Libia. Quando gli viene chiesto se abbiamo sbagliato prima, a firmare un trattato di amicizia con Gheddafi, o dopo, a bombardarlo, Berlusconi è netto: “Non abbiamo sbagliato né prima, né dopo. La Libia ha sempre avuto un ruolo molto importante nel nostro approvvigionamento energetico e inizialmente, quando mi recavo in Libia anche su sollecitazione dei grandi gruppi italiani che non riuscivano a inserirsi nel mercato locale, la situazione era piuttosto difficile: mi venivano mostrate foto con le atrocità compiute dalle nostre truppe di occupazione nel tentativo di soggiogare quel paese. Poi, grazie alla mia capacità di compromesso, ho pensato che chiedere scusa per quanto accaduto fosse la cosa più giusta da fare e ancora oggi ne sono convinto”. La prova, secondo il premier, è nel trattamento ricevuto anche in paesi vicini alla Libia e che hanno visto in quell’atto un gesto di distensione, ma anche nel ruolo commerciale che il nostro Paese sta assumendo al di là della caduta del regime. Caduta che, secondo Berlusconi, è addebitabile allo spirito di democratizzazione, ma soprattutto alla volontà di alcuni alti dirigenti del regime di togliere di mezzo il raìs. Nel momento in cui la reazione di Gheddafi è stata rabbiosa, violenta, sanguinaria, non si poteva non intervenire. “Sarebbe stato come tradire i principi di libertà e di rispetto della persona umana in cui tutti ci riconosciamo”, ha concluso.
Nel ringraziarlo e congedarlo, mentre la platea sventolava bandiere della Giovane Italia e altre con scritto “Cuore azzurro”, il Ministro Meloni ha donato al Presidente del Consiglio una maglietta in omaggio all’anno in cui si celebra il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, con una frase di Goffredo Mameli: “E’ tempo d’azione e di sacrificio, non facciamo che i posteri abbiano a maledirci”.

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